Il Sindaco di Barletta Cascella non può limitarsi a decretare il
divieto di balneazione solo quando i livelli di agenti inquinanti presenti nel
nostro mare superano i valori consentiti dalla legge.
Il primo cittadino dovrebbe sapere benissimo che anche quando
quei valori sono nella cosiddetta norma, non significa che le acque del nostro
mare sono esenti da qualsiasi rischio per la salute dei bagnanti.
Quello che però ci preme sottolineare è che forse è arrivato il
momento in cui non solo la classe politica, che da sempre fa finta di nulla
girando la testa dall’altra parte, ma anche l’intera comunità, prendano atto
che la nostra città è attraversata ormai da anni da una crisi ambientale
devastante.
Riconoscere che questa crisi ambientale che ha ormai compromesso
il nostro mare,l’aria che respiriamo e il cibo di cui ci nutriamo, è anche una
crisi sociale ed economica perché mette in ginocchio un territorio peggiorando
le condizioni di vita della sua popolazione.
Il Sindaco Cascella non è direttamente responsabile di questa
situazione che si è incancrenita ormai da anni, ma la sua coalizione di
centro-sinistra invece si; chi ha avuto, o ha, ruoli istituzionali si porta
sulle spalle responsabilità enormi e per questo invece di chiedere alla gente
di non fare polemiche ma proposte, forse dovrebbe chiedere ai 4 consiglieri
regionali della nostra città,ai consiglieri e agli assessori provinciali( tra
cui anche l’Assessore Damiani che in questi ultimi mesi ha scoperto di essere
opposizione in Consiglio Comunale) cosa hanno fatto negli ultimi 5 anni per
risolvere le numerose criticità.
Nulla è stato fatto e crediamo che nulla sarà fatto finché
questa classe politica governerà questa città.
Però il conto salato in termini economici e sanitari lo pagano i
cittadini anche quando non dovrebbero pagarlo per servizi inesistenti.
Basti pensare che nessuna istituzione( a cominciare
dall’acquedotto pugliese) ha mai fatto rispettare una sentenza della Corte
Costituzionale(n.335/2008,esecutiva dal 16/10/2008) che ha stabilito
l’incostituzionalità dell’art. 155, comma 1, primo periodo del D. Lgs. n.
152/2006 (Norme in materia ambientale) nella parte in cui prevede che la quota
di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui manchino
impianti di depurazione o questi siano malfunzionanti”, sancendo
quindi che i canoni di depurazione debbano invece essere pagati dagli utenti
del servizio idrico solo come corrispettivo dell’effettiva esistenza del
servizio di depurazione.
L’art. 8-sexies della legge n. 13/2009, prevede che “in attuazione della sentenza
della Corte costituzionale n. 335 del 2008, i gestori del servizio idrico
integrato provvedono, anche in forma rateizzata alla restituzione della quota
di tariffa non dovuta riferita all’esercizio del servizio di depurazione.”.
Stabilisce
inoltre che “dall’importo
da restituire agli utenti vanno dedotti gli oneri derivati dalle attività di
progettazione, di realizzazione o di completamento avviate”, e che
il soggetto competente a individuare l’importo da restituire agli utenti è
l’Autorità d’Ambito.
Questo è un
ottimo strumento che i cittadini della nostra e di altre città dove il sistema
di depurazione delle acque non funziona possiedono per farsi rimborsare le somme ingiustamente
erogate e rivalersi su enti e istituzioni che non tutelano noi ma chi inquina
indisturbato.
Il Sindaco
Cascella,così rispettoso della legalità, dovrebbe attivarsi presso gli organi
competenti per far valere un principio molto chiaro:se il depuratore non
funziona noi non siamo tenuti a pagare.
Altrimenti non
solo questa classe politica è responsabile di farci convivere da anni con un
mare inquinato, ma anche di permettere ad altri enti di incassare somme per
servizi inesistenti.
Alessandro
Zagaria-Collettivo EXIT

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