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lunedì 4 gennaio 2016

ANDRIA: PALAZZO DUCALE ADDIO!!?? - BUON ANNO

Milano ha i suoi celeberrimi spazi culturali noti in tutto il mondo: ad esempio il Duomo, il Teatro alla Scala, il Castello Sforzesco, il Palazzo Reale, l'Accademia di Brera. Firenze ha il suo notissimo Palazzo Vecchio. Venezia vanta Piazza San Marco, il Palazzo dei Dogi, l'Accademia Cà Foscari, il Palazzo del Cinema. Roma naturalmente abbonda oltre misura di spazi culturali a partire dal Colosseo, i Fori imperiali, Caracalla, piazza Navona, Castel Sant'Angelo, la Basilica di San Pietro, i Musei Vaticani...
Da noi: Barletta vanta il notissimo Castello svevo-aragonese, i l Palazzo della Marra, la Cantina della Disfida, il Teatro Curci. Eccelle Trani per la sua splendidissima Cattedrale posta tra mare e terra, il Castello normanno-svevo, il Monastero di Colonna, il Palazzo delle arti “Beltrani”.
Andria? Andria, la città federiciana per antonomasia, non è da meno: Castel del Monte in primis, la Cattedrale romanica, la Chiesa di Sant'Agostino eretta dai Cavalieri teutonici nel XII-XIII secolo, piazza Vittorio Emanuele II ossia piazza Catuma, l'antichissima Chiesa di Santa Maria di Porta Santa, ecc.
All'appello manca, però, lo spazio culturale numero uno: il Palazzo Ducale, oggi denominato Palazzo dei Conti Spagnoletti Zeuli. Sito in piazza La Corte, a due passi dalla Cattedrale dedicata a San Riccardo e a Santa Maria Assunta.
È un palazzo d'epoca rinascimentale di indubbia bellezza architettonica e storica. Grandiose le sue dimensioni! È posto nel cuore del centro storico di Andria, che, ricordiamolo, resta uno dei centri storici più estesi non solo dell'Italia meridionale ma in assoluto.
Il nostro Palazzo Ducale fu eretto dai Carafa di Napoli nella seconda metà del Cinquecento, quasi sicuramente sulle rovine di un antico castello normanno-svevo. Una circostanza confermata dalla presenza del toponimo Porta Castello – via Porta Castello, che menava un tempo all'antico castello della città, ora scomparso e di cui si sono perse le tracce e la memoria.
Palazzo Ducale fu eretto dai potenti Carafa, nel tardo Cinquecento. Una costruzione imponente, piramidale e severa, la cui vista doveva suscitare meraviglia e ammirazione presso il popolo andriese e dei frequenti viaggiatori che passavano da Andria, da Castel del Monte e dalla Puglia.
Molte le leggende attribuite al nostro Palazzo Ducale. Per esempio, si diffuse la diceria che fosse composto da 365 stanze, pari allo stesso numero dei giorni dell'anno solare.
Chi di noi non ricorda un'altra leggenda secondo cui dal Palazzo Ducale si dipartiva una lunga galleria sotterranea che lo collegava direttamente a Castel del Monte? Forse un passaggio segreto?
La storia più recente ci dice che Palazzo Carafa, alcuni anni fa, fu diviso in due: l'ala prospiciente Piazza Vittorio Emanuele II rimase nelle mani degli ultimi eredi dei Conti Spagnoletti Zeuli; l'ala che dà in Piazza La Corte fu messa in vendita.


Acquistata dall'imprenditore tranese Di Corato, dopo mille peripezie fu acquisita dal comune di Andria per diritto di prelazione.
Che soddisfazione per tutti gli Andriesi! I nostri politici ci illusero a dismisura. Noi, poveri cristi, sognavamo già il riscatto civile e storico del Palazzo Ducale. Sono vive, ancora oggi, le diatribe tra chi suggeriva di trasformarlo nella sede principale del Comune di Andria e chi lo indicava quale luogo ideale di rappresentanza della nascente nuova Provincia Barletta-Andria-Trani.
Purtroppo i sogni restano sogni! La realtà odierna è ben altra cosa. Tutt'oggi, mentre scrivo questi appunti, il Palazzo Ducale è là in piazza La Corte grandioso, imponente, piramidale, ma completamente chiuso. Solitario! Silenzioso! Disabitato! Decadente! Che rabbia! Doveva tornare ad essere l'emblema della città, il classico fiore all'occhiello, il vanto numero uno degli Andriesi, lo spazio culturale, storico, sociale per eccellenza. Invece è l'immagine dell'inefficienza, dell'inoperosità. È la foto di una classe dirigente e politica incapace di catturare tutte le opportunità, economiche e finanziarie, che l'UE e la Regione Puglia offrono ai Comuni, alle Province e all'area metropolitana di Bari proprio per il recupero, la riqualificazione e la salvaguardia dei propri beni architettonici, storici e artistici. L'ennesima occasione persa dal Comune di Andria risale appena all'ultimo settembre scorso.
Per concludere: è in coma il Palazzo Ducale di Andria, sia esternamente sia all'interno. Dei suoi tempi di recupero e di guarigione niente si sa. Fare delle ipotesi di guarigione è assai rischioso. Sarebbero azzardate quanto illusorie. C'è stato qualche timidissimo intervento, ma le sue condizioni di salute permangono gravi. Dal coma si può uscire? Può darsi di sì, ma c'è sempre il rischio che il coma diventi irreversibile e possa condurre alla sua estinzione. Andria davvero perderebbe un pezzo della sua storia di cinquecento anni!
Chi ha responsabilità di governo, locale e nazionale, si preoccupi come si deve. Altrimenti sarà la fine. Tragica! Drammatica! Addio Palazzo Ducale! Addio Carafa! E , perchè no, addio Spagnoletti Zeuli!

mercoledì 12 agosto 2015

IL PALAZZO DUCALE DI ANDRIA (secoli XVI-XVII).

Risale alla 572^ Fiera d'Aprile del 2009: è l'annuncio dell'ex Sindaco di Andria, avv. Vincenzo Zaccaro, dell'approvazione di un primo stralcio di 11 milioni di €uro per il recupero del Palazzo Ducale di Andria (XVI-XVII). Chi può mai dimenticarlo? Era proprio il giorno inaugurale di quella edizione della nostra tradizionale Fiera d'Aprile! Anche io ero presente nel Salone del primo piano del Palazzo Ducale. Ero presente in compagnia dei miei alunni che quell'anno furono impegnati come guide nel 1° vicolo San Bartolomeo, la via più piccola del mondo.
Il discorso inaugurale dell'ex Sindaco Vincenzo Zaccaro si chiuse proprio con quell'annuncio inatteso e inaspettato: approvati 11 milioni di €uro a favore del nostro Palazzo Ducale. Scrosci di applausi, intensi e prolungati, esplosero nel Salone da parte del folto pubblico presente: consiglieri comunali, dirigenti e funzionari, giornalisti della carta stampata, operatori di TV locali, rappresentanti di tante associazioni culturali, presidi, direttori didattici, docenti, studenti e semplici cittadini. Iniziava, dunque, il cammino per il recupero globale del magnifico Palazzo Ducale.
Eretto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. Simbolo di un'epoca e di una famiglia, quella dei potenti Carafa, che governò ininterrottamente in Andria per oltre due secoli, fino al suo ultimo rampollo, Ettore Carafa, caduto in disgrazia e morto decapitato a Napoli nel 1799 per le sue idee giacobine.
Il Palazzo Ducale di Andria è l'esempio di architettura a cavallo tra il tardo Rinascimento e il barocco del Seicento. È un edificio davvero imponente, uno dei Palazzi ducali più grandi di Puglia e dell'Italia meridionale.
Oggi, la sua proprietà è divisa in due: la parte che si affaccia in piazza Vittorio Emanuele appartiene agli eredi dei Conti Spagnoletti Zeuli; la seconda parte, che si erge in piazza La Corte, è del Comune di Andria, acquisito per diritto di prelazione circa dieci anni fa.
Naturalmetnte è proprio quest'ultima parte che doveva e dovrebbe essere oggetto di un complesso intervento di salvaguardia, di restauro e di recupero.
I Carafa lo costruirono in città, probabilmente al posto di un antico castello medievale preesistente. A ridosso degli antichi borghi di San Bartolomeo e del Casalino, di San Domenico e della Cattedrale da un lato, del vasto spiazzo della Catuma (oggi Piazza Vittorio Emanuele) dal lato opposto. Edificio imponente, come i vecchi castelli normanno-svevi. Magnifica la facciata di stile tardo rinascimentale. Solenni i due ingressi. Meravigliosi i balconi di stile barocco. Splendide le sale interne: un vero e proprio labirinto composto da ambienti, corridoi, sale, salette e saloni di varia metratura, ricchi di arazzi, tappeti, carte da parati e mobili d'epoca.
Oggi, purtroppo, hanno bisogno davvero di una grande opera di recupero, visto che il loro decadimento è naturale, dopo ben cinque secoli di vita, di storia, di accadimenti piacevoli e dispicacevoli.
In politica gli annunci sono abitudinari e consolidati. Direi... normali. Specie in questa nostra epoca poi, tanto che è stato coniato persino un neologismo: l'”annuncite”. E pare che l'attuale premier, Matteo Renzi, ne è un esempio lampante. Sei anni sono trascorsi da quel celebre discorso dell'ex Sindaco, Vincenzo Zaccaro. Sei anni, ma i lavori di recupero del Palazzo Ducale sono fermi, bloccati, ancora oggi. Come mai? Perchè? Che fine hanno fatto gli 11 milioni di €uro annunciati sei anni fa? Ci sono ancora? Oppure sono andati persi?
Nel 2009 si discusse anche del futuro del Palazzo Ducale. Chi lo immaginava come sede di rappresentanza del Comune di Andria, chi suggeriva l'idea di proporlo come sede dell'istituenda nuova Provincia di Barletta-Andria-Trani.
Sogni, solo sogni! Purtroppo per la nostra città è l'ennesima occasione persa. In cinque anni i lavori sono appena all'inizio. Addirittura, oggi come oggi, non se ne parla nemmeno. Così mentre la Diocesi di Andria ha recuperato la Cattedrale, la Chiesa di San Domenico, il palazzo del Museo diocesano (ex sede dei braccianti), la Chiesa rupestre di Santa Croce, la magnifica facciata a bugnato dell'antico Conservatorio di Sant'Anna in via Flavio De Excelsis, mentre la stessa Diocesi di Andria ha aperto ben tre postazioni della Casa dell'acqua, il Comune di Andria è fermo al recupero di Piazza Duomo, dell'Officina di San Domenico, di Largo Grotte (?11?), della Biblioteca G. Ceci in piazza Sant'Agostino, nel centro storico. Troppo poco per una città, come la nostra, che si fregia di Castel del Monte, patrimonio U.N.E.S.C.O.



In fede
prof. Riccardo Suriano

sabato 2 novembre 2013

ANDRIA : Bosco di Finizio Un convegno al Palazzo Ducale di Montegrosso


Il Bosco di Finizio, in particolare, e la riqualificazione ambientale delle aree boschive murgiane, più in generale,  sono stati al centro di una conferenza organizzativa promossa dalla Cavim di Andria (in sinergia con Confcooperative e Fedagri) per “segnare” in maniera simbolica l'avvio dei lavori di forestazione nel bosco, così come finanziati dall'Unione Europea per il tramite della Regione Puglia e del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013. All'incontro, fortemente partecipato, hanno presenziato, tra gli altri,  l'Assessore Regionale alle Risorse Agricole e Forestali, Fabrizio Nardoni; il Sindaco di Andria, Nicola Giorgino; il neo presidente nazionale di Fedagri, Giorgio Mercuri.
Il Bosco di Finizio è un territorio boschivo di proprietà della città di Andria, oggi interamente ricadente nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Sotto il profilo urbanistico l'area in questione è sottoposta per legge a vincolo idrogeologico e paesaggistico. Il terreno è altresì  “area boscata” ai sensi della legge regionale n. 56 del 1980, per cui è naturalmente inibita qualsiasi edificazione. Trattasi di un'area boschiva di circa 207 ettari di conifera, oltre a 15 ettari di seminativo, altri 15 adibiti a pascolo, ed un complesso di antichi fabbricati rurali costituenti appunto la masseria Finizio. Siamo dunque di fronte ad un imponente contenitore ambientale (e per certi versi culturale) che, trovandosi a ridosso di Castel del Monte, completa la cosiddetta seconda mediana delle Murge, collegando appunto Montegrosso al Maniero Federiciano. Realizzato negli anni '70 con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, nel luglio del 2001 il complesso boschivo fu affidato in concessione alla cooperativa Cavim, a seguito di bando pubblico del Comune di Andria. Fino al bando, il bosco era stato gestito dal Consorzio di Bonifica Terre d'Apulia.   
“L'Istituzione che rappresento è particolarmente sensibile – ha ricordato l'Assessore Regionale Nardoni – ai temi della riqualificazione ambientale e del recupero territoriale. Ben venga, dunque, questo progetto della Cavim sul Bosco di Finizio. D'altro canto il P.S.R. 2007-2013 serve a coniugare molteplici esigenze della collettività: l'ambiente e il territorio, il lavoro e l'occupazione, la qualità della vita ed il turismo verde, il recupero degli usi locali e delle desuete attività di pastorizia e di allevamento di razze autoctone. Questo è il nostro obiettivo – ha concluso Nardoni – e noi sosterremo quanti lo condividono nei fatti e non solo a parole.”
“L'Amministrazione Comunale di Andria non può non avere a cuore il Bosco di Finizio – ha esordito il Sindaco di Andria, Giorgino. Parliamo infatti di un'area di vaste dimensioni e di altrettanto grande importanza ambientale e culturale, vista la sua vicinanza a Castel del Monte e la sua insistenza nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Certo, in materia di aeree boschive, vige una discreta confusione in ordine alle attribuzioni delle varie istituzioni ed enti preposti alla tutela e alla salvaguardia dell'ambiente. Ovviamente, la riqualificazione ambientale di quest'area è un obiettivo comune e condiviso, a condizione che tutto avvenga nel rispetto delle normative vigenti.”
“Fedagri è al fianco della Cavim e di quanti utilizzano lo strumento della cooperazione per affrontare i temi vitali dell'agricoltura e, più nello specifico, della gestione delle aree boschive e forestali – ha sottolineato il Presidente nazionale dell'organismo, Giorgio Mercuri. Tre sono le direttive che devono oggi orientare il nostro impegno: la semplificazione degli iter burocratici, il sostegno all'occupazione, soprattutto giovanile, e la capacità di guardare ai finanziamenti comunitari non già come spesa generica quanto piuttosto come investimento per lo sviluppo dei territori e delle comunità.”

“La presenza a Montegrosso di tanti autorevoli esponenti delle istituzioni – ha sostenuto il Presidente della Cavim, Vito Lantano – è testimonianza concreta di attenzione all'attività ultradecennale della nostra cooperativa nel campo della tutela e della salvaguardia dell'ambiente boschivo. Certo le difficoltà sono all'ordine del giorno, ma noi ci auguriamo che questo finanziamento ottenuto attraverso il P.S.R. Regionale possa fungere da volano per gli impegni futuri del nostro gruppo.  La riqualificazione ambientale del Bosco di Finizio potrà e dovrà rappresentare il fiore all'occhiello della Cavim di Andria.”