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News dalle Città della BAT

lunedì 17 ottobre 2011

Allo stato l’indignazione non piace, gli scontri sì. Proposta di costituzione di un coordinamento nazionale

Cosa abbiamo visto
E’ stata una strana giornata quella del 15 ottobre, una manifestazione diversa dalle altre. Lo abbiamo capito subito, appena arrivati a piazza Roma a Barletta dove ad attenderci c’era una volante dei carabinieri che è rimasta fino alla partenza del nostro bus e che ogni tanto si spostava di qualche metro per poterci identificare meglio.
A Roma siamo arrivati a piazza della Repubblica, la stessa piazza da cui secondo i tg sarebbero partiti i black block. Noi non li abbiamo visti. Abbiamo visto invece i Cobas, un nutrito gruppo di Cub, una infinità di rifondaroli, comunisti di ogni tipo e forma tra cui l’ex parlamentare Marco Rizzo, il gruppo anarchico “Carlo Cafiero” di Bari, Per il Bene Comune e tanta altra bella gente, tutti a volto scoperto e senza casco.
Il corteo ha cominciato a muoversi intorno alle 14.20 e noi del Collettivo Exit di Barletta, insieme ad altri compagni, abbiamo cominciato a muoverci verso Termini, seguendo il corteo ma superandone alcune parti con tante, troppe bandiere da provocare disagio. A Termini ci siamo fermati per aspettare altri compagni, poi abbiamo proseguito per via Cavour. A questo punto siamo stati avvisati di stare attenti, ci dicevano che la terza auto su via Cavour era stata bruciata e che più avanti c’erano scontri. Abbiamo percorso via Cavour insieme al colorato carro del Teatro Valle Occupato che metteva musica, faceva ballare, distribuiva birra in bicchieri di plastica e informava su quello che stava avvenendo più avanti, prendendone le distanze. Dopo mezz’ora-quaranta minuti circa siamo arrivati alle 2 auto incendiate e ormai spente su via Cavour, poi, quando siamo pochi metri più avanti e passano 5-6 ragazzini col volto coperto, la folla comincia a urlare “fuori” a quei ragazzini che rischiano il linciaggio quando la gente comincia a correr loro dietro. Si cominciano a vedere le prime vetrine rotte di banche. Si arriva al Colosseo e ci si immette su via Labicana. Intravediamo in fondo sirene di polizia e fumo: un paio di volte i manifestanti corrono indietro, verso di noi. Ci fermiamo sulla sinistra, vicino ai cancelli del parco. Dopo un pò si prosegue incontrando sulla strada diversi cassonetti bruciati e un mezzo dei vigili del fuoco che cerca di spegnere un palazzo. Siamo ormai all’incrocio tra via Labicana e via Merulana, ci arriva notizia di un morto tra i manifestanti, investito da un mezzo dei gendarmi, notizia più tardi smentita. Abbiamo saputo che la polizia ha spezzato il corteo in 2 parti e che sta picchiando gli sfortunati che si son trovati nel mezzo. In fondo a via Merulana un cordone di blindati blocca il corteo. Arrivano le prime 2 ambulanze che si fermano a metà della strada. Noi ci fermiamo all’incrocio anche per aspettare chi è rimasto indietro. Il tempo passa e la situazione non si sblocca, a 2 passi dal termine del corteo. Arrivano altre 2 ambulanze. Sono quasi le 18, con amarezza decidiamo di tornare indietro per raggiungere il bus per il ritorno a casa.
 
Riflessioni
Crediamo che ancora una volta si sia permesso a pochi violenti di saccheggiare la città per imbrattare di karma negativo la manifestazione, il corteo, gli indignados e deviare da quello che doveva essere il messaggio principale della manifestazione: esprimere indignazione per un sistema che non funziona. I violenti erano in pochi, meno di 200. A permetterlo sono state le forze dell’ordine su precisi ordini del Ministero degli Interni. E’ questa la strategia di chi vuole screditare un malcontento legittimo e diffuso usando i mass media, già strumento di assuefazione di massa, per amplificare, generalizzare, distorcere ecc. Riprendiamo una dichiarazione di qualche anno fa del criminale fascista Cossiga (non tanto diverso dai liberisti di ogni colore e fede, di maggioranza e opposizione, che ci governano, solo un pochino più sincero) 

Prendiamo le distanze dai violenti, così come chiede Alfano, e prendiamo le distanze dal governo e dai gendarmi mercenari che hanno lasciati che qualcuno facesse violenza e hanno picchiato manifestanti pacifici. Prendiamo le distanze dagli sbirri che identificano facendo una pressione psicologica affinchè i più giovani, i più pacifici si allontanino dai movimenti e non partecipino più impauriti. Prendiamo le distanze da Alemanno che ha trovato l’occasione buona, costruita ad arte da media asserviti (compreso il sinistroide La7) e forze partitiche, per poter prendere provvedimenti contro i centri sociali per sradicare il male della violenza da Roma. Tuttavia non ci impietosiscono le vetrine rotte delle banche che pignorano le case di sfortunati che perdono il lavoro e non riescono a pagare il mutuo.
Noi prima di andare a Roma, da almeno una settimana prima, sapevamo un paio di cose:
- alcuni movimenti romani e gli ex disobbedienti stanno cercando di vendersi a Vendola per un posto in Parlamento e a questo scopo avrebbero voluto una gran bella manifestazione pacifica
- che a Roma ci sarebbero stati scontri perchè altri movimenti volevano rovinare la festa ai convertiti vendoliani
A noi entrambe le cose non stanno bene. Crediamo che digos e governo conoscessero la situazione ma che a loro andasse molto bene sia per infangare questo largo movimento d’indignazione, sia per far cadere i progetti dei disobbedienti e allontanarli da una prospettiva parlamentare.
Riteniamo sia opportuno ed urgente costruire un forum italiano dei movimenti per i beni comuni che si occupi di mettere a punto una strategia per raggiungere gli obiettivi di tutti, mettendo da parte quelli personali dei leader di alcuni movimenti. Dobbiamo fare assolutamente questo primo passo per costruire un movimento nazionale coordinato ed efficace. Scendere in piazza per sfilare non serve, bisogna porsi degli obiettivi ed elaborare le strategie migliori per raggiungerli.
Francesco Scatigno
Fonte : Exit

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