Così
Legambiente Barletta definisce il parere favorevole del Consiglio di Stato al
ricorso presentato dal comune di Barletta che interessa il piano di
lottizzazione di un insediamento nella zona di Montaltino.
Il consiglio di Stato si è pronunciato così : “Appare,
dunque, evidente il mutamento dell’equilibrio complessivo della zona ed i
diversi profili di carico urbanistico sulla stesa gravanti, tali da rendere del
tutto comprovata la sussistenza dell’interesse ad agire avverso atti
amministrativi che, consentendo un serio intervento di edificazione, incidono
proprio sulla classificazione, come zona agricola E ,delle aree in cui si
collocano sia gli immobili dei ricorrenti, sia i terreni oggetto
dell’intervento.”
Ciò che traspare quindi è una precisa volontà da parte
del precedente Consiglio Comunale di Barletta a modificare nettamente il
profilo paesaggistico di Montaltino in una non ben definita area
turistica-rurale.
Lo scempio del paesaggio e dello sperpero di aree
agricole realizzato in questi anni nonché la situazione di disagio abitativo
che vivono migliaia di famiglie a Barletta, in difficoltà a trovare una casa a
prezzi accessibili nonostante ci siano abitazioni invendute anche da 3 anni e
nella zona 167 si stanno costruendo altri 3mila alloggi, sono la base della
speculazione edilizia più bieca.
Questo processo di urbanizzazione scellerato ha
prodotto 2 fenomeni nella città della disfida come del resto in tutta Italia :
Il primo è rappresentato dalle periferie delle aree urbane come la zona 167,
che sono cresciute senza alcun progetto metropolitano e ambientale, senza
servizi e senza trasporto urbano. Si è costruito a piacimento senza neanche
realizzare le modeste compensazioni previste, come la realizzazione di piccole
aree di verde pubblico attrezzato. E la questione del disagio non riguarda solo
l’accesso alla casa, ma più in generale la qualità della vita in queste
periferie, prive di efficienti collegamenti e da cui i residenti sono costretti
a spostarsi in auto, senza speranze che la situazione migliori nei prossimi
anni.
Il secondo è la crescita dissennata di seconde case
sulle aree costiere o di campagna e in generale, nei territori più belli e
sensibili del Paese che invece andrebbero, come nel caso di Montaltino,
preservati dall’incuria e dall’abusivismo.
La nostra parola d'ordine invece è "STRATEGIA A
CEMENTO ZERO".
Occorre, quindi, una politica con una pianificazione
territoriale decisa a mettere come priorità le operazioni di recupero e
manutenzione delle volumetrie esistenti e in disuso che potrebbero, invece,
essere restaurati e recuperati a fini collettivi.
Di conseguenza ci sarebbe un notevole risparmio sui
costi di urbanizzazione (vedi la zona 167 che in molti appartamenti non hanno
l’allacciamento idrico – fognario), sulla mobilità pubblica e verde pubblico
(sempre nella nuova zona residenziale la domenica non viene
effettuato il servizio di raccolta rifiuti) .
La questione che rimarrà irrisolta ora è
l’iniziata cementificazione di Montaltino.
Chi pagherà i danni? Chi riporterà le attuali “macerie “ allo stato
originale?
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