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venerdì 30 agosto 2013

TRANI : Scarichi inquinati Sequestrato depuratore

L’obiettivo stavolta si sposta a Trani, dove il depuratore «sversa in mare acque non depurate, o comunque in composizione chimica non consentita dalla normativa vigente» e dunque ieri mattina è stato sequestrato (con facoltà d’uso). L’emergenza ambientale incrocia (di nuovo) i tribunali, come accaduto ad esempio a Gioia del Colle e Molfetta: un altro pasticcio che si abbatte Aqp, Regione e Autorità idrica lasciando quasi indenne il Comune, che ha realizzato l’impianto e non si è mai preoccupato di metterlo a norma. Per questa vicenda il pm Antonio Savasta aveva da tempo iscritto tra gli indagati il numero uno di Aqp, Gioacchino Maselli, e il suo predecessore Ivo Monteforte, l’amministratore di Pura, Mauro Spagnoletta, la dirigente regionale Maria Antonietta Iannarelli, il collaudatore Elia Menicucci, il presidente dell’Aip (nonché sindaco di Lecce) Paolo Perrone, il suo direttore generale Vito Colucci e la funzionaria Roberta Rana, ipotizzando una lunga serie di reati ambientali e amministrativi. Gli stessi per i quali l’impianto era già finito sotto sequestro probatorio. Ora, dopo le analisi, il gip Francesco Zecchillo ha autorizzato i sigilli al depuratore, che resterà in funzione per l’ade guamento. E pur confermando le accuse a carico degli 8 indagati, ha intravisto anche le colpe «dei responsabili del Comune di Trani», che - scrive nel provvedimento, «dovrebbero esser chiamati in altra sede per rispondere dei danni provocati ai tranesi». La storia, insomma, si ripete. A giugno Maselli aveva infatti rassegnato le dimissioni dalla carica di amministratore unico di Aqp proprio a causa dell’emerg enza depuratori. Lo aveva fatto quando sulla sua scrivania era arrivato il primo avviso di garanzia (ora dovremmo essere a tre), emesso a fronte di una responsabilità tutta formale ed amministrativa. Acquedotto è infatti titolare del servizio idrico integrato in Puglia, dunque responsabile dei depuratori. Anche di quelli - come Trani - che sono stati realizzati dai Comuni, non rispondono alle norme, ma non possono certo essere spenti per non mettere in ginocchio intere città. Stesso discorso vale per l’Aip, che ha responsabilità solo sulla programmazione. Gli impianti fuori norma sono molti, anche se a Trani la magistratura ha certificato che, «da anni», «da quel depuratore vengono scaricate in mare acque reflue senza alcuna autorizzazione», causando l’«inquinamento delle risorse marine» e «inquinando quindi le acque del litorale antistante (dove sembra non vi sia neppure un divieto di balneazione e dove – come si rileva da alcune immagini della polizia giudiziaria – piccoli ed adulti nella stagione estiva fanno tranquillamente il bagno)». Per Trani esiste un progetto di potenziamento dell’Aip già finanziato da 7 milioni di euro, ma la procura ha rilevato che i lavori per adeguare l’impianto e costruire la condotta sottomarina, avviati nel 2005 (quando la responsabilità era del Comune), sono stati sospesi l’anno dopo e non sono mai ripresi. A quel punto il cerino acceso è finito in mano ad Aqp e Aip, che hanno predisposto il progetto esecutivo ma non possono intervenire perché mancano le autorizzazioni (alcune delle quali, sembra incredibile, sono di competenza della stessa Regione). Nel frattempo, doppia beffa, il Comune ha pagato i danni all’im - presa appaltatrice. La situazione non è molto differente a Molfetta. Anche lì il depuratore è stato sequestrato, ma la patata bollente è in mano al Comune (proprietario) visto che Aqp non può subentrare fino a quando ci saranno i sigilli: verranno effettuati altri lavori urgenti, anche se per quell’impianto le casse pubbliche hanno già tirato fuori sette milioni e mezzo di euro.

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

Fonte Gazzetta del mezzogiorno

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