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News dalle Città della BAT

lunedì 23 settembre 2013

BAT : Saldi estivi conclusi, nella provincia è crisi profonda per la piccola impresa

Outlet_2_ViaR.MargheritaDocumentata e purtroppo drammatica nelle sue conclusioni l’analisi dell’associazione di categoria Unimpresa Bat sulle condizioni degli operatori commerciali nel nostro territorio, sprofondati in una crisi dalla quale ormai non riescono a intravedere spiragli di luce neanche nei periodi dei saldi stagionali.

“Appena terminato il periodo dei saldi estivi si contano le chiusure ad anche nella nuova Provincia di Barletta-Andria-Trani la situazione è identica a quella di altre città della provincia di Bari dove il piccolo commercio, completamente abbandonato dopo essere stato ripetutamente violentato anche da chi avrebbe dovuto accudirlo poiché da quello trae benefici ed enormi risorse e agevolazioni oltre che posizioni di primissimo piano, è ormai destinato verso una sorte scritta tanti anni fa, a cominciare dalleliberalizzazioni selvagge che diedero il via al processo mortale a favore della grande distribuzione organizzata frutto di accordi scellerati tra l’allora Ministro Bersani e quelli che si ritenevano essere rappresentanti delle organizzazioni datoriali e del mondo del lavoro i quali, insieme, scambiarono quelle prime forme di liberalizzazione selvaggia con ben più altri vantaggi non di carattere collettivo e generale ma di particolarismo e di lobbies e questo è tutto scritto nei decreti, nelle leggi e nella storia sindacale e politica di questo Paese.
Tornando alla situazione del commercio nella Sesta Provincia, esattamente come da noi preannunciato ad inizio periodo, quello dei saldi appena trascorso è stato non solo più buio della storia economica e commerciale della piccola impresa ma anche il periodo del cambiamento radicale del concetto di impresa laddove l’imprenditore ha perduto definitivamente il proprio ruolo e la propria ragion d’essere. Proprio con lo stravolgimento dell’identificazione soggettiva dell’imprenditore e partendo da questa metamorfosi il declino di quello che, un tempo, era il più grande patrimonio italiano, cioè la piccola impresa, è diventato irreversibile.
A fronte della perdita di tale orgoglio identitario accade che la conseguenza è un’ulteriore deprofessionalizzazione del settore con un enorme ricorso al sommerso o investimenti azzardati che hanno accorciato ancor di più la vita media di sopravvivenza delle imprese che oggi si aggira intorno a poco più di due anni. Oltre che le indagini e gli umori raccolti sul campo, nei negozi e tra i commercianti, il nostro lavoro si è concentrato anche su quanto accaduto recentemente, in occasione delle scadenze fiscali e contributive di luglio e di agosto, all’interno degli studi professionali e centri elaborazione dati e qui i dati non si discutono perché non si tratta né di umori né di sensazioni bensì di cruda realtà e la realtà parla di una situazione di sofferenza delle imprese drammatica con l’indebitamento in crescita, al punto che anche la tenuta delle scritture contabili è diventato un onere che in molti non riescono più a sostenere.
Tanti quindi i simboli della crisi del piccolo commercio anche nella Bat e un altro significativo esempio è rappresentato da quanto sta continuando ad accadere nella strada che potremmo indicare quale strada simbolica di tutto lo shopping provinciale cioè via Regina Margherita, ad Andria dove una scelta azzardata generata da uno strano ma consolidato connubio tra interessi personali politici e commerciali, intrecciati con altrettanto stranissimi interessi di natura pseudo-sindacale, ha creato una condizione che in soli pochi mesi ha significato il declino totale con la chiusura o il trasferimento di numerose attività commerciali, anche di quelle storiche di altissimo pregio e fino a qualche anno fa punto di riferimento per lo shopping non solo urbano.
Un’inspiegabile ostinazione nel mantenere l’attuale condizione, con disagi anche nelle strade adiacenti in assenza di un piano traffico particolareggiato e delle necessarie e promesse opere infrastrutturali, che si addirittura riversata negativamente anche tra quei pochi commercianti che avevano sostenuto questa ipotesi; sostegno forse contraccambiato con il semplice rifacimento di pezzi di marciapiedi davanti ai propri esercizi.
Non sappiamo se la reiterata proposta, ormai divenuta di accettazione collettiva, di trasformare quell’area in Zona a Traffico Limitato, ripristinando le centinaia di parcheggi sottratti alla fruibilità proprio in via R. Margherita e dintorni, verrà accettata oppure a prevalere sarà ancora una volta il decisionismo di chi crede che il mondo possa essere governato mettendo solo qualche firma su un foglio bianco ma di sicuro il danno è fatto e il danno non è solo per gli esercizi commerciali ma anche per i residenti, per gli studi professionali e per le imprese, anche di quelle ubicate nelle strade circostanti e i cartelli di affittasi e di vendesi non possono essere né cancellati, né asportati né nascosti se non facendo finta che non esistano. Se la crisi colpisce anche i negozi chic di via R Margherita, settore di alto livello che sino allo scorso anno paradossalmente era quello che meno subiva i cali di vendite nel periodo dei saldi,nel resto dei centri urbani delle città della Bat e delle periferie cittadine accade che il livello dei negozi e dei prodotti posti in vendita cala moltissimo, anche dal punto di vista qualitativo, con la conseguenza che aumentano a vista d’occhio le aperture di negozi gestiti da extracomunitari, cinesi in particolare, così come aumentano le insegne “Outlet” ad indicare che pur di far cassa la merce viene venduta a buon mercato ma anche questo invito non sembra più funzionare.
A fronte di questi drammi quotidiani ci si aspetta che il sistema istituzionale e privato provinciale si metta insieme per pensare, studiare, ipotizzare e strutturare piani di intervento che siano perlomeno in grado di avviare anche una forma di riconversione ma nulla di tutto questo e i dati del turismo di questa drammatica stagione balneare nella Bat parlano chiaro con stabilimenti balneari messi in vendita e strategie di sviluppo inesistenti, consentendo, anche quest’anno, il dirottamento del turismo buono, di qualità e soprattutto quello ricco cioè quello proveniente dall’estero, verso il Salento e altre aree della Puglia dove gli effetti positivi della programmazione strutturale continuano a dare buoni frutti e garantiscono un’offerta che rappresenta il massimo in termini di rapporto qualità/prezzi.
Invece nel nostro territorio nulla di tutto questo e l’argomento più trattato nell’intero periodo estivo è stato quello dell’inquinamento ambientale, delle strade e delle città invase dai rifiuti, delle emergenze sanitarie e dell’assenza di capacità attrattiva nonostante il Castel del Monte stia raggiungendo un numero di visitatori “solo di passaggio” che supererà, tra qualche anno, i trecentomila, senza alcun vantaggio per il nostro territorio evidentemente giudicato inospitale al punto da essere talvolta completamente ignorato anche dai Tour Operators europei e internazionali, oltre che italiani, al punto che, dati alla mano, spesso i visitatori non sanno neanche in che località trovarsi. Tra coloro che, al solito, trovano giovamento da queste negatività e della crisi ci sono gli esperti sciupasoldi i quali, proprio approfittando delle negatività da essi stessi spesso compartecipata e quasi ingenerata, si ripropongono e proprio in queste occasioni escono dai loro silenzi e letarghi prolungati, proponendosi quali attori di progettazioni altre inutili e strumentali iniziative in nome dell’abusato concetto “a favore del commercio” per sperperare ulteriori fondi, che comunque ci sono in gran quantità nelle casse regionali, comunali e provinciali.
Basta farsi un giretto tra i moderni nuovi luoghi di incontro di concertazione tra pubblico e un certo privato, presso i più rinomati bar cittadini, di buon ora, per incontrare queste cricche promiscue e di ambigua formazione che guardano quello che accade intorno e pensano, pensano e pensano a come “sfruttare” la situazione.
Storia solo apparentemente diversa per i mercati dove i dati in “controtendenza” sono solo apparenti in quanto qualche aumento di nuove attività, in termini numerici, è solo frutto di rifugio in un mestiere che ormai è diventato solo un ammortizzatore sociale e dove le politiche di abbandono hanno prodotto il decadimento quasi totale di mercati storici come quelli di Andria, Trani, Barletta con la conseguenza che gli operatori addirittura riescono a trovare molto più giovamento in piccoli mercati della Basilicata dove le condizioni ambientali e amministrative risultano più soddisfacenti e gradite”.

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