Il 23/10 u.s., sulla Gazzetta del Mezzogiorno –
Nord barese, è stato pubblicato un articolo firmato da Michele Grimaldi,
funzionario dell’Archivio di Stato di Barletta, che ho letto con molto
interesse, poiché riproponeva la questione dell’odonomastica con riferimento ad
Enrico Cialdini, ed al fatto che Barletta, come tante altre città del
meridione, ancora dedica a questo criminale di guerra (aggiungo io) una delle
proprie principali vie del centro storico, unitamente al Re Vittorio Emanuele
II di Savoia e Camillo Benso Conte di Cavour che, di quelle operazioni
militari, furono rispettivamente il firmatario nonchè beneficiario, e
l’ideologo.
Era l’anno 1861, l’anno, non dell’unificazione
d’Italia, ma della feroce invasione e della sanguinaria colonizzazione
piemontese del Regno delle due Sicilie, avviata con la spedizione di Garibaldi
e dei Mille, che tanti probabilmente non erano, e che di leggendario non aveva
nulla, tanto che non sarebbero nemmeno riusciti a sbarcare a Marsala, senza il
sostegno, neanche tanto occulto, della massoneria europea e dell'Inghilterra in
primis.
Tanto, tantissimo ci sarebbe da riscrivere, solo ed esclusivamente per la
verità, quella verità che non si trova nel libri di scuola, ma nelle cicatrici
delle storia.
Seguì una cruenta occupazione, fatta di massacri
indiscriminati, di stupri e di saccheggi, a cui i nostri meridionali si
opposero con orgoglio e determinazione, organizzando l'insurrezione e la
resistenza: loro furono i nostri partigiani, gli altri invece i Savoia, li chiamarono
briganti,
Per ammazzarli, tutti, e per piegare
definitivamente i territori meridionali all’occupazione piemontese, nell'agosto
del 1861, Enrico Cialdini, luogotenente plenipotenziario del Re Vittorio
Emanuele II, venne inviato a Napoli, e a tal fine operò, sostenuto da una
propaganda denigratoria che ebbe nella criminalizzazione antropologica delle
teorie lombrosiane, il suo picco massimo d’infamità.
Cialdini organizzò una repressione spietata,
tanto che da molti storici viene definita come la più sanguinosa carneficina
mai avvenuta sulla nostra penisola: fucilazioni sommarie, saccheggi,
rappresaglie, violenze, stupri, persecuzioni, devastazioni, sangue, morte e
deportazioni, quest'ultime eseguite soprattutto verso il lager di Fenestrelle
in provincia di Torino, dove ad attenderli c'era la morte.
Tra gli eccidi più efferati ai danni della
popolazione civile si ricordano quelli di due paesi sanniti, Casalduini e
Pontelandolfo, avvenuti il 14 agosto del 1861.
A Pontelandolfo ci sono stato personalmente, il
14 agosto u.s. e dopo 152 anni quei luoghi, quelle terre ed il sangue dei
meridionali che vi è stato versato, urlano ancora per strapparsi dall’oblio in
cui sono stati relegati, urlano ancora per riscrivere la storia, per quella
verità che solo negli ultimi anni sta emergendo, tanto da indurre il Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano a farne pubblica ed istituzionale ammenda,
per tutti gli italiani.
"A
nome del presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, vi chiedo
scusa per quanto qui è successo, e che è stato relegato ai margini dei libri di
storia". Prof. Giuliano Amato 14 agosto 2011”: questo è ciò che si
legge sulla targa, apposta ai piedi del monumento ai caduti, a Pontelandolfo.
Per quanto detto, e per gli stessi principi poi affermati
nella Costituzione italiana, ai colonizzatori piemontesi, nessuna città dello
Repubblica, tantomeno meridionale, dovrebbe dedicare alcunché, se non la
censura della verità e della storia.
Nè tantomeno dovrebbe farlo Barletta, in ossequio
a quelle medaglie al valor civile e militare, che le sono state riconosciute
per i fatti del settembre del 1943. http://www.comune.barletta.ba.it/retecivica/medaglia/motiv.htm
Ultimamente, il 17/10 u.s. si è riunita la
Commissione Toponomastica del comune di Barletta, presieduta dal sindaco
Pasquale Cascella: l’invito e la speranza è che non si perda questa occasione
per affermare una verità storica.
Sindaco, amministratori tutti: espelliamo
Cialdini, Cavour e Vittorio Emanuele II di Savoia dalla toponomastica di Barletta,
ripristinando l’antica denominazione di quelle Vie: rispettivamente Via delle
Carrozze e Via del Cambio, e dedichiamo il Corso non al Re, ma ad altre
personalità che possano effettivamente rappresentare i valori della città e
della Costituzione, e magari a quel barlettano, soldato borbonico ventiduenne,
Ruggero Spadaro, che non si inginocchiò all'invasore piemontese, e che per
questo fu deportato e morì, proprio nel campo di concentramento di Fenestrelle.
Per la conoscenza, la cultura e per la storia, quella vera, però.
Cosimo Damiano Matteucci.
Cittadino iscritto al Circolo del P.D.
di Barletta
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