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News dalle Città della BAT

giovedì 9 gennaio 2014

ANCHE AD ANDRIA IL PICCOLO COMMERCIO E’ SOTTO ATTACCO.

DOPO L’APPROVAZIONE DEL “TARIFFARIO PRATICHE AMMINISTRATIVE”, I COMMERCIANTI INSORGONO.

Sarebbe troppo facile per noi fare riferimento a nostri precedenti interventi stampa e alle nostre reiterate richieste ai comuni di non aumentare la tassazione locale, già pesantissima a carico delle piccole imprese che da anni stanno continuando la loro fase di declino e di chiusura definitiva che in questo anno potrebbe raggiungere l’apice, anche se i “sondaggisti” continuano a tenere ben celata la notizia dell’anno che emergerà con numeri impressionanti, così come sarebbe facilissimo fare persino ironia sulla strana coincidenza che porterebbe le Amministrazioni locali ad essere protagoniste, in negativo, della distruzione dell’economia dei propri territori avendo ottenuto “deleghe” in bianco dal governo centrale affinché possano determinare, in autonomia, aumenti tariffari e impositivi.
Tutto drammaticamente facile e realistico e i risultati non si fanno attendere con un’altra stravagante e bizzarra caratteristica cioè quella che a parità di servizi offerti ciascun comune, anche quelli che distano tra di loro pochissimi chilometri, decidono di applicare in maniera differente l’ammontare delle somme da riscuotere, per esempio, a titolo di diritti o addirittura decidono di non farli pagare proprio.
Tutto questo premesso andiamo sul pratico ed ecco che immediatamente ci troviamo di fronte ad un provvedimento tanto inaspettato quanto vessatorio nei confronti del piccolo commercio morente cioè l’applicazione, da qualche mese ad Andria, del “tariffario pratiche amministrative” per quanti presentino istanze e comunicazioni al Settore Sviluppo Economico della città federiciana.
Si va dal pagamento di diritti di 50 euro per pratiche relative ad apertura o chiusura di attività come acconciatori, estetisti, panifici, agenzie d’affari, autorimesse, noleggio, attività di somministrazione di alimenti e bevande, agriturismo, commercio al dettaglio in sede fissa, commercio elettronico, commercio su aree pubbliche con posteggio o itinerante e spettacoli viaggianti, ai 100 euro per attività musicali, spettacoli, concerti, manifestazioni fieristiche, attività alberghiera e sale gioco, ai 180 euro per l’intervento della commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, ai 200 euro per attività di commercio al dettaglio in medie e grandi strutture di vendita, ai 250 euro per la convocazione conferenza di servizi su richiesta di parte. E ancora 15 euro per la richiesta di occupazione di suolo pubblico a scopi espositivi o per le associazioni e 55 euro per la richiesta di concessione di suolo pubblico con dehors. Il tutto aggravato dalle tasse per le occupazioni, dalle marche da bollo i cui valori ormai hanno raggiunto cifre astronomiche e tutti gli altri balzelli che sono aggiuntivi e non sostitutivi dei questi diritti di segreteria e di istruttoria.
Ancora 50 euro per le ordinanze ingiunzioni e un’altra miriade di diritti non solo applicabili al Settore Sviluppo Economico e comunque tutti elencati nella Deliberazione della Giunta Comunale nr. 270/2013.
Ci asteniamo, in questa occasione, dal fare un seppur minimo paragone con quanta differenza ci sia tra esercitare un’attività di impresa nelle nostre città piuttosto che nella nostra bella Italia rispetto alle esemplificazioni e alle condizioni assolutamente imparagonabili che si registrano in altre Nazioni anche a noi vicine, come ad esempio la Spagna.
Queste ulteriori forme di disincentivo ad avviare o mantenere attività d’impresa in Italia sono il chiaro ed evidente segnale che la politica è quella di portare ad una definitiva e penalizzante delocalizzazione e alla conduzione a morte certa di quello che era il più grande patrimonio italiano che tutti ci hanno sempre invidiato: la piccola e media impresa, ormai senza futuro.

Area Comunicazione

          UNIMPRESA BAT

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