Si può considerare il trauma da due diversi punti di vista
Se
si considera l’aspetto oggettivo,
si valuta prevalentemente la drammaticità intrinseca all’evento.
Esistono
eventi come l’abuso o la tortura,
per esempio, che sono esperienze dolorose e insostenibili per chiunque le
subisce, e che si connotano come esperienze oggettivamente traumatiche;
Se si considera la dimensione soggettiva l’attenzione si sposta dall’evento al
soggetto dell’evento.
In
questo caso è decisivo il modo individuale di elaborare l’evento traumatico.
Non
ci sono due persone che provino o manifestino il trauma esattamente allo stesso
modo. Quel che risulta nocivo per una
persona può essere stimolante
per un’altra.
I
sintomi dello stress si possono annullare rimuovendo le cause dello stress ed
alleviare.
Il
trauma, al contrario, è una sostanziale frattura. Ha a che fare con la perdita
di contatto con noi stessi, la nostra famiglia e il mondo intorno a noi. Questa
perdita è spesso difficile da riconoscere, poiché ha un andamento lento, di
lungo periodo.
Sintomi specifici nell’ordine di comparsa
Ipereccitazione. I segni più comuni sono fisici –
accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di respirazione, sudori freddi,
formicolio, tensione muscolare , preoccupazione.
Contrazione. I vasi sanguigni della pelle, le
estremità e gli organi interni si contraggono per poter inviare più sangue ai
muscoli, che sono tesi e pronti per l’azione difensiva
Dissociazione. Woody Allen ha detto: “Non ho paura di
morire. Semplicemente, non voglio essere presente quando avverrà.” E’ un mezzo
comune per sopportare esperienze che sono, in quel momento, otre ogni
sopportazione.
Negazione.
Questa è una forma di dissociazione. Possiamo negare che un evento sia accaduto
o possiamo comportarci come se fosse irrilevante.
Sensazioni di impotenza, immobilità o irrigidimento. E’ la sensazione di essere completamente
immobilizzato e impossibilitato ad agire. Non è pura percezione, convinzione o
fantasia. E’ reale. Il corpo si sente paralizzato.
Il
Disturbo Acuto da Stress può essere visto come una categoria preliminare del
Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), sua potenziale anticamera.
I
disturbi principali sono sintomi della serie ansiosa e sintomi di tipo
dissociativo che compaiono entro 1 mese dall’esposizione ad un evento
stressante. La durata del DAS è tra 2 giorni e le 4 settimane. Se persiste
oltre, si entra nel DPTS. Più raramente il quadro clinico si evidenzia ad una
certa distanza di tempo che, se supera i sei mesi dall’evento, fa definire il
DPTS come “ad esordio ritardato”.
Uno
studio su civili sopravvissuti ad eventi traumatici in Israele rilevando come
il 39% dei pazienti sviluppava un DPTS entro un mese dal trauma, il 17% dopo 4
mesi dall’esposizione e solo il 10% dopo un anno.
Una
prima descrizione dettagliata del PTSD era stata fatta nel 1861 sui reduci
della guerra civile americana i cui dolori toracici e palpitazioni venivano
considerati come sintomi di un disturbo cardiaco funzionale, definito come il
“cuore del soldato”
I
sintomi ansiosi rilevati nei militari al fronte, durante la prima guerra
mondiale, furono definiti “shock da battaglia” (shell shock) e posti in relazione a lesioni del Sistema
Nervoso Centrale, ipotesi sostenuta dai neurologi per lungo tempo.
Incubi
frequenti, insonnia, soglia dell’aggressività sempre al limite, comportamenti
violenti e autodistruttivi.
Sono
i primi sintomi di un disturbo successivo a un’esperienza traumatica, e quella
della guerra lo è per eccellenza.
E’
la Sindrome da Stress Post Traumatico, meglio conosciuta con l’acronimo inglese
PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), che
può prendere strade diverse:
•
può
essere compresa e riassorbita;
•
trasformarsi
in depressione o nell’incapacità di tornare alla vita civile;
•
esplodere
in rabbia omicida verso la compagna, un familiare, il primo che passa o verso
se stessi (secondo molti esperti la stima dei reduci americani che si
suicidarono dopo il Vietnam – oltre 60.000 – superò quella dei morti in guerra
– 58.000).
Si stima che fino a un milione di veterani militari
americani che hanno prestato servizio in Iraq, Afghanistan e Vietnam soffrono
di flashback, incubi, paura, rabbia, sensi di colpa, pensieri suicidi e altri
sintomi debilitanti di PTSD.
“Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria
come il desiderio di dimenticarla.”
Michel
de Montaigne
Nel
1980 la terza edizione del Manuale
Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-III), introduce il
disturbo da stress post-traumatico: il criterio A specificava che la natura
dell’evento doveva essere tale da produrre “significativi sintomi di stress
nella maggior parte degli individui”.
Nel
1987 la revisione del DSM-III specifica
che l’evento traumatico “esulasse dalle esperienze umani comuni”.
Il
DSM-IV prevede, più restrittivamente,
che “la persona abbia vissuto, assistito o
si sia confrontata con un evento o con
eventi che hanno implicato morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità
fisica propria o di altri” e che “la
risposta della
persona comprenda paura intensa, sentimenti
di impotenza o di orrore”. (riconoscimento di aspetti soggettivi ed
individuali) (connotazioni individuali diverse da soggetto a soggetto in
grado di scatenare o meno il quadro psicopatologico) (l’esposizione ad uno stressor estremo non costituisce la
condizione sufficiente per lo sviluppo del DPTS)
Solo
una parte dei soggetti esposti a traumi, anche di notevole gravità, sviluppa il
PTSD.
Una
crescente mole di dati sottolinea, inoltre, l’importanza di fattori di rischio quali predisposizione
genetica, familiarità psichiatrica, età all’epoca dell’esposizione allo stressor, tratti di personalità, pregressi
disturbi psichiatrici, esposizione a precedenti eventi stressanti,
caratteristiche del trauma.
Psicologo
Nessun commento:
Posta un commento