Ancora
una volta stiamo assistendo all'ennesima brutale prova di forza dell'esercito
israeliano contro una popolazione inerme. Ancora una volta, sotto i nostri
occhi si sta consumando quello che Eduardo Galeano ha definito il castigo
perenne del popolo palestinese. Un castigo perpetuato nel più totale spregio
dei più basilari diritti umani, già quotidianamente calpestati dallo Stato di
Israele e la sua barbara e cinica occupazione. L'operazione Protective Edge,
iniziata l'8 Luglio, dopo più di una settimana ha mietuto quasi 200 vittime,
tra cui molti bambini, ha distrutto scuole, ospedali e case, ha costretto
migliaia di civili palestinesi a una fuga impossibile. Una disumana pioggia di
bombe che sta martoriando quella prigione a cielo aperto che è il territorio di
Gaza, isolato via terra e via mare, rinchiuso dai valichi e che da anni subisce
tutto il peso dell'indiscriminata forza militare israeliana. I media e i
politicanti nostrani, quando non sono impegnati a tacere, cercano, con un quasi
disperato e ridicolo tentativo di adattamento della realtà alla più bieca
propaganda, di dipingere quello che sta accadendo come le fasi, quasi normali,
di una guerra tra due parti belligeranti, e a spiegare le azioni dello stato di
Israele come un dovuto atto di autodifesa. In qualche modo, si sta cercando di
vendere l'idea che l'uccisione di tre ragazzi israeliani, episodio tragico, ma
ancora né chiarito né rivendicato, debba comportare il bombardamento di
un'intera popolazione inerme e l'uccisione di centinaia di uomini, donne e
bambini. Di fronte a questo patetico teatrino, noi preferiamo chiamare le cose
con il loro nome. Quello che sta avvenendo non è una "guerra", è un
massacro, un'operazione di genocidio condotta in maniera indiscriminata, contro
una popolazione che non ha mezzi per rispondere all'enorme apparato bellico
messo in campo; il "diritto all'autodifesa" non è stato altro che un
pretesto per scatenare l'offensiva e stroncare qualsiasi tentativo di
resistenza all'occupazione militare; gli "obiettivi militari" sono
gli edifici civili e le case; il "terrorismo" non è quello di chi
cerca di resistere quotidianamente tra vessazioni e torture in uno stato di
apartheid, ma quello di chi scientemente decide di decimare a colpi di
bombardamenti un popolo rinchiuso in una esile striscia di terra. In mezzo al
paradossale silenzio causato nella stampa e nella comunità internazionale dagli
ordigni dei boia dello Stato di Israele, Giovedì 17 Luglio abbiamo deciso di
organizzare un presidio a Barletta in solidarietà con il popolo palestinese e
per la fine dei bombardamenti e dell'occupazione israeliana. Dalle 18.30, in Piazza
Caduti, saremo presenti per denunciare ancora una volta gli intenti e i metodi
criminali dell'occupazione, e affermare la nostra vicinanza a tutta la
popolazione palestinese e al suo diritto all'esistenza e alla resistenza.
Affinché il suono di quelle esplosioni possa rompere il muro del silenzio e
giungere, in tutta la sua drammaticità, anche qui.
Francesco
Caputo - Collettivo Exit
Michele
Rizzi - Partito di Alternativa Comunista
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