Cari eletti nei Consigli comunali, cari
elettori,
incalza una incombenza inedita nella vita
democratica del paese: scegliere il presidente della Provincia con elezioni di
secondo livello. Proprio perché condividiamo il rammarico per l'intervento
legislativo che ha sottratto ai cittadini il potere di scegliere direttamente i
propri rappresentanti al governo di una struttura essenziale dell'ordinamento
statuale, vorrei rivolgermi sia agli eletti, a cui questo compito è stato
delegato, sia agli elettori che detengono pur sempre la titolarità della
volontà popolare. È un legame che se pure coinvolge l'appartenenza all'una o
l'altra parte politica - con le rispettive culture, storie, alleanze - deve
misurarsi con la funzione pubblica generale che investe chiunque assuma una
responsabilità di rappresentanza.
A maggior ragione in tempi in cui la politica
soffre di credibilità, credo sia doveroso suscitare la partecipazione
democratica e rispettare la passione civile e l'adesione ideale che le nostre
comunità hanno espresso nel tempo alla istituzione della Provincia Barletta
Andria Trani.
Né il riconoscimento della vocazione
all'autonomia storica, culturale, economica e sociale del nostro territorio può
essere vanificato e disperso da pratiche burocratiche. Anche se e quando le
Province dovessero essere cancellate dall'annunciata riforma della
Costituzione, ci saranno pur sempre funzioni e competenze da attribuire,
organizzare ed esercitare in forme associate dai Comuni. Questi, del resto, già
prima della Provincia Barletta Andria Trani si erano ritrovati nel Comprensorio
Nord Barese, nel Patto Territoriale Ofantino, nell'Area Vasta e in altre
aggregazioni d'ambito che hanno via via accompagnato la rivendicazione di
autonomia del nostro territorio. Senza un segno di continuità, rischieremmo di regredire - come dimenticare
le tensioni, i ripensamenti e persino i referendum? - a una condizione di
marginalità nella regione, di tornare ad essere periferia di un'area
metropolitana inevitabilmente a vocazione centripeta, di essere pressati dalla
tentazione a riprendersi spazi dell'altra provincia di confine. Mentre, proprio
per le sue peculiarità, quella che è stata definita “Puglia Imperiale” può non
solo assolvere a un ruolo di cerniera e confrontarsi alla pari con le entità
limitrofe, ma ambire a fungere da perno delle azioni che la nuova
programmazione è chiamata a sostenere nella più ampia area meridionale - tre
Regioni, cinque Province, più di 50 Comuni – bagnata dal fiume Ofanto.
Possiamo e dobbiamo operare nella formazione
degli Organismi di direzione e di gestione di quel che comunque resta della più
giovane Provincia d'Italia in modo da dare uno sbocco chiaro e costruire una
prospettiva coerente con una storia che si è dimostrata capace di cancellare
persino antiche manifestazioni campanilistiche a favore del carattere
policentrico del capoluogo provinciale - Barletta Andria Trani, senza trattini,
in una unica dimensione, similare a quella di una città metropolitana - pur di
concretizzare l'aspirazione delle nostre comunità.
Tra gli Organi da costituire c’è la
Conferenza dei sindaci. Anzi, pur in termini non formali, l'assemblea si è già
riunita in vista della scadenza elettorale, in virtù di un rapporto che nel
tempo si è caratterizzato per la sincerità del confronto, il rispetto reciproco
e la pari dignità delle proposte con cui corrispondere ai bisogni, valorizzare
le capacità e far crescere unitariamente le nostre comunità. Si è provato,
appunto, a tener conto di tale esperienza in vista del delicato passaggio
elettorale indiretto, ma al momento decisivo gli interessi politici particolari
hanno avuto il sopravvento. Altro che "inciucio"! Il percorso lungo
il quale la volontà politica avrebbe dovuto incontrare la identità istituzionale
della Provincia, alla luce del sole e in virtù di un concorso di idee e di
impegni programmatici, è stato repentinamente interrotto da una anacronistica
scelta di chiusura.
Perché approfittare della forza dei numeri e
sbattere la porta a cui bussano le istanze di autogoverno, le esigenze di
sviluppo omogeneo del territorio, il sentire solidale delle popolazioni? Non ho
potuto sottrarmi a questo interrogativo quando mi è stata proposta la sfida per
la Presidenza della Provincia come competizione per il presidio di un
territorio che aveva appena conquistato il riconoscimento identitario. Con la
stessa domanda credo si stiano misurando tanti altri consiglieri comunali
chiamati domenica prossima a votare in nome e per conto dell'intero corpo
elettorale.
Una sfida così ardua non può essere personale. È stata, in
effetti, condivisa da tutti i sindaci del centrosinistra, sempre con spirito di
servizio e amore per la nostra terra, e rimane aperta al confronto sulle scelte
programmatiche del più ampio campo di forze democratiche per potersi esplicare
con la stessa comune assunzione di responsabilità che ha caratterizzato
l'esperienza dell'Area Vasta.
Ecco, allora, di cosa discutere in questi
giorni prima del voto, se in coscienza
si intende scongiurare la mortificazione del progetto per il quale in
tanti, da tante parti, si sono battuti:
- come evitare la deriva burocratica di una
Istituzione che qualcuno ha voluto irridere definendola "provincetta"
senza suscitare nemmeno una reazione d'orgoglio;
- quali strumenti di partecipazione attivare per restituire senso
e valore alla volontà dei cittadini mortificata persino dall'incongruo
meccanismo elettorale del voto differenziato a seconda della dimensione dei
Comuni;
- quale evoluzione imprimere al rapporto
associativo tra i Comuni per non disperdere le potenzialità della nuova
programmazione.
Ed ancora, come pianificare le diverse
prospettive di crescita del territorio:
- l'asse marinaro sulla variegata costa da Margherita di Savoia a Bisceglie;
- le testimonianze archeologiche di Canne della battaglia, Canosa e Bisceglie;
- il percorso Federiciano che da Castel del Monte si spinge al patrimonio architettonico di Barletta e Trani;
- l'asse marinaro sulla variegata costa da Margherita di Savoia a Bisceglie;
- le testimonianze archeologiche di Canne della battaglia, Canosa e Bisceglie;
- il percorso Federiciano che da Castel del Monte si spinge al patrimonio architettonico di Barletta e Trani;
- la corona ambientale della Murgia;
- le nuove attività agro-alimentari che da
Trinitapoli e San Ferdinando provano a intrecciare un nuovo rapporto con
l'industria manifatturiera dei maggiori centri.
Si tratta, insomma, di cogliere le
opportunità che la Provincia potrà ancora offrire ai Comuni che la compongono e
sostenere la stessa visione del bene pubblico giorno dopo giorno, quale che sia
la evoluzione e trasformazione della Provincia come Istituzione.
Questa battaglia va oltre gli schieramenti,
non risponde ad ordini di scuderia, non ha a che fare con i numeri ma esprime i
sentimenti di riconoscenza ai padri fondatori della Provincia Barletta Andria
Trani e raccoglie l'aspirazione sempre viva tra le nostre comunità alla
convergenza, al riscatto e allo sviluppo.
Per questo merita di essere combattuta e,
spero, sostenuta.
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