«Gentile Direttore, l’attuale maggioranza consiliare di San Ferdinando di Puglia, ai sensi dell’art.193 del TUEL, ha dato atto, circa un mese fa, che “sulla base dei dati disponibili, non risultano situazioni tali da far prevedere un’alterazione degli equilibri di bilancio e la necessità di adottare provvedimenti di riequilibrio”.
Con delibera di giunta n.142 del 17.9.2014, “Politica assunzionale”, è stato inoltre evidenziato che l’Ente “non si trova in condizioni di tendenziale squilibrio finanziario” e che quindi, dopo aver contratto lo scorso anno due milioni e mezzo di “inutili” mutui, oggi si può dar vita ad una nuova stagione di assunzioni, prendendo il viatico dal D.L. 90/2014 del Governo Renzi.
In sostanza, è stato ignorato, ancora una volta e per il terzo anno consecutivo, che pende sul Comune una debitoria pari ormai ad un milione di euro nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, relativa al c.d. debito Pasculli; è stato ignorato che sulla questione, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso avverso la sentenza del TAR che sanciva la propria incompatibilità, rimettendo la questione al Giudice Ordinario; è stato ignorato che Equitalia ha pignorato la relativa somma nei mesi scorsi presso il nostro istituto cassiere ponendo nella condizione il Tribunale di Bari, in funzione di Giudice Unico, a cui giustamente ci si è rivolti, di dover sospendere l’efficacia-esecutiva dell’ordinanza ingiunzione emessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in data 20 febbraio 2012, “in ragione dell’elevato importo del credito azionato, così da concretizzarsi un periculum immediato per il Comune, la cui tutela, nella comparazione degli interessi fra le parti, appare più meritevole”.
Già, la tutela del Comune. Ma chi tutelerà i cittadini nei confronti del Comune? E cioè di un ente che, nascondendo la testa sotto la sabbia, ignora e va avanti, non prende atto che l’esecutività dell’atto che noi, da ben tre anni, chiediamo di riconoscere in questa sede ed in questo contesto deliberativo (come Debito ex art. 194 lettera a, del TUEL) viene di fatto sancita dal Tribunale di Bari nella sua pronuncia di sospensione del 20 giugno u.s.?
Dice il Tribunale di Bari: “D’altra parte, l’efficacia esecutiva del titolo ne consente l’immediata eseguibilità”.
Come faccia il responsabile economico-finanziario, unitamente al sindaco, alla giunta e a tutti i consiglieri di maggioranza, ad ignorare una siffatta ed intangibile pronuncia giurisprudenziale, in un giudizio che ha come controparte Palazzo Chigi e l’Avvocatura di Stato, appartiene ad una incredibile commedia dell’assurdo che gli apparati gestionali e politici di questo paese stanno inscenando da ben tre anni, non si sa bene perché ed a beneficio di chi; non certo della collettività sanferdinandese, che non solo si dovrà prima o poi caricare questo debito, ma lo dovrà fare sostenendo ulteriori e gravosi oneri, rivenienti dalla condotta sostanzialmente dilatoria dei suddetti apparati gestionali e politici. Una condotta che ha degli evidenti riflessi anche riguardo agli obiettivi del Patto di Stabilità; il relativo saldo, infatti, potrebbe non essere assolutamente coerente con gli obiettivi di finanza pubblica, perché anch’esso sconterebbe il mancato inserimento, nella parte investimenti della relativa contabilizzazione, del debito suddetto.
Ciò è purtroppo avvenuto anche nel 2013 ed anzi, sulla base di quanto certificato, si sono addirittura contratti nuovi mutui con la Cassa Depositi e Prestiti; la vicenda, al vaglio del Ministero dell’Economia, dell’Ispettorato per la Finanza Pubblica, della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza, sarà chiarita, speriamo, al più presto.
Tutto questo, per dire sostanzialmente due cose: la prima è che siamo stati, ancora una volta, molto a disagio nel discutere di documenti contabili sub iudice; la seconda è che siamo stati, ancora una volta, molto a disagio nel constatare che un’intera maggioranza, nulla ha avuto da dire, né alcun distinguo da fare rispetto a tutto quello che da anni stiamo cercando di illustrare, esclusivamente per il bene dell’ente e per la salvaguardia autentica dei suoi equilibri contabili.
Si può e si deve poi parlare di tante altre cose, di come, ad esempio, la percentuale di riscossione dei residui (22,88%) sia ancora piuttosto carente; o di come sia lacunosa, rispetto alle previsioni, sia la riscossione delle entrate provenienti dai trasferimenti correnti dello Stato, della Regione e degli altri enti pubblici che la riscossione delle entrate tributarie.
Riguardo alla spesa, poi, e al di là delle chiacchiere relative al Piano delle performance dei vari settori, un dato è chiaro, palese ed incontrovertibile: l’impegnato è pari al 24,96%; parsimònia o incapacità programmatoria?
A proposito di verifica sulla programmazione, al punto E (Investimenti e Opere Pubbliche) della relazione della giunta si afferma che “è un vanto per la nostra città essere riusciti a cantierizzare lavori per diversi milioni di euro”.
Cioè, sarebbe un vanto non conoscere ancora oggi quanto ci è costata la ristrutturazione della piazza tra varianti, variazioni di bilancio e successive determinazioni gestionali che sembrano non finire mai; così come sarebbe un vanto aver abbattuto il patrimonio arboreo secolare di piazza Umberto con una perizia di un tecnico nominato dall’impresa appaltatrice e non dal Comune.
Sull’operato del settore lavori pubblici, però, non abbiamo dubbi: carente e, a dir poco, pasticciato; per quasi ogni gara, negli ultimi tre anni, un contenzioso; continui ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.
I lavori della nuova palestra ancora fermi e la creazione di percorsi ciclabili cittadini non conformi (rispetto al D.M. 30 novembre 1999, n. 557), perché predisposti senza la preventiva approvazione del piano urbano del traffico e la verifica di compatibilità con il codice della strada.
Parlare di performance positive in questo settore è come discutere del sesso agli angeli. Proseguendo nell’analisi dei risultati esposti dalla giunta, si sostiene che “noi avremmo un livello di tassazione tra i più bassi d’Italia”; questo dovrebbe consolarci e farci accettare - senza batter ciglio - il salasso che le nostre famiglie hanno subito negli ultimi tre anni, in termini di pressione tributaria complessiva e di lievitamento dell’indebitamento locale pro-capite (€ 1.014,87)?
Quanto ai servizi, ed in particolare ai servizi sociali, la percentuale dell’impegnato al 30.9.2014, pari al 11,01%, attesta inequivocabilmente l’assoluto immobilismo politico nel settore.
Riguardo alle aree PEEP, si sostiene che: “Altri hanno speso le risorse, dimenticando colpevolmente di incassarle”. Orbene, è grazie ai c.d. “altri” che, nel 2008, con l’emanazione delle relative ordinanze-ingiunzione, si bloccarono i termini di prescrizione che oggi consentono di incassare quei residui; ma c’è di più, furono “altri” che, con la delibera di consiglio comunale del 7 febbraio 1997, sancirono che l’art. 35 della legge 865 del 1971 potesse essere liberamente interpretato e applicato, così provocando un danno erariale al Comune, avendo proceduto con le successive transazioni ad un’indebita decurtazione delle somme dovute dai soggetti attuatori incisi.
Sulla vicenda la verità è un’altra: ai soggetti attuatori doveva essere chiesto un conguaglio indennitario congruo che, in osservanza al disposto normativo integrale dell’art. 35 della legge 865 del 1971, tenesse comunque conto sia di quanto essi avevano già versato per acquisire direttamente le aree o pagando direttamente le indennità di esproprio, sia di quanto avrebbero dovuto pagare se tutti avessero pagato e se avessero pagato il giusto.
Questi allora sono i dati, questa è la realtà. È assolutamente opinabile allora la ventilata e compiuta realizzazione degli obiettivi programmatici; così come è opinabile ritenere rispettati gli equilibri finanziari che - a nostro parere - sono ancora sub iudice.
La verità è un’altra: questa amministrazione è ormai lontana dal comune sentire di un paese, ormai sintonizzato sull’alternativa a questo modo di governare.
SALVATORE PUTTILLI (Capogruppo consiliare “Uniti per San Ferdinando”)
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