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lunedì 23 marzo 2015

BARLETTA : Il filosofo Bencivenga e le “Case”. Luoghi di abitazione per l’anima

“Avevo una casa, sì, ma a quale scopo?” così si presenta il libro “Case” edito da Cairo Editore e scritto da Ermanno Bencivenga, filosofo e autore di numerosi saggi e alcune opere di narrativa, che vive da 35 anni negli States e di case ne ha cambiate tante, ma per ciascuna di queste prova affetto e allo stesso tempo distacco, oppure nostalgia per i ricordi che custodiscono.
Come professore di filosofia all’Università della California e come uomo, Bencivenga presenta la sua raccolta di racconti a Barletta, venerdì 20 marzo, presso “La Penna Blu” libreriapartendo dal presupposto kantiano che la materia è spirito: la casa è il luogo dove si raccolgono gli oggetti di chi la abita, dotati di una loro vita, ben oltre il significato che possiamo banalmente essere noi ad interpretare.
Dialogando con lo scrittore barlettano Tommy Dibari e il vice direttore di Cairo Editori Marco Garavaglia, è emerso il senso di una raccolta di racconti che guardano al comune luogo nelle visioni comuni e fuori dal comune o ancora scavando nel comune, nel quotidiano, abbracciando il pensiero, lasciando condurre la narrazione attraverso concetti vari e in antitesi. Le case possono essere luoghi famigliari di accoglienza e rifugio così quanto nemici limitanti, soffocanti o, ancora, indifferenti.
Cosa è casa? Cosa significa cambiare casa, città, vivere in un luogo piuttosto che in un altro? Cosa rappresentano i luoghi in cui abitiamo, come e perché ci influenzano? Un luogo è casa quando nella sua accezione si raccoglie anche il valore affettivo che reca in sé, e quindi anche quando può dare o togliere spazio a quell’io umano o brechtiano, che medita, che resta finalmente in solitudine, distaccato dalla società, a pensare a sé, a lavorare su se stesso, a vivere la dimensione filosofica, in quell’analisi e studio che questa indagine per “amore della sapienza” induce (philosophía, dal greco antico: phileîn, “amare” e sophía, “sapienza”).
La casa quindi anche intesa come specchio dell’uomo che la vive, riflesso più e oltre l’estetico, è soprattutto spirituale; il modo in cui abitiamo lo spazio è espressione del nostro modo di essere e percepire ciò che esiste. I protagonisti dei sei racconti hanno un rapporto intenso con il proprio spazio vitale, racchiudendo un’esistenza fatta di possibilità e inutili attese, in una riflessione che è a volte non-azione, mancata realizzazione. Talvolta la casa sa essere anche luogo di presenza a sè stessi, o il luogo dove custodire parti di sé, perché come direbbe Sartre “non ci si mette il proprio passato in tasca, bisogna avere una casa per sistemarlo”.
Dal luogo di raccolta dei ricordi e identità degli anziani alla leggerezza superficiale dei giovani, dall’immagine sociale della casa a quella asociale, dallo status simbol ostentato alla vergogna per il degrado; questa analisi del rapporto tra l’io e l’ambiente passa per gli stili di vita, le mentalità e le culture differenti, tra i concetti delle rigide geometrie conservatrici e l’open space della flessibile apertura al confronto. Le diverse case e città, sono portatrici oltre che di un valore culturale collettivo, di uno spirito che ci influenza e che noi influenziamo, al di là del design dei nostri interni, è l’interno che plasma l’esterno, e che i nostri luoghi si rifacciano a una filosofia feng shui o si abbandonino all’indifferenza delle nostre frenesie, viviamo in quanto abitanti di un cosmo in suo costante equilibrio, e l’uomo è richiamato a comprendere le energie che lo muovono in tale prospettiva, affinché non si esauriscano.
Mirella Vitrani

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