Dagli ultimi, recenti approfondimenti pare che la “notizia di reato” sul caso “Luchino” e la stessa immagine che ritrae lo sfortunato cittadino legato ad un albero con del nastro adesivo risalgano ad almeno due mesi fa. Non che questo faccia grande differenza rispetto alla brutalità del gesto, anche se, come opportunamente dichiarato dal Coordinatore del Comitato Quartiere Europa di Andria in un’intervista alla Rai, non sappiamo cosa sia accaduto prima e dopo quello scatto malvagio. Quei due mesi non sono un elemento trascurabile perché fanno la differenza, eccome se la fanno. In quei due mesi c’è qualcuno che ha visto, che ha “condiviso”, che ha forse anche fatto finta di nulla di fronte a quell’immagine, fino a quando di quella fotografia inquietante ne viene a conoscenza l’attento cronista che la divulga e ne da opportuna notizia giornalistica.
In quei due mesi non solo si è registrato tanto silenzio su quell’immagine ma in quei sessanta giorni Luchino lo abbiamo visto tutti, come lo vediamo da anni, girovagare per la città a chiedere soldi, sigarette, con la sua immancabile ormai compagna di lunghe passeggiate sotto il solleone piuttosto che in gelide giornate d’inverno, la sua amorevole “Peroni gigante”.
Se non cogliamo questi momenti potrebbero sfuggirci alcuni importanti particolari perché chi ha fatto finta di nulla di fronte a quell’immagine di Luchino legato all’albero, in quei due mesi, è lo stesso che non solo vedeva Luchino nei giorni successivi fare quello che da decenni fa ma vede anche che, ad esempio, ogni giorno, la folla dei giovani bevitori, aspiranti bulli, si ingrossa e ad ingrossare quegli aspiranti bulletti di paese non sono le bontà gastronomiche della nostra terra e neanche le merendine tanto incriminate ma sostanze tossiche di scarsissima qualità come alcol, vodka e porcherie simili ingerite in quantità industriali.
Tutti li vediamo, ogni sera e sono i nostri figli, quelli che “aspirano” ad essere i bulli di domani o forse lo sono già diventati, inconsapevolmente. Chissà se tra di loro non ci siano anche coloro che hanno legato Luchino a quell’albero nel Quartiere Europa o hanno condiviso quell’immagine o addirittura quella foto l’hanno scattata e poi fatta girare sui Social.
Il discorso si fa pesante? Sicuro che si fa pesante e questa volta forse ognuno di noi, leggendo, sta giù pensando: “ma questo ce l‘ha con me?”
In realtà questa domanda se la pongono ogni giorno politici di basso rango e servitori sciocchi quindi quelle facce strane la mattina, dopo l’uscita del quotidiano con un mio articolo piccante, le conosco ormai molto bene e non mi hanno mai impressionato.
Andando avanti nel ragionamento quindi potremmo chiederci: visto che le “notizie di reato” corrono ormai sui Social Network, proprio come quei fiumi di alcol e di birra consumati in quantità industriali, cosa serve per fronteggiare in via repressiva ma soprattutto preventiva la problematica giovanile ma anche il disagio sociale dei tanti Luchino andriesi?
Servono innanzitutto uomini e mezzi, uomini capaci, preparati e mezzi all’avanguardia, moderni e tecnologicamente avanzati e qui già stiamo parlando dell’intelligence investigativa che sappiamo tutti, almeno da quanto scrivono i Sindacati delle Forse dell’Ordine, subiscono i tagli di un Governo sprecone.
Ad Andria, ad esempio, la costruzione della Questura avrebbe sicuramente rappresentato, sia dal punto di vista logistico che strutturale, strumentale e funzionale, un miglioramento in termini di efficienza e di dotazioni per affrontare con più serenità le fasi preventive, poi quelle investigative e punitive, almeno per non far passare invano quei sessanta giorni fondamentali per capire come siano andate le cose.
A distanza di anni, però, quella Questura promessa resta un sogno, come tutti gli altri che non sono più neanche nel cassetto.
Servono anche Istituzioni più attente e più interessate ai problemi sociali di una città perché il Luchino ripetutamente “preda” di sciocchi balordi lo vedevano tutti per strada e sui social; lo vedevano i cittadini comuni, lo vedeva il Sindaco, gli assessori, i dirigenti comunali e tutti noi quindi se ognuno a quelle scene si era ormai fatta l’abitudine, al punto da ritenerle normali, non può poi indignarsi e mostrarsi “duro” di fronte alle telecamere a fatto compiuto.
Una moltitudine di elementi, quindi, che devono farci andare oltre; oltre le apparenze, oltre la mediaticità dell’evento, oltre la nostra ipocrisia, la nostra indifferenza e oltre le mediocrità tanto diffuse in città.
Andare oltre significa, come bene ha detto Don Geremia Acri, sporcarsi le mani e metterci la faccia ed io aggiungerei farsi dei nemici, tanti nemici che poi sono anche vendicativi, molto vendicativi e qui la cosa si fa veramente seria per chi non è disposto più a subire quelle emarginazioni, quelle denigrazioni, quell’isolamento personale, morale e professionale e quegli abusi psicologici che chi si sente tirato in ballo produce continuamente proprio su chi denuncia e, appunto, ci mette la faccia, sempre e da sempre.
Allora il “sacrificio” di Luchino non deve essere vano. Quell’immagine dell’uomo incerottato all’albero non deve essere dimenticata dopo l’exploit mediatico che dura il tempo di un Tg o di una trasmissione televisiva di approfondimento. No, quel sacrificio deve essere un punto di ripartenza e di confronto con le coscienze, al di la, ben al di la di una complessa, molto complessa indagine di polizia.
Il silenzio a volte può essere d’oro, in certe circostanze è doveroso ma il troppo silenzio fa paura e al di la delle esposizioni mediatiche dei soliti noti, che per fortuna sopravvivono, il silenzio in questa città è enorme ed è tutto racchiuso in quel senso di omertà che in una città come Andria, anche in una città come Andria, spesso ha preso il sopravvento e costruito soggetti, associazioni e pezzi di società completamente addormentati e passivi.
Di quella passività sono in molti ad approfittarne e ad averne approfittato. Anche la politica, certa politica, di quel senso di resa perenne ne ha approfittato e alla politica ha fatto sempre comodo svegliare quelle coscienze assopite in quei trenta giorni quando le menti devono stare sveglie perché tutti insieme si deve assaporare fino in fondo e “vendere” un piatto virtuale che in realtà è sempre stato vuoto e che continua a produrre tante vittime come il buon, caro e fragile Luchino che forse, in questo momento, non riesce a ricordarsi i volti di chi lo ha ripetutamente umiliato ma sicuramente ricorda molto bene quelli dei tantissimi che, vedendolo infreddolito e solo per strada, lo hanno ignorato fino a ricordarsi di lui solo quando si sono accese le telecamere della cronaca.
Savino Montaruli
Presidente Associazione "Io Ci Sono!" - Andria
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