Il
commento del segretario generale della Cgil di Barletta – Andria –
Trani, Giuseppe Deleonardis, al via libera della legge contro il
caporalato.
“Lo
chiedono i parenti delle vittime dello sfruttamento, invocano un
cambiamento le donne e gli uomini immigrati che in questi anni
abbiamo incontriamo nelle campagne, costretti per pochi euro ad
abbassare la testa davanti ai caporali, ed ora possiamo dire che con
questa legge siamo davvero sulla strada giusta, quella
dell’inversione di marcia”, commenta così il segretario generale
della Cgil Bat, Giuseppe Deleonardis, l’approvazione alla Camera
del Ddl contro il caporalato che prevede l’inasprimento degli
strumenti penali, indennizzi per le vittime, rafforzamento della rete
del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi per
l'accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali.
“Siamo
soddisfatti - prosegue Deleonardis – della legge perché è il
frutto di battaglie fatte negli anni anche in questo territorio, si
tratta di una norma di civiltà che mette in discussione un modello
costruito nel tempo ma soprattutto rappresenta una sfida che lanciamo
alle imprese pur ammettendo che nel nord barese il caporalato è un
fenomeno meno diffuso, piuttosto in questa zona ci troviamo di fronte
ad irregolarità contrattuali. Invitiamo le imprese ora a cimentarsi
con la certificazione etica d’impresa e l’applicazione delle
norme”.
“È
necessario che la legge non resti però sulla carta ma che trovi
reale applicazione nella realtà. Ora c’è bisogno che quella
coscienza civile che si è maturata anche, purtroppo, con le morti
dell’estate del 2015, non si disperda perché non ci può essere
uno sviluppo con riduzione in schiavitù, con forme di caporalato e
di illegalità nelle campagne. Bisogna – conclude il numero uno
della Cgil Bat – mantenere viva l’attenzione ma soprattutto la
cosa positiva è che finalmente si sia rotto quel clima di paura, di
omertà e di tolleranza nei confronti di chi riduce in schiavitù i
lavoratori e pratica atteggiamenti illegali in campagna. Per troppo
tempo si è convissuto con un modello di impresa sbagliata. Una legge
da sola, però, non basta: i lavoratori devono sapere che devono
ribellarsi al ricatto occupazionale, recuperando il loro protagonismo
sociale, altrimenti una norma non può servire a molto”.
Michela Alicino
Ufficio stampa Cgil BaT
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