Una
patata bollente, bollentissima che potrebbe passare direttamente
nelle mani di chi ambisce ad amministrare in futuro la città di
Andria. Il Tar non decide sulla Tar(i). Sembra un gioco di parole ma
è un gioco al massacro visto che moltissime migliaia, decine di
migliaia di cittadini andriesi ancora oggi attendono una sentenza che
non arriva mai. E curioso come la città di Andria sia sempre fuori
dal coro quando si tratti di vicende giudiziarie ed ecco che ciò che
altrove accade con normalità e regolarità nella città di Federico,
pur in presenza di stesse quasi identiche situazioni, non accade mai
nulla.
Sul
“caso” IMU, TARI e TASI 2015 ad essere “condannati” dai
rispettivi TAR, ai quali si sono rivolti, sono già stati quasi la
totalità dei comuni ricorrenti contro il Ministero. Le sentenze sui
cinquanta ricorsi presentati dai comuni in dodici Tar diversi,
compresi quello di Andria, di Matera e di Francavilla già
condannati, parlano di decisioni già depositate che condannano i
comuni che hanno approvato in ritardo le delibere del 2015 (Imu,
Tari, Tasi e addizionale Irpef), cioè adottate dopo il 30 luglio
dello scorso anno, esattamente come ha fatto maldestramente il comune
di Andria.
Una
strage per i Comuni ora costretti ad applicare le aliquote del 2014
con l’impossibilità di recupero sul 2016 a causa del blocco
ministeriale degli aumenti fiscali, tranne che per la Tari cioè
quella Tassa Rifiuti che ad Andria è già da anni alle stelle
nonostante gli ottimi risultati della raccolta differenziata fatta
dai cittadini e nonostante i premi degli amici di Legambiente che lo
hanno dichiarato, con una brutta parola, comune rIciclone.
Andria
quindi attende la sua sentenza. Una sentenza che la fa tremare e che
dovrebbe essere assolutamente favorevole ai contribuenti, avallando
le tesi di coloro che hanno “consigliato” a questi di pagare
senza gli aumenti illegittimi che comunque il comune di Andria ha
sempre continuato a chiedere di pagare, senza adottare alcun
provvedimento in autotutela.
Le
Sentenze già pronunciate danno ragione dunque al Ministero
dell'Economia che impugnò le delibere tardive dei comuni, compresa
quella della città di Andria.
Nessuna
chance per Andria che, come gli altri comuni, ha deliberato in
ritardo? A nulla varrebbero le flebili e non giustificabili
motivazioni poste alla base della “difesa” dell’Ente? Sta di
fatto che ad Andria ci si attende un esito favorevole per i
contribuenti che riceveranno o compenseranno con il pagamento di
altri tributi locali il credito maturato qualora abbiano pagato con
le tariffe aumentate mentre coloro che hanno applicato le vecchie
tariffe dunque non hanno calcolato gli aumenti potranno stare
tranquilli sulla scelta operata.
Dal
canto suo il comune di Andria, in caso di condanna, dovrebbe dare non
poche spiegazioni sia in merito al comportamento adottato dall’intero
consiglio comunale che ha deliberato sia sull’aggravio venutosi a
determinare anche a causa delle spese di giudizio cui potrebbe essere
condannato, senza tenere conto del bilancio comunale e di quelle
minori entrate, enormi minori entrate. Una situazione che sembra
ormai senza via d'uscita anche per Andria che chiuderebbe il bilancio
2015 in disavanzo.
Quanto
tempo ancora si prenderà il Tar per decidere sul “caso Andria”?
Perché tanto ritardo?
Altre
importanti domande che resteranno senza risposta, nella città del
“silenzio diffuso”.
*Presidente Associazione “Io Ci
Sono!”
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