Una serie di incontri di confronto
aperti alle forze politiche e alle associazioni al fine di aprire la
discussione alla partecipazione collettiva e ragionare sulla proposta
di deliberazione per consiglio comunale di iniziativa popolare: era
questo ciò che prometteva l’assessore all’ambiente Antonio
Divincenzo lo scorso 18 marzo.
In quella data il consiglio comunale di Barletta approvava la proposta di deliberazione “Rifiuti Zero” emendata e snaturata, difatti ad oggi lettera morta, e rinviava la discussione sulla seconda proposta riguardante il monitoraggio ambientale, entrambe di iniziativa popolare e sottoscritte da più di 1200 cittadini, presentate perciò con più del doppio delle firme rispetto a quelle ritenute necessarie ai sensi dello statuto comunale di Barletta.
In quella data il consiglio comunale di Barletta approvava la proposta di deliberazione “Rifiuti Zero” emendata e snaturata, difatti ad oggi lettera morta, e rinviava la discussione sulla seconda proposta riguardante il monitoraggio ambientale, entrambe di iniziativa popolare e sottoscritte da più di 1200 cittadini, presentate perciò con più del doppio delle firme rispetto a quelle ritenute necessarie ai sensi dello statuto comunale di Barletta.
Dopo otto mesi la proposta di
deliberazione di iniziativa popolare “Monitoraggio Ambientale”
compare nell’ordine del giorno della convocazione del prossimo
consiglio comunale, per il 29 novembre alle ore 16,00 in prima
convocazione ed il 30 novembre sempre alle ore 16,00 in seconda
convocazione.
Come nella peggiore tradizione
dell’amministrazione Cascella la volontà popolare viene disattesa
ed il confronto negato, difatti il testo che il consiglio comunale si
appresta a discutere nulla ha a che vedere con la versione originale
presentata dal Forum Salute e Ambiente prima alla cittadinanza poi
presso l’Ufficio per le relazioni con il pubblico al fine di
approdare in consiglio comunale.
Nessun riferimento alle aziende insalubri Timac Ago Italia Spa e Buzzi Unicem Spa, né alle dettagliate premesse riguardanti le sostanze tossiche per l’ambiente e gli esseri viventi da esse rilasciate e non adeguatamente misurate e monitorate sul territorio di Barletta, né alla necessità di esplorare la correlazione tra le concentrazioni ambientali degli specifici inquinanti emessi dai suddetti impianti soggetti alla direttiva 98/61/CE sulla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) e le condizioni patologiche della popolazione. Ed ancora: nessun riferimento all’adozione di azioni e iniziative necessarie alla verifica del piano di monitoraggio e controllo e delle prescrizioni contenute nelle AIA concesse agli impianti IPPC e né, di conseguenza, l’adozione di azioni e iniziative necessarie alla verifica della messa in atto delle migliori tecnologie disponibili (BAT), con riferimento ai documenti BREF e alle valutazioni da effettuarsi a carico degli Enti di controllo pubblici (ISPRA, ARPA Puglia).
Nessun riferimento alle aziende insalubri Timac Ago Italia Spa e Buzzi Unicem Spa, né alle dettagliate premesse riguardanti le sostanze tossiche per l’ambiente e gli esseri viventi da esse rilasciate e non adeguatamente misurate e monitorate sul territorio di Barletta, né alla necessità di esplorare la correlazione tra le concentrazioni ambientali degli specifici inquinanti emessi dai suddetti impianti soggetti alla direttiva 98/61/CE sulla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) e le condizioni patologiche della popolazione. Ed ancora: nessun riferimento all’adozione di azioni e iniziative necessarie alla verifica del piano di monitoraggio e controllo e delle prescrizioni contenute nelle AIA concesse agli impianti IPPC e né, di conseguenza, l’adozione di azioni e iniziative necessarie alla verifica della messa in atto delle migliori tecnologie disponibili (BAT), con riferimento ai documenti BREF e alle valutazioni da effettuarsi a carico degli Enti di controllo pubblici (ISPRA, ARPA Puglia).
Abbiamo voluto citare solo alcuni dei
punti cancellati dalla nuova proposta di delibera targata sindaco
Cascella e assessore all’ambiente Divincenzo, ancora una volta
colpevoli di un modus operandi volto a non affrontare
responsabilmente la presenza di due insalubri multinazionali, la
Timac Agro, sotto sequestro con facoltà d’uso per violazione
dolosa delle disposizioni in materia ambientale, omessa bonifica e
inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, e Buzzi Unicem per
la quale la Procura di Trani ha richiesto il rinvio a giudizio di 17
indagati per gravissimi reati di disastro ambientale e falso.
Tutto ciò che l’amministrazione
Cascella è stata in grado di partorire è una delibera di
autocompiacimento riguardo al suo impegno a tutela di ambiente e
salute in seno al Protocollo d’intesa con Provincia BAT, Regione
Puglia, ARPA Puglia, ASL BAT e CNN-IRSA.
Vergognoso e menzognero considerare, a
tal proposito, tardiva la proposta di iniziativa popolare su un
monitoraggio ambientale relativo alle due aziende insalubri Timac
Agro e Buzzi Unicem. Se è vero che il deposito presso il Comune di
Barletta è avvenuto lo scorso dicembre, cioè un mese dopo la
stipula del Protocollo d’intesa suddetto, è altrettanto vero e
maggiormente rilevante il fatto che il Monitoraggio ambientale
proposto dal Forum Salute e Ambiente è il frutto di quel confronto
con sindaco e commissione ambiente iniziato nel 2014 e poi interrotto
senza alcuna motivazione dall’amministrazione Cascella perciò di
gran lunga antecedente oltre che dettagliato e partecipato rispetto a
quello di origine istituzionale.
Ritenendo di dover rispettare e
tutelare i cittadini di Barletta che hanno sottoscritto un documento
che, falsificato, viene proposto al consiglio comunale, ci
mobiliteremo per impedire la sua discussione in aula consiliare. A
tale impegno seguiranno altre iniziative finalizzate a veder
rispettata la volontà popolare ed il diritto dei cittadini ad essere
coinvolti nelle decisioni che riguardano la propria salute e
l’ambiente in cui vivono. Riteniamo necessario un drastico cambio
di rotta delle modalità di monitoraggio adottate dalla compagine del
Cascella che se dovessero rimanere così come sono porteranno ad uno
spreco di denaro pubblico, non essendo idonee ad individuare i
responsabili dell’inquinamento né a portare all’applicazione del
principio “chi inquina paga!”.
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