La mancata
realizzazione del ponte di inversione sulla nuova Andria-Trani,
preannunciato e mai realizzato, con gravissime conseguenze per gli
opifici e le industrie dell’area; la chiusura ed il trasferimento
di alcuni uffici finanziari ed economici di primaria importanza,
tutti prima ubicati nella città di Andria e portati altrove; la
problematica dello smantellamento dei dehors esterni ai pubblici
esercizi, dopo averli “autorizzati” con enorme dispendio di
denaro ed investimenti importanti a carico degli Operatori economici;
la chiusura della Camera di Commercio; la mancata realizzazione della
rete di mercatini rionali; la mancata riqualificazione della Fiera di
Aprile e l’assenza della Programmazione Strategica del Commercio;
lo stato di abbandono della Zona Insediamenti Produttivi e
l’incapacità ad utilizzare fondi pubblici per la riqualificazione
economica e territoriale; l’assenza pressoché totale di politiche
occupazionali con lo sfaldamento definitivo di un tessuto sociale ed
economico reso fragilissimo e praticamente al collasso, unitamente
all’incapacità di guardare a strategie di rete sono tutti sintomi
di uno stato di paralisi complessivi di quella che era la città,
Andria, invidiata e più promettente fino a vent’anni addietro.
Che alla base di
tutto questo degrado e deterioramento ci possa essere una precisa
strategia sarebbe difficile da pensare, anche perché si facendo si
creerebbe un alibi accomodante per mascherare incapacità allo stato
puro che sono sicuramente l’elemento principale di questa
escalation negativa che porta la città ed il territorio,
amministrato praticamente tutto con lo stesso “metodo”, alla
condizione in cui si trova oggi.
Andria dunque
completamente “città bloccata”, da tutti i punti di vista,
principalmente da quello politico/amministrativo dove l’asticella
della discussione non si riesce a sollevarla di un solo millimetro e
si continua a volare basso, rasoterra.
Eppure le
potenzialità sono ancora tutte intatte. Certo alcune importanti
professionalità sono andate irrimediabilmente perdute a causa della
crisi perdurante del settore manifatturiero e dell’edilizia ma le
potenzialità restano ancora enormi, se solo fossero individuate e
ben utilizzate. Quella potenzialità stanno scappando da questo
territorio e su questo sono sempre in pochi a riflettere ed a
confrontarsi, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Fino ad oggi solo
grazie a quelle potenzialità e all’unico, esclusivo merito della
capacità imprenditoriale individuale di ciascun Operatore si è
riusciti ad avere una parvenza di crescita e di sviluppo ma manca
ancora il Progresso e qui le responsabilità sono tutte di una classe
politica di valore indecifrabile, di una classe dirigente spesso
asservita e mai autonoma; di un ambiente politico/amministrativo
litigioso e concentrato unicamente a salvaguardare posizioni di
privilegio e di ambizioni personali.
Se per porre fine a
tutto questo serve una svolta decisa e radicale allora ben venga ma
basta con la sostituzione di “pedine” che fanno parte, tutte,
dello stesso scacchiere perché i risultati del nepotismo politico e
della dirigenza di appartenenza, anche in questo territorio e nella
città di Andria, hanno dato risultati nefasti da far invidia alle
peggiori amministrazioni di condominio.
*Presidente UNIBAT
Nessun commento:
Posta un commento