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News dalle Città della BAT

mercoledì 7 febbraio 2018

ANDRIA : LA CITTA' SPROFONDA, SPROFONDA SEMPRE


Basta un poco di pioggia ed ecco che prima sprofonda via Alcide De Gasperi, poi corso Cavour. In questi giorni anche il piazzale intitolato ai Marinai d’Italia sprofonda. A memoria d’uomo a qualcuno bisognerebbe rammentare che quel piazzale non è altro che un avvallo o un fossato e durante la pianificazione della nuova 167 quel vallo venne ricoperto di materiale di risulta. Dopo vent’anni i risultati dei lavori allora effettuati si sono visti. Non tutti sanno che quando si intitola una Piazza, Via, Piazzale, Giardino ecc. i responsabili della toponomastica sono tenuti ad informare gli Organi competenti e dare lustro ad una inaugurazione con tutti i dovuti protocolli e cerimonie. Nella fattispecie del piazzale Marinai d’Italia al momento della posa in opera della tabella che indica l’intitolazione i diretti interessati, referenti dell’Associazione A.N.M.I. Gruppo di Andria non sono stati informati e né tantomeno alcuno si è mai preoccupato di organizzare una cerimonia come si deve. Certamente chi con fretta e furia ha provveduto ad ubicare la Targa intitolata ai Marinai d’Italia non ha prestato servizio militare ignorando che gli Enti di Associazioni combattentistiche hanno il loro Statuto e Regolamento che prevede tutto un Protocollo per l’intestazione e l’intitolazione nel caso specifico ai Marinai d’Italia. Ma è solamente il piazzale che sprofonda? Nossignori, Andria è tutta una brughiera. Basti circolare con una bici per rendersi conto di quanto nella nostra città di Andria sia difficile circolare con una bicicletta. Percorrendo le vie, quasi tutte sono sconnesse. Zanelle, cordoli, pavimenti, marciapiedi. Questi ultimi sono impraticabili. Anche passeggiando gli alberi con le loro radici hanno rigonfiato le pavimentazioni che sono divelte. E che dire dei tombini di fognatura e raccolta di acqua piovana che sprofondano nei terreni e sono sempre ricolme di rifiuti che ostruiscono il deflusso con possibili gravissime conseguenze? Quando si circola in bici bisogna stare molto attenti ad evitarli in quanto si rischia di essere investiti dalle auto in transito mentre si è intenti a trasformarsi in esperti equilibristi zigzagando come dei bravi sciatori eseguendo slalom. A ciò si deve aggiungere la gimcana che bisogna fare per evitare buche grandi e piccole con dossi e avvallamenti lungo tutte le strade. E che dire delle piste ciclabili? Una bella invenzione, sulla carta. Difatti non sono state una vera panacea per alleviare il traffico caotico. Circolare sulle dette piste è curioso notare come in via Gramsci tale pista ciclabile sia sistemata. Spostandoci nella Zona del Quartiere Europa addirittura bisogna evitare gli alberi proprio sulla pista ciclabile, in via Mattia Preti angolo via Ospedaletto. Roba da qualche bel programma televisivo di denuncia pubblica. In altre vie la situazione non è tanto dissimile. Via Aldo Moro, via Ospedaletto, corso Italia, corso Europa Unita, corso Francia, via Carriera, via Appiani e via dicendo. Da notare che tra via Vochieri e corso Europa Unita, in via Barletta non esiste una via di comunicazione che collega corso Italia. Lo stesso dicasi tra corso Europa e via Ospedaletto angolo passaggio a livello che collega corso Italia. Superando il passaggio a livello in via Barletta direzione Barletta c’è un piccolo sentiero sconnesso, sul lato destro, che costeggia la ferrovia e si immette in corso Italia. Perché detto passaggio non viene dotato di un passaggio pedonale con pista ciclabile? Perché non si costruisce un sottopasso pedonale che colleghi Largo Appiani con Piazza Bersaglieri? Altrettanto dicasi per via Farini. La zona 167 Nord è chiusa tra via Castelfidardo e Porta Pia. Non c’è uno sbocco che collega via Martiri di Belfiore. Via Brescia, Talamone, Rovito anch’esse sono strade chiuse. Dotarle di un passaggio pedonale che congiunga via Martiri di Belfiore non sarebbe un crimine ma un servizio utile per gli abitanti interessati e non. I nostri interventi non sono di restituire il male quando lo si è ricevuto ma consigliare nel bene. Noi non bramiamo gli onori e le glorie, cose che queste potrebbero finire per nuocerci. E che dire delle periferie? Siamo stufi e stanchi di ascoltare sempre le stesse nenie. Recuperare le periferie? Ma quale recupero? I soldi dei condoni edilizi sono stati incassati dallo Stato e dai comuni. E i servizi. Sono trascorsi 35 anni dal primo condono e a mezza luna tesa nulla si intravede. Domanda: che fine hanno fatto i soldi incassati dal nostro comune degli oneri di urbanizzazioni e costi di costruzione? Dove sono i recuperi delle periferie? A gran voce si promettono milioni di euro stanziati ma nei fatti dove sono? Agli interessati l’ardua sentenza.        


                                                                                       Vincenzo Santovito
                                                                                             Osservatore Civico

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