Ciao, mamma
con questa parola inizia questa mia.
Si, perché un bambino, quando si esprime per la prima volta,
la prima parola che pronuncia è MAMMA.
Io sono il tuo bambino un po’ cresciuto e chiamandoti ancora
mamma ogni mattina è stupendo, al sorgere dell’aurora, festeggiarti sempre.
Cara è l’età, al viso non si possono nascondere le emozioni.
La mamma si festeggia ogni anno in una data stabilita: da chi? Da vivente
bisognava ammirarti. Or che la tua anima poggia aleggiando nei campi candidi
elisi. Seduta stante accanto al tuo amatissimo marito e mio fratello Giuseppe.
La mamma, la sua eco risuona tra le vie e viuzze dove tu eri solita percorrere
e non è ricordarti ad una data stabilita. La tua voce, il tuo sguardo, le tue
carezze, i tuoi consigli, i tuoi baci, le tue scornate e i tuoi lamenti, le tue
sofferenze, le tue gioie, i tuoi dolori che talvolta celavi; i tuoi desideri,
le tue delusioni, rimembrano e sempre rimembreranno nel mio cuore e ricordi.
Nelle ombre della sera che cadevano sempre più lunghe dalle stradine fumavano i
comignoli delle case del tuo paese. In una calma profonda tu venivi accarezzata
da leggeri, leggeri soffi di vento mentre al tuo prosperoso seno nutrivi i tuoi
amatissimi figli. Tacevi rilassata mentre lodavi il buon Dio, sussurrando
nell’aria pensieri d’amore. Nei miei pensieri, sulle mie azioni, nei miei sogni
tu regnerai e dimorerai non in disparte e da sola ma sempre stesa bramosa nei
miei sogni. Passionale com’eri con papà andavi sempre alla ricerca del senso della
vita. Non eri tanto attaccata alla cultura ma i lumi della ragione e della
passione per papà e per noi figli non mancavano mai nelle tue preghiere. Gli
anni li sento di dosso; la beltà non splende più di tanto. Nei miei occhi non
vi sono più tempi ridenti di quando la gioventù saliva. Una quiete vaga tra le
mie stanze recependo l’eco della tua flebile voce ed intorno, ricordandoti ad
ogni attimo, ti vedo assai contenta seduta accanto a me.
Le mie mani non sono più in grado di ricevere i tuoi doni e
non c’è più spazio per riempirli del tuo affetto. Vorrei inebriarmi ancora dei
tuoi dolci sospiri ma dimentico me stesso chiamandoti sempre e ancora MAMMA.
In un silenzioso stupore, eternamente ti ascolto con
tantissimo amore di figlio. Nei soavi ricordi ricevi questo mio. Non sono un
ignoto, sono tuo figlio Vincenzo che ti festeggia sempre. Come mamma e come
donna ardeva in te una passione sfrenata per tuo marito, mio papà e noi figli,
e non conoscevi limiti di sorta.
Tuo figlio, Vincenzo.
Vincenzo
Santovito
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