Dopo
l’incontro con Cascella Cgil, Cisl e Uil si attivano presso la Prefettura e la
Regione. “Dall’azienda vogliamo certezze per i lavoratori”
Garanzie sui livelli
occupazionali, continuità nel pagamento degli stipendi nonostante lo stop e predisposizione
di un piano aziendale per conoscere il futuro produttivo dell’azienda. Queste
le tre richieste che, in sintesi, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil,
avanzano alla Timac Agro di Barletta all’indomani del blocco dell’attività
dello stabilimento che produce fertilizzanti fermo perché il Tribunale di Trani
ha respinto la richiesta di proroga della facoltà d’uso fatta dai legali
dell’azienda per mettere in sicurezza e bonificare del sito.
“Stigmatizziamo
l’atteggiamento della Timac che non ci ha ancora convocati per farci capire
come stanno le cose, ciò di cui siamo a conoscenza l’abbiamo appreso nelle
scorse ore in un incontro con il sindaco di Barletta, Pasquale Cascella”,
spiega Pietro Fiorella, segretario
generale Filctem Cgil Bat/Foggia. “Dai vertici dell’azienda, mentre i
lavorati protestano insieme alle Rsu davanti ai cancelli dello stabilimento,
non abbiamo avuto alcun tipo di informativa. Ciò che ci preoccupa sono,
naturalmente, le sorti dei dipendenti per i quali chiediamo certezze sul futuro
occupazionale e continuità nel pagamento degli stipendi, visto che sappiamo bene
come in casi simili non siano previsti ammortizzatori sociali di nessun tipo. È
necessario anche che la società ci illustri il proprio piano aziendale, se ce
n’è uno, per la continuità della produzione. Per tutte queste ragioni, insieme
ai colleghi di Femca Cisl, Giuseppe Anaclerio, e Uiltec Uil, Filippo Lupelli,
ci stiamo attivando su più fronti per sederci subito attorno ad un tavolo con i
vertici della Timac e con i rappresentanti delle istituzioni. Abbiamo chiesto
al Prefetto della Bat di intervenire con urgenza ed avviato il percorso per l’attivazione
della Task Forze regionale. Intanto, oltre al sit-in già organizzato dalle
nostre Rsu, andremo avanti con altre iniziative di lotta e mobilitazione”,
chiarisce Fiorella.
“Visto che il
provvedimento di sequestro risale al 2016 nell’ambito di un’indagine su un
presunto inquinamento ambientale (al 2015 risale invece l’ordinanza della
Provincia per la bonifica), ci piacerebbe sapere fino ad oggi cosa sia stato
fatto per evitare questa drammatica situazione che mette in contrapposizione
salute e lavoro ed una contro l’altra le esigente dettate dalla produzione e
quelle della salubrità dello spazio in cui viviamo. Dalla stampa apprendiamo che il Tribunale non ha concesso la nuova
proroga perché il piano per la messa in sicurezza presentato dall’azienda
sarebbe insufficiente, è impensabile che le organizzazioni sindacali vengano
tenute all’oscuro da queste questioni che riguardano da vicino i lavoratori e che
hanno conseguenze sulla loro pelle. Siamo convinti che sia necessario individuare
immediatamente tutte le soluzioni possibili atte a salvaguardare e coniugare
lavoro, livelli produttivi e ambiente. Ci auguriamo che in questa vertenza non
ci sia il muro contro muro come sta avvenendo ancora, purtroppo, con l’Ilva di
Taranto”, conclude Giuseppe Deleonardis,
segretario generale Cgil Bat.
Michela Alicino
Ufficio stampa Cgil Bat
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