La difesa d’ufficio che il Sindaco Giorgino sembra voler fare nei riguardi del suo ex assessore all’Ambiente, raggiunto da una misura di sequestro cautelare dei propri beni su istanza della Procura Regionale della Corte dei Conti, si colloca su un piano strettamente giuridico.
Chi può mai mettere in dubbio che l’iniziativa della Procura ha carattere “cautelare” e che occorre attendere con fiducia la pronuncia definitiva della Magistratura sulla vicenda personale dell’ex assessore?
Ma la nota del Sindaco non scioglie i due “nodi politici” che l’affaire dell’appalto sui rifiuti ha posto prepotentemente all’attenzione della Città:
1. come superare il rilievo, fatto proprio dalla Procura, secondo cui, l’aggiudicazione dell’appalto è parso confezionato su misura dell’aggiudicatario? Sulla stampa si legge che “le particolarità dei parametri e dei requisiti richiesti dal disciplinare tecnico del bando erano infatti preordinati a corrispondere perfettamente alle caratteristiche tecniche della Sangalli”;
2. perché una risposta così tardiva e insufficiente sulle presunte iniziative di revisione del contratto d’appalto che l’Amministrazione avrebbe intrapreso? Non può bastare l’affermazione, a tanti mesi di distanza, secondo cui l’Amministrazione comunale si è fatta carico, tramite il proprio avvocato, di intraprendere tutte le azioni opportune e specifiche atte a verificare la congruità degli elementi fondanti il suddetto rapporto giuridico e contrattuale. A che punto è la verifica?
I cittadini colgono, ad oggi, un servizio di raccolta che, al di là dei premi ritirati, rende la Città sporca e le vie di campagna colme d’immondizia e che, ciononostante, costa molto di più alle loro tasche.
Ovviamente non si tratta di eliminare la raccolta differenziata, ma di rafforzare la pulizia delle vie cittadine e della campagna, di richiamare la Sangalli ad adempiere più puntualmente al contratto e soprattutto di redistribuire a vantaggio degli utenti gli incentivi previsti.
Sabino Fortunato