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mercoledì 11 luglio 2018

PUGLIA : Legambiente presenta Ecomafia 2018

Puglia terza nella classifica regionale dell’illegalità ambientale nel 2017, con 3.119 infrazioni accertate. Resta sul podio per i reati legati al ciclo dei rifiuti, del cemento e quelli contro la fauna

Bari, Foggia e Lecce fra le prime dieci province per illegalità ambientale in Italia nel 2017

La diffusa applicazione della legge sugli ecoreati e l’impennata delle inchieste sui traffici illegali di rifiuti sono all’origine dell’incremento registrato nel 2017 degli illeciti ambientali, che sono 30.692 (+18,6% per cento rispetto all’anno precedente, per una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora), del numero di persone denunciate,39.211 (una crescita del 36%), e dei sequestri effettuati, 11.027 (+51,5%). Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso è stato verbalizzato il 44% del totale nazionale di infrazioni. Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti. A completare il quadro, un fatturato dell’ecomafia che sale a quota 14,1 miliardi, una crescita del 9,4%, dovuta soprattutto alla lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.

Sono questi in sintesi i dati nazionali che emergono dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, presentati oggi a Roma. Quelli pugliesi, invece, sono stati illustrati questa mattina a Bari nel corso di una conferenza stampa daFrancesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Renato Nitti, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, del Gen. B. Danilo Mostacchi, Comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia, e delTen. Col. Savino Raimo, Capo Ufficio Comando R.O.A.N. Guardia di Finanza Puglia.

«Nel Rapporto Ecomafia 2018, la Puglia conferma il terzo posto nella classifica regionale dell’illegalità ambientale con 3.119 infrazioni accertate. L’abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la fauna non accennano a diminuire. I numeri pugliesi di Ecomafia 2018 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle Forze dell’Ordine e dalla magistratura che, ormai da tre anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio»dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.

Nella classifica regionale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2017, la Puglia si colloca nuovamente al terzo postocon 3.119 infrazioni accertate, il 10,4% sul totale nazionale, 982 sequestri effettuati3.316 persone denunciate e 65 arrestate.  
Mentre nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale nel 2017, a livello nazionale, Bari, Foggia, Lecce eTaranto si piazzano rispettivamente all’ottavononodecimo e quindicesimo posto con 766750619 e 461 infrazioni accertate.               
Nel 2017, in Puglia, grazie alla Legge 68/2015 sugli ecoreati, le forze dell’ordine, su 1.201 controlli eseguiti, hanno contestato 41 infrazioni, effettuato 9 sequestri e denunciato 41 persone.

Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia rimane al secondo posto, con 677 infrazioni accertate, il 9,3% sul totale nazionale, 811 persone denunciate, 33 arrestate e 317 sequestri effettuati. Mentre, nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti nel 2017, a livello nazionale, FoggiaTarantoBari e Brindisi si piazzano rispettivamente al secondosestoundicesimo e quindicesimo posto con 202155104 e 73 infrazioni accertate.   
Nel corso dell’anno 2017, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato oltre1.317 tonnellate di rifiuti industriali4 discariche abusive e constatato un’evasione dell’ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 16.050.623,27.

Con l’operazione In Daunia venenum, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Bari, è stata individuata un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi che ha provocato gravi danni ambientali nell’agro di Manfredonia ed in altre zone della provincia di Foggia, attraverso lo sversamento nel terreno di sostanze inquinanti quali fosforo, nichel, piombo, rame e mercurio.  
Sul fronte dei trafficanti di rifiuti, dal 2002 al 31 maggio 2018, nella nostra regione ci sono state 71 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il 16,5% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Inchieste che hanno portato a 197 ordinanze di custodia cautelare534 persone denunciate, e hanno coinvolto 84 aziende con oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate. Tra le operazioni più importanti Black Fire, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, che ha accertato l’esistenza di un sodalizio criminoso dedito ad attività organizzate per il traffico illecito di diverse migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, smaltiti illegalmente e incendiati su terreni agricoli privati tra i comuni di Foggia, San Severo, Apricena e Torremaggiore.

La Puglia rimane la base logistica per i traffici internazionali di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. Con l’operazione Cannibal Cars, lo scorso febbraio i Carabinieri Forestali di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno arrestato tre imprenditori, denunciato sette persone, sequestrato quattro aziende, decine di mezzi pesanti e beni per un valore di oltre un milione e settecentomila euro. Per tutti l’accusa è di traffico internazionale organizzato di rifiuti pericolosi condotto tra Italia, Egitto, Iran e Libia. 

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia scende dal secondo al terzo posto con 418 infrazioni accertate, il 10,7% sul totale nazionale, 464 persone denunciate, 20 arrestate 250 sequestri effettuati. Nellaclassifica provinciale dell’illegalità nel ciclo del cemento nel 2017, a livello nazionale, Foggia, Bari e Lecce si piazzano rispettivamente al quintosettimo e tredicesimo posto con 125, 105 e 81 infrazioni accertate.
È proprio sulla costa che si materializzano i peggiori ecomostri e i peggiori abusi. Villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia. Nella nostra regione, gli interventi di abbattimento continuano ad essere pochi e sporadici. Ancora nessun abbattimento per il villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, con le sue 2 mila e 800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare del lago. Stesso dicasi per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987. Nel Salento, invece, la Procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con interventi di demolizione. Un’attività che ha indotto molti proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l’azione delle istituzioni. Lo scorso aprile, il Comune di Lecce ha avviato la demolizione di quattro immobili abusivi a Torre Chianca, Torre Rinalda e Frigole.

Anche il 2017 si è rilevata un’annata particolarmente a rischio illegalità nel settore agroalimentare. Diverse le operazioni portate a termine dai militari del Comando Regionale Carabinieri Forestale Puglia, volte a garantire la sicurezza agroalimentare e a tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni. Tra queste, l’operazione Tavola Pulita,che ha portato i Carabinieri Forestali a sequestrare oltre 186 mila kg di prodotti alimentari per la preparazione dei sott’oli, in quanto sprovvisti di qualsiasi etichetta e in cattivo stato di conservazione.
Altri controlli hanno riguardato la tracciabilità, l’etichettatura e la commercializzazione sia delle carni che dei prodotti ortofrutticoli freschi.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia sale al secondo posto con 946 infrazioni accertate (il 13,5% sul totale nazionale), 884 persone denunciate e 273 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nella fauna nel 2017, a livello nazionale, BariLecce e la Bat si piazzano rispettivamente al terzoottavo sedicesimo posto con 287, 221 147 infrazioni accertate. Una vasta operazione mirata alla lotta al bracconaggio dei Carabinieri Forestali nel Sud barese, in particolare nelle località di Gioia del Colle e di Alberobello, ha portato al sequestro di diversi richiami acustici utilizzati come mezzi di caccia non consentiti e di due fucili.

La corruzione è sicuramente il peggior nemico dell’ambiente. Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente. Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2017, in Puglia ci sono state 30 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 194 persone arrestate349 denunciate e 41 sequestri effettuati.

Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, sale al 7° posto con 38 furti di opere d’arte. Nell’ottobre dello scorso anno, con l’operazione Sacra Reliquia, la Guardia di Finanza di Foggia ha recuperato 350 reperti archeologici di notevole interesse storico e archeologico, 20 armi da fuoco di epoca storica e una pantofola papale del XVII secolo d.c. appartenuta a Papa Innocenzo XI. Nel 2017, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari hanno effettuato ben 76 controlli nelle aree archeologiche ritenute potenzialmente più esposte alle aggressioni criminali.
«Occorre completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati – conclude Tarantini – per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose dell’ambiente. È fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello, a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, le agromafie e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del Ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei Ministri». 

mercoledì 6 luglio 2016

PUGLIA : Legambiente presenta Ecomafia 2016

La Puglia con 2.437 infrazioni accertate scende dal primo al quarto posto nella classifica generale dell’illegalità ambientale

Diminuiscono i reati legati al ciclo dei rifiuti e del cemento e quelli contro la fauna
mentre preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare

Foggia e Bari si confermano fra le prime 10 province per illegalità ambientale in Italia nel 2015
Legambiente: «Fondamentale l’attività di controllo del territorio e contrasto delle illegalità ambientali che stanno portando avanti le forze dell’ordine e la magistratura, in particolare la Procura di Bari sui traffici internazionali di rifiuti e la Procura di Lecce sull’abbattimento degli immobili abusivi»


Nella lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di un’inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione più repressiva ed efficace. Nel 2015 diminuiscono gli illeciti ambientali accertati, sono 27.745. Per dirla in altro modo, più di 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora. Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale. In calo le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Crescono, invece, gli illeciti nella filiera agroalimentarei reati contro gli animali e soprattutto gli incendi. In calo il business delle ecomafie che nel 2015 è stato di 19,1 miliardi, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente (22 miliardi).

Sono questi in sintesi i numeri nazionali che emergono da Ecomafia 2016 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat, presentato oggi a Roma al Senato e contemporaneamente a Bari, dove i dati pugliesi sono stati illustrati, nel corso di una conferenza stampa, da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Antonio Maruccia, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce, Giuseppe Volpe, Procuratore della Repubblica di Bari, e dei rappresentanti regionali delle forze dell’ordine.

«I numeri pugliesi del Rapporto Ecomafia 2016 ci consegnano la fotografia di una regione in cui le illegalità ambientali sono in netto calo. Infatti, la Puglia nella classifica generale dell’illegalità ambientale passa dal primo al quarto posto con 2.437 infrazioni accertate mentre lo scorso anno erano ben 4.499. Inoltre, diminuiscono i reati legati al ciclo dei rifiuti e del cemento, quelli contro la fauna mentre preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare. Una inversione di tendenza dovuta sia agli effetti del nuovo sistema sanzionatorio introdotto dalla nuova legge sugli ecoreati ma anche alla costante attività di controllo, contrasto e repressione delle forze dell’ordine e della magistratura, che sta giocando un ruolo importante  soprattutto sotto il profilo della deterrenza. A tal proposito ricordiamo l’impegno della Procura di Bari sulle strategie di contrasto al traffico internazionale illecito di rifiuti e della Procura di Lecce sull’abbattimento degli immobili abusivi. A questo si aggiunge il lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), coordinate operativamente da diversi anni grazie a un Accordo Quadro promosso e finanziato dalla Regione e che si avvale delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia. Un lavoro di squadra che sta dando i suoi risultati (dal 2007 al 30 giugno 2016 sono state ben 3.099 le discariche sequestrate), dimostrando il valore di una buona pratica di sinergia nel contrasto ai crimini ambientali» dichiaraFrancesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.

Nella classifica generale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2015, la Puglia scende al quarto posto con 2.437 infrazioni accertate, l’8,9% del totale nazionale, 1.962 persone denunciate e 10 arrestate, a cui si aggiungono 717 sequestri effettuati. Mentre nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale si piazzano al settimo posto Foggia con 773 infrazioni accertate e al decimo Bari con 636 infrazioni.
Facendo un bilancio in Puglia dei primi otto mesi di applicazione della nuova legge 68 del 2015 sugli ecoreati, le forze dell’ordine hanno accertato 62 infrazionidenunciato 79 persone edeffettuato 28 sequestri.

Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia scende al quinto posto, con 457 infrazioni accertate, con 430 persone denunciate e 196 sequestri effettuati. La maggior parte delle infrazioni accertate si concentra nelle province di Foggia, 122, e Bari, 112In Puglia, dal 2002 ad oggi (31 maggio 2016), ci sono state ben 58 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 18,5% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale.
Nella nostra regione, i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine hanno riguardato sia le numerose discariche illegali di eternit, laterizi, pneumatici fuori uso ma anche quelle di rifiuti solidi urbani, a causa della loro cattiva gestione. A tal proposito va menzionato il sequestro della discarica RSU “Autigno” di Brindisi del Noe di Lecce e quello della discarica comunale di Cerignola ad opera del Noe di Bari. Dal punto di vista delle tipologie di rifiuti sequestrati, a livello nazionale, dalle forze dell’ordine, quasi il 44% è rappresentato da fanghi di depurazione. In particolare, in Puglia, il Noe di Lecce ha svolto un’indagine che ha portato al sequestro di fanghi di depurazione non idonei all’utilizzo agronomico.

C’è poi la dimensione transnazionale della Puglia, cerniera tra l’Europa, i Balcani e il Medio Oriente, che l’ha trasformata in una base logistica per traffici transfrontalieri di rifiuti, soprattutto quelli diretti verso il sud est Europa e l’Estremo Oriente. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. A tal proposito, è importante sottolineare che la Procura di Bari da diversi anni è impegnata sul contrasto ai trafficanti internazionali di rifiuti, raggiungendo buoni risultati grazie alla scelta di creare sinergie fra le forze dell’ordine nazionali e quelle estere. Non a caso, la stessa Procura ha vinto il progetto finanziato dall’Unione europea e denominato Dot.com Waste (che sintetizza il più ampio titolo Development of tools to counter illegal management and trade of waste). Di fatto la Commissione ha riconosciuto la validità di un progetto incentrato sull’idea di fare squadra, tra diverse istituzioni internazionali, che da prospettive diverse e con competenze diverse, si occupano di studiare, analizzare e contrastare i traffici internazionali illeciti di rifiuti.

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia scende al quinto posto con 432 infrazioni accertate (l’8,8% del totale nazionale), 508 persone denunciate, 9 arrestate e 158 sequestri effettuati. Nella classifica provinciale dell’illegalità nel ciclo del cemento nel 2015 al sesto posto troviamo Foggia con 166 infrazioni accertate.
Nella nostra regione anche se diminuiscono i reati legati al ciclo del cemento, purtroppo gli interventi di abbattimento continuano ad essere pochi e sporadici, frutto della sola iniziativa delle procure. Peculiare è la situazione nella provincia di Lecce, dove la Procura della Repubblica promuove ed esegue le demolizioni con sentenza definitiva in autonomia. Su circa 1.500 sentenze (calcolando quelle emesse negli ultimi otto anni) sono stati demoliti 250 immobili e ne sono stati programmati 50, di cui circa 30 avverranno per iniziativa degli ex proprietari. Si tratta soprattutto di case lungo le coste a Otranto, Tricase, Santa Maria di Leuca, Gallipoli, Porto Cesareo e Ugento.

Preoccupano gli illeciti legati alla filiera dell’agroalimentare. Numerose le operazioni portate a termine nel 2015 dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato del Comando Regionale Puglia mirate a garantire la sicurezza agroalimentare e a tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni che colpiscono principalmente i prodotti a marchio protetto (comune pane di semola spacciato per Dop, prodotti alimentari scaduti o mal conservati, olive da tavola colorate con additivi chimici, olio extracomunitario venduto come 100% italiano). Con l’operazione denominata “Aliud pro olio”, dello scorso febbraio, la Guardia di Finanza ha impedito che circa 2.000 tonnellate di finto extravergine italiano, proveniente da Grecia e Spagna, finissero in commercio.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia scende al quinto posto (l’anno scorso era al secondo) con 679 infrazioni accertate, 651 persone denunciate, 3 arrestate e269 sequestri effettuati.

La corruzione è sicuramente il peggior nemico dell’ambiente. Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata.   
Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016, in Puglia ci sono state 16 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 98 persone arrestate188 denunciate e 33 sequestri effettuati.

Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, sale al 7° posto con 31 furti di opere d’arte. Nel territorio pugliese continua lo scavo clandestino ad opera dei tombaroli, un’attività illecita intorno alla quale ruotano enormi interessi economici e commerciali e sulla quale sta efficacemente intervenendo il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, che in molti casi ha recuperato numerosi reperti archeologici.

«Dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali – conclude Tarantini – è fondamentale che il Parlamento approvi altre leggi in questa ultima parte di legislatura, che permettano di contrastare sempre più duramente le ecomafie. C’è bisogno con urgenza della legge sui delitti contro gli animali, della norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di quella contro le agromafie e della costituzione di una grande polizia ambientale sempre più strutturata sul territorio che faccia tesoro dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato negli ultimi decenni».




Ufficio stampa Legambiente Puglia

mercoledì 11 giugno 2014

PUGLIA : Nomi e numeri dell’illegalità ambientale in Italia “Fermare l’Ecomafia, rilanciare l’Italia”

29.274 infrazioni accertate per 321 clan censiti e un business illegale di 15 miliardi di euro,
28.360 le persone denunciate e 160 gli arresti solo nel 2013
Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti e contro la fauna, raddoppiano nel settore agroalimentare mentre calano gli incendi dolosi
21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso negli ultimi 16 mesi 

La Puglia con 2.931 infrazioni accertate sale al terzo posto nella classifica generale dell’illegalità ambientale e resta sul podio per il ciclo illegale del cemento e per reati contro la fauna rispettivamente al secondo e terzo posto

Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti: la Puglia è seconda dopo la Campania
Diverse le operazioni delle Forze dell’Ordine che hanno portato alla luce rifiuti tombati ultima quella a Grottelline in agro di Spinazzola, dove si vuole realizzare una discarica

Bari e Foggia fra le prime dieci province per illegalità ambientale in Italia nel 2013

Legambiente lancia un appello ai senatori pugliesi per accelerare al Senato l’approvazione del disegno di legge sui reati ambientali


Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora. In massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. Aumentano i reati nel ciclo dei rifiuti, passando da 5.025 a 5.744, +14,3%Salgono anche i reati contro la fauna8.504 totali, +6,6%. Mentre calano i reati nel ciclo del cemento: 5.511 nel 2013 (-12,7% , erano 6.310 lo scorso anno). Sul fronte dei traffici internazionali di rifiuti l’Agenzia delle Dogane, insieme alle Forze dell’Ordine, ha sequestrato oltre 4.400 tonnellate di rifiuti(principalmente cascami di gomma, materie plastiche e metalli). Il fatturato dell’ecomafia, sempre altissimo nonostante la crisi, ha sfiorato i 15 miliardi di euro grazie al coinvolgimento di numerosi clan (ben 321) che per i loro traffici hanno potuto contare spesso sull’aiuto di funzionari e dipendenti pubblici consenzienti o decisamente disonesti che hanno semplificato iter e processi autorizzativi in cambio di sostanziose mazzette. Il 47% dei reati ambientali si è consumato in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. A questo vivace dinamismo degli ecocriminali fa da contraltare l’immobilismo della politica nazionale: nel nostro Paese vige ancora una legislazione a tutela dell’ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale e basata su una vecchia impostazione che riconosce massimamente le ragioni dell’economia tralasciando i costi ambientali, sanitari e sociali.

Ecomafia 2014, il rapporto di Legambiente che monitora e denuncia puntualmente la situazione della criminalità ambientale - dedicato quest’anno alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e del sostituto commissario di polizia Roberto Mancini, recentemente scomparso per la malattia contratta proprio a causa delle indagini sui traffici dei rifiuti condotte tra Campania e Lazio -  è stato presentato oggi a Roma nel corso di un convegno e contemporaneamente a Bari nel corso di una conferenza stampa da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia alla presenza diEnnio Cillo, Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Lecce e Renato Nitti, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari.

«I dati del Rapporto Ecomafia 2014 ci restituiscono un quadro piuttosto desolante della nostra regione - dichiara Francesco Tarantini, Presidente Legambiente Puglia - La Puglia sale nella classifica generale delle illegalità ambientale piazzandosi al terzo posto con ben 2.931 infrazioni accertate. L’abusivismo edilizio e i reati contro la fauna non accennano a diminuire mentre aumentano quelli nel ciclo dei rifiuti con la nostra regione che si posiziona al secondo posto subito dopo la Campania con 469 infrazioni accertate».

Nella classifica generale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2013, la Puglia sale al terzo posto con 2.931 infrazioni accertate2.579 persone denunciate28 arrestate e 1.028 sequestri effettuati. Per quanto riguarda il numero dei sequestri effettuati, la nostra regione è seconda nel 2013. Mentre nella classifica provinciale dell’illegalità ambientale in Italia nel 2013 troviamo ben due province pugliesi: Bari al 5° posto e Foggia al 6° posto rispettivamente con 846 e 795 infrazioni accertate.
Nel ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia sale al secondo posto con 469 infrazioni accertate487 persone denunciate9 arrestate e 242 sequestri effettuati.  La maggior parte delle infrazioni accertate si concentrano nelle province di Bari (177), Taranto (98) e Foggia (72).
In Puglia, dal 2002 ad oggi (6 giugno 2014) ci sono state ben 44 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 18,6% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. 

Venendo alle inchieste più importanti, lo scorso 11 aprile è stata la Dda di Bari a chiudere una maxi operazione contro il traffico organizzato di rifiuti, nome in codice Black Land. L’inchiesta si è concentrata soprattutto nell’area foggiana e ha permesso di sgominare un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti su scala nazionale, portando all’arresto di 14 persone, fra cui imprenditori del foggiano e del napoletano. Gli inquirenti hanno pure sequestrato aziende, stabilimenti, automezzi pesanti, per un valore di 25 milioni di euro. Migliaia di tonnellate di rifiuti speciali non trattati provenienti da impianti di compostaggio e di stoccaggio, ubicati in Campania, nelle province di Salerno, Caserta e Avellino, venivano smaltiti illecitamente in Puglia, direttamente in un enorme voragine ricavata in un terreno agricolo a Ordona, nel foggiano, proprio a due passi dal sito archeologico dell’antica Herdonia. Si stima che nella mega discarica illegale di Ordona siano state interrate 500 mila tonnellate di rifiuti speciali. Negli ultimi mesi, in Capitanata, sono state individuate e sequestrate decine di discariche abusive di ampie dimensioni.    

Sono invece 13.000 le tonnellate di fanghi tossici versate su terreni coltivati a frutteto e oliveto scoperte nell’hinterland brindisino. È quanto emerso dall’operazione Ulivo infangato condotta dai Carabinieri del Noe di Lecce, coordinati dalla Procura di Brindisi, nel cui mirino sono finiti imprenditori, autotrasportatori e proprietari dei terreni su cui sono stati sversati i fanghi dragati del porto di Taranto non trattati per eliminare le sostanze nocive. Anche nel Salento non mancano le inchieste da parte della Procura di Lecce sui rifiuti tossici interrati. 

C’è poi la dimensione transnazionale della Puglia, cerniera tra l’Europa, i Balcani e il Medio Oriente, che l’ha trasformata in una base logistica per traffici transfrontalieri di rifiuti. Soprattutto quelli diretti verso il sud est Europa e l’Estremo Oriente. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da cascami di gomma e pneumatici fuori uso, materiale tessile, materiale plastico di scarto, carta da macero, rottami ferrosi e rifiuti elettrici ed elettronici. Solo nel porto di Bari, nel 2013, l’Agenzia delle dogane, insieme alle Forze dell’Ordine, ha sequestrato 180 tonnellate di scarti diretti illegalmente oltre confine.

«Oltre ai traffici organizzati, la Puglia si conferma anche una delle regioni più martoriate dalle discariche illegali - continua Tarantini Dalle piccole discariche di eternit, laterizi e pneumatici fuori usi alle grandi superfici in cui è stata seppellita e accatastata l’immondizia per decenni. In questi ultimi mesi sono diversi i tombamenti di rifiuti scoperti dalle Forze dell’Ordine, ultimo quello in località Grottelline a Spinazzola. Per fortuna, unico caso in Italia, a mettere i sigilli a queste bombe ecologiche e a monitorare costantemente la situazione è un gruppo interforze costituito dai carabinieri del Noe, dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Guardia di Finanza, che sta facendo rete nella lotta all’illegalità ambientale e che si avvale anche delle competenze scientifiche di Cnr e Arpa Puglia. Questo grazie al protocollo d’intesa che la Regione Puglia ha prorogato per l’ottavo anno consecutivo. Dal 2007 ad oggi sono state ben 2.620 le aree sequestrate dall’interforza per smaltimenti illegali di ogni genere. Una risposta corale, dunque, per fronteggiare una aggressione ambientale particolarmente incisiva in questa regione».

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia rimane stabilmente al secondo posto della classifica con  603 infrazioni accertate (quasi l’11% del totale nazionale), 880 persone denunciate e 318 sequestri effettuati. È l’unica regione, insieme alla Calabria, in cui sono stati effettuati degli arresti: sono state infatti 14 le persone raggiunte da ordine di custodia cautelare. Quattro province su sei, BariFoggiaLecce e Taranto, si sono piazzate tra i primi 14 posti della graduatoria provinciale del mattone fuorilegge. La piaga del cemento fuorilegge devasta le località più rinomate dal Salento al Gargano. Proprio qui resiste la vergogna del villaggio abusivo di Torre Mileto, che Legambiente annovera nella classifica nazionale degli ecomostri da abbattere in corsia preferenziale. L’abusivismo edilizio “on the beach” dilaga in Salento dove, con l’apertura della stagione estiva, ogni anno arrivano puntuali i sigilli a nuove e vecchie strutture abusive a pochi chilometri dalla battigia. Il lavoro delle forze dell’ordine e delle capitanerie di porto si è particolarmente concentrato sul fenomeno delle strutture turistiche a carattere stagionale realizzate su aree demaniali, senza permessi o con autorizzazioni scadute. Con l’operazione Coast to Coast il Noe di Lecce ha sequestrato ben cinque vaste aree demaniali in concessione, interi complessi edilizi, stabilimenti balneari e locali da ballo. Nel leccese, tuttavia, grazie al lavoro della Procura della Repubblica, si concentra la maggiore attività  repressiva contro l’abusivismo che si traduce in alcune decine di demolizioni edilizie ogni anno. Le ruspe quest’anno sono arrivate anche nel brindisino, a Ostuni. Lo scorso 12 aprile, infatti, è stata restituita alla sua originaria bellezza la scogliera di Villanova di Ostuni, dove da oltre trent’anni sorgeva un ecomostro mai completato a picco sul mare che secondo le intenzioni dei proprietari sarebbe dovuto diventare un hotel, ma dopo 15 anni di contenzioso è stato ritenuto del tutto abusivo ed abbattuto. In provincia di Taranto, a Palagiano, in un’area a vincolo paesaggistico, continua a sopravvive un complesso turistico noto come Pino di Lenne, dal nome della località alla foce del fiume Lenne, dichiarato abusivo con sentenza definitiva già nel lontano 1989. Un’altra vicenda degna di nota è quella porto di Molfetta. Oltre sessanta le persone indagate a vario titolo, nell’ambitodell’Operazione D’Artagnan, coordinata dalla procura di Trani, che lo scorso ottobre 2013 ha portato la Guardia di Finanza di Bari e il Corpo Forestale dello Stato a due arresti e al sequestro dell’area destinata al nuovo porto commerciale di Molfetta.
«I dati delle forze dell’ordine - continua Tarantini - confermano come sono ancora troppi i manufatti abusivi che deturpano la Puglia, seconda nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento.Purtroppo le ordinanze di demolizione che vengono eseguite sono solo il 5%. Il miglior deterrente al nuovo abusivismo rimane l’abbattimento degli immobili fuorilegge, quindi il ripristino della legalità».

In questi anni, Legambiente, nelle pagine del rapporto Ecomafia, ha sempre raccontato e continuerà a raccontare le storie di corruzione, le truffe, le infiltrazioni dei clan che hanno pesantemente contaminato il mondo delle energie rinnovabili. Un settore strategico della green economy, fondamentale al nostro paese per affrancarsi dalle fonti fossili e per fronteggiare la crisi investendo su innovazione e tecnologie pulite. Si chiama Black out l’operazione coordinata dalla procura di Brindisi che, nel settembre del 2013, ha portato all’arresto di dodici persone e al sequestro di 27 impianti fotovoltaici per un valore di oltre 150 milioni di euro. Trentasette megawatt spalmati su 120 ettari di terreni tra i comuni di Brindisi, Francavilla Fontana, Torre Santa Susanna e Cellino San Marco. L’attività investigativa, nata da una serie di accertamenti e sequestri dei carabinieri del Noe di Lecce e della Guardia di Finanza ha permesso di portare alla luce un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato, abuso edilizio, anche in zone sottoposte a particolari vincoli paesaggistici, lottizzazione abusiva, falso e abuso di ufficio. Nel contesto di altre attività di polizia giudiziaria poste in essere nel medesimo settore, il Noe di Lecce ha sequestrato, nell’anno 2013 nelle province di Brindisi e Lecce ulteriori 18 impianti fotovoltaici irregolari.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffico di animali da compagnia, commercio di specie protette, macellazione clandestina, bracconaggio e pesca di frodo) la Puglia scende al terzo posto (l’anno scorso era al secondo) con 953 infrazioni accertate, 899 persone denunciate, 50 arrestate e 321 sequestri effettuati. Tra le prime dieci province italiane per infrazioni contro la fauna troviamo Foggia con 288 infrazioni accertate (al 7° posto) e Bari con 249 infrazioni accertate (al 9° posto). In Puglia continuano a tenere banco fenomeni criminali come le corse clandestine di cavalli, più radicate nel Sud Italia. Nel mese di luglio 2013 tre persone sono state denunciate e dieci cavalli sequestrati. È l’esito dell’operazione della Polizia e della Guardia di Finanza di Lucera finalizzata al contrasto delle corse clandestine di cavalli e dei maltrattamenti di animali. Nelle campagne di Lucera gli investigatori hanno trovato tre aree dove erano stati realizzati dei manufatti adibiti a ricovero di equini e hanno sequestrato medicinali usati per incrementare le prestazioni fisiche e muscolari dei cavalli nel corso delle competizioni.

Sul fronte dell’archeomafia, l’aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, sale al settimo postocon 36 furti di opere d’arte. A luglio scorso i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bari hanno eseguito 21 decreti di perquisizione emessi dalla procura della Repubblica di Foggia nei confronti di persone ritenute responsabili dei reati di ricettazione, ricerche archeologiche non autorizzate e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo stato. L’attività di indagine riguardava il trafugamento di importanti reperti archeologici, testimonianze degli antichi insediamenti del IV-V secolo a.C. in Puglia e soprattutto della area foggiana, culla della cultura dauna.

«Occorre un salto di civiltà - conclude Tarantini - Non si può lasciare il nostro paese con una legislazione penale a tutela dell’ambiente del tutto inadeguata, a carattere sostanzialmente contravvenzionale. E per questo lanciamo un appello ai senatori pugliesi di tutte le forze politiche ad impegnarsi affinchè il Senato approvi in tempi rapidi il disegno di legge sui reati ambientali già discusso e approvato alla Camera. Senza l’approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, che seppure troppo limitata e imperfetta rappresenterebbe un chiaro indirizzo e magari anche un punto di non ritorno nella lotta alle ecomafie, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all’ambiente continueranno a farla franca».