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giovedì 6 febbraio 2014

TRANI : (H)astarci presenta, “Invisibili-vivere e morire all'Ilva di Taranto”.

Questa sera alle 20.30, presso la sede del circolo Arci di Trani “(H)astarci”, via Pedaggio Santa Chiara 138, lo scrittore e giornalista Fulvio Colucci presenterà il suo libro Invisibili-Vivere e morire all'Ilva di Taranto”. Alla presentazione prederà parte anche il componente RSU FIOM Taranto Francesco Brigati, che porterà la sua testimonianza di operaio dell'Ilva e di sindacalista.
Il libro, scritto a “quattro mani” con lo scrittore e operaio dell'Ilva Giuseppe Alemanno, è un interessante racconto delle vite (passate e future) dei lavoratori dell'ex Italsider, ma è anche un'attenta analisi dei rischi collegati al lavoro nell'“altoforno”.
"Un tempo gli operai dell'allora Italsider vennero chiamati metalmezzadri. Era la generazione dei Cipputi, dei sindacati e degli scioperi che paralizzavano la produzione, della terra o del mare da coltivare, dopo il turno. L'Italsider non c'è più. C'è l'ILVA. Per i nuovi operai dell'ILVA, divisi in normalisti e turnisti, il sindacato è lontano; al suo posto ci sono i tornei di calcetto aziendali che favoriscono la comunicazione, ma non troppo. Rimane la paura di non tornare più a casa e i santi a cui affidarsi, una volta custoditi nei portafogli ora immagini su cellulari. Le immagini dei santi si affiancano a quelle delle mogli, dei figli e delle famiglie e di loro è tutto quello che oltrepassa i tornelli dell'ILVA. La vita scandita dai turni. Tra la fabbrica e la vita fuori, lo spogliatoio dove si svestono i panni civili e si indossa la tuta da operai".
Se avete voglia di passare una bella serata in compagnia, di bere una birra ascoltando i racconti di vita vera di Colucci, passateci a trovare.

sabato 16 novembre 2013

PUGLIA : Luigi Abbate, il giornalista deriso da Nichi Vendola: "Avevo votato per lui, mi ha deluso. Lui come Fitto"

Si chiama Luigi Abbate, ha 41 anni, è laureato in giurisprudenza ed è un giornalista di Taranto Blustar Tv. È lui il reporter deriso dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola durante la telefonata con Girolamo Archinà, addetto alle relazioni istituzionali dell'Ilva, oggi agli arresti per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Durante un'intervista, Archinà aveva letteralmente strappato il microfono dalle mani di Abbate, per impedire al giornalista di porre a Emilio Riva delle domande sul rischio tumori a Taranto. Un episodio, registrato dalle telecamere e pubblicato sul web, che aveva suscitato l'ilarità di Nichi Vendola.

Luigi Abbate, cosa ha provato ascoltando il Presidente della Regione ridere di lei?
"Molta amarezza. Nel 2005 avevo votato proprio per Nichi Vendola alle elezioni regionali, dunque la delusione è stata tanta. Evidentemente, alla lunga, le maschere cadono: Vendola si è rivelato identico al suo predecessore Raffaele Fitto".

Nella telefonata con Archinà, Vendola definisce il suo atteggiamento giornalistico da "provocatore" e rivendica di essersi sempre battuto a difesa della "vita e della salute".
"Le battaglie contro l'inquinamento a Taranto io le conduco da sempre. Lavoro in tv dal 2004 e con i miei servizi, da 9 anni, incalzo l'Ilva e le amministrazioni locali di ogni colore. Su questo tema, l'assoluta latitanza delle istituzioni l'ho sperimentata sulla mia pelle".

Si aspetta delle scuse da Vendola? Pensa che dovrebbe dimettersi?
"Vendola non deve scusarsi con me, ma con i familiari di chi è morto ammalandosi a causa dell'Ilva. Da Presidente della Regione non ha fatto il necessario per tutelare la salute dei cittadini, mascherandosi dietro una dialettica vuota. Il rapporto che emerge nella telefonata tra lui e Archinà è schifoso ed è chiaro che dovrebbe dimettersi. Ma non lo farà mai: Vendola è un politico come tutti gli altri e bada solo a fare la sua carriera".

Cosa pensa lei della questione Ilva?
L'Ilva va chiusa, punto e basta. Chiunque, qui a Taranto, conosce persone che si sono ammalate a causa delle acciaierie. Del resto, tra morire di fame e morire di tumore è meglio morire di fame. Anche perché un panino, in qualche modo, si rimedia sempre.

Fonte http://www.huffingtonpost.it