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mercoledì 30 marzo 2011

ANDRIA : La maglia nera va ad Andria, dove il reddito per abitante non supera in media i 5.800 euro all'anno

Da un'indagine realizzata su ogni singola città d'Italia dal Dipartimento delle Finanze sulla base dell'imponibile 2009 (dichiarato con 730 e Unico 2010) soggetto alle addizionali comunali e regionali Irpef. E' emerso un dato alquanto bizzarro che riguarda due comuni. Basiglio è una tranquilla cittadina in provincia di Milano con circa 8.000 abitanti. Mazzarrone (nella foto), nel Catanese, è un paesino che conta quasi 4.000 abitanti, 200 dei quali sono stranieri legalmente residenti e dediti in gran parte a un'attività che in questo posto va per la maggiore: la raccolta dell'uva. Per andare da una località all'altra bisogna percorrere 1.300 chilometri di strada. Ma dato che si tratta rispettivamente del comune più ricco e di quello più povero d'Italia in base al reddito su cui si calcolano le addizionali Irpef, la distanza più significativa da misurare è in soldi: 40.000 euro all'anno. Il reddito annuo denunciato dai cittadini di Basiglio che hanno versato le tasse è infatti di 51.000 euro in media. A Mazzarrone, invece, il reddito medio dichiarato dai soggetti che hanno dovuto pagare l'Irpef è di 11.000 euro all'anno.


Da quest'analisi, appena pubblicata, è una sorta di classifica della ricchezza dei comuni del Belpaese e i risultati possono essere letti come una prova del divario ancora esistente tra Nord e Sud, soprattutto per quanto riguarda l'ammontare delle tasse versate.

Nelle prime posizioni, della classifica dei comuni si trovano i grandi centri del Nord mentre in fondo alla graduatoria restano le città del Mezzogiorno e i piccoli paesi che spesso mettono insieme poche decine di contribuenti. Milano, ad esempio, si conferma il più ricco tra i capoluoghi di provincia, potendo contare su una base imponibile complessiva di 27,3 miliardi e un reddito medio annuo pro capite pari a 21.100 euro per abitante. Nei posti più bassi della stessa graduatoria ci sono invece i capoluoghi di provincia di più recente istituzione e, tra questi, la maglia nera va ad Andria, dove il reddito per abitante non supera in media i 5.800 euro all'anno e il numero dei contribuenti rispetto alla popolazione cittadina complessiva (bambini e anziani compresi) è di 34 su 100. Per fare un confronto con una realtà del Centro-Nord, a Siena i cittadini che pagano l'Irpef sono 67 su 100, quasi il doppio.


L'analisi raccoglie solo i dati reddituali dei contribuenti obbligati a pagare l'Irpef (41,5 milioni) ed esclude quelli dei 10,5 milioni di italiani che non hanno versato l'imposta per effetto di esenzioni e detrazioni fiscali o semplicemente perchè non raggiungevano la soglia minima di reddito oltre la quale si è tenuti a pagare. In base a questa distinzione, la disparità reddituale tra Nord e Sud appare quindi un po' meno accentuata. Escludendo infatti i fenomeni di lavoro nero e di evasione, nel Mezzogiorno le famiglie sono in genere più numerose, hanno redditi più bassi e sono più soggette a casi di disoccupazione: un mix di condizioni che rende più facile ottenere detrazioni fiscali oppure rientrare nella "no tax area". Per avere un'idea di come la distanza tra il Sud e il Centro-Nord si accorci o meno a seconda dei dati presi in considerazione si possono osservare, per esempio, i minimi e i massimi a livello regionale.

Il reddito medio imponibile ai fini Irpef va dai 19.350 euro in Basilicata ai 25.810 euro nel Lazio: la distanza è del 33%. Se invece si considera il reddito medio calcolato su tutti i contribuenti italiani, al di là di quelli che hanno denunciato introiti tassabili con l'Irpef, la situazione cambia: si va da un minimo di 13.680 euro in Calabria a un massimo di 22.430 euro in Lombardia, con uno scarto molto più elevato pari al 61%. A prescindere dalla disparità tra le aree d'Italia, l'analisi del Dipartimento delle Finanze coglie un altro dato rilevante, questa volta legato alla crisi economica. Rispetto al 2005, la percentuale dei cittadini tenuti a versare l'Irpef è diminuita, seppur di poco, in circa la metà dei capoluoghi di provincia: a Modena, Brescia, Vicenza e Pordenone, le città in cui si è registrato il calo maggiore, il numero dei contribuenti è sceso dell'1,5%.



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