CHI pensa che il depuratore di Cerignola sia una bomba ambientale, sbaglia: per certi versi, infatti, è anche peggio visto che i valori, allo sbocco, «sono notevolmente fuori dai limiti consentiti». Parola di Stefano Palladino, assessore all’ambiente di Cerignola.
Il dato, oggi, appare certo: stiamo inquinando il mare, laddove il depuratore, tra Zapponeta e Margherita di Savoia, nel mezzo delle zone balneabili, sgorga indisturbato immettendo nell’Adriatico liquami industriali. Il cammino dell’appestamento delle acque parte da Cerignola: non solo scarichi di fogna nera, quelli previsti dalla struttura, ma anche derivati di prodotti industriali e vitivinicoli che aggrediscono gli enzimi preposti alla decantazione delle acque da ripulire mandando in tilt l’intero impianto con la produzione di ulteriore sporcizia.
«A maggio- spiega Palladino- abbiamo fatto una conferenza di servizi per capire come rimettere in sesto il depuratore che è di proprietà di Acquedotto Pugliese e non del comune. Mentre i cicognini, sentito il tanfo, cercavano in zona industriale la causa del problema, noi ci attivavamo con tutti gli attori in gioco: vigili urbani; vertici Aqp e società Pura, che si occupa dei depuratori; impresa Simeone che si occupa della manutenzione della fogna nera; Consorzio di Bonifica». Un summit, dunque, che ricalca quello dello scorso anno, quando, questa volta con le istituzioni di Margherita di Savoia e Trinitapoli, si cercava di dare spiegazione concreta al fenomeno del «mare rosso», a settembre, in piena stagione vitivinicola, quando quella fetta di Adriatico mutava nel colore: nella città delle saline arriverebbero anche gli scarichi del depuratore di Trinitapoli, ma sboccherebbero in direzione Barletta.
L’impianto cerignolano è insufficiente per due motivi: la mescolanza indistinta tra acque di fogna nera o prodotti industriali e il sottodimensionamento del depuratore, adattato ad una capienza di 60 mila abitanti equivalenti piuttosto che a 85 mila, come i vertici AqP hanno stabilito tenendo presente che il calcolo non tiene conto solamente della popolazione effettiva, ma anche di attività commerciali e industrie. Cerignola, dunque, rientra nel range degli 85 mila abitanti equivalenti, «e per questo aspettiamo che l’Acquedotto si prodighi, e abbiamo già sollecitato, per adeguare la struttura alle prescrizioni che essa stessa ha inteso stabilire in occasione della conferenza di servizi. Stiamo aspettando dati ufficiali su quanto espresso in merito in conferenza».
Due condizioni, dunque, che certificano il malfunzionamento del depuratore: «Mensilmente Arpa esibisce i risultati delle analisi effettuate agli scarichi del depuratore e sono nettamente superiori ai limiti consentiti».
Cosa ha fatto il Comune di Cerignola per arginare il pericolo depuratore? «Abbiamo mandato una lettera a tutti i proprietari di aziende per fare in modo che si dotino, come previsto, di mini impianti di depurazione prima di versare tutto in fogna nera», illustra Palladino. Nel frattempo è la Polizia Forestale a controllare eventuali contravvenenti. «Oltre ad aver sollecitato i vertici AqP per la risoluzione e l’adeguamento del depuratore alle dimensioni previste per la città, abbiamo mandato i nostri vigili sul posto: hanno fotografato sostanze, probabilmente industriali, di colore rosso e verde immettersi all’interno dell’impianto. Presto invieremo una dettagliata denuncia-relazione alle autorità competenti».
(A cura di Michele Cirulli - Marchiodok.it, tutti i diritti riservati)
Il dato, oggi, appare certo: stiamo inquinando il mare, laddove il depuratore, tra Zapponeta e Margherita di Savoia, nel mezzo delle zone balneabili, sgorga indisturbato immettendo nell’Adriatico liquami industriali. Il cammino dell’appestamento delle acque parte da Cerignola: non solo scarichi di fogna nera, quelli previsti dalla struttura, ma anche derivati di prodotti industriali e vitivinicoli che aggrediscono gli enzimi preposti alla decantazione delle acque da ripulire mandando in tilt l’intero impianto con la produzione di ulteriore sporcizia.
«A maggio- spiega Palladino- abbiamo fatto una conferenza di servizi per capire come rimettere in sesto il depuratore che è di proprietà di Acquedotto Pugliese e non del comune. Mentre i cicognini, sentito il tanfo, cercavano in zona industriale la causa del problema, noi ci attivavamo con tutti gli attori in gioco: vigili urbani; vertici Aqp e società Pura, che si occupa dei depuratori; impresa Simeone che si occupa della manutenzione della fogna nera; Consorzio di Bonifica». Un summit, dunque, che ricalca quello dello scorso anno, quando, questa volta con le istituzioni di Margherita di Savoia e Trinitapoli, si cercava di dare spiegazione concreta al fenomeno del «mare rosso», a settembre, in piena stagione vitivinicola, quando quella fetta di Adriatico mutava nel colore: nella città delle saline arriverebbero anche gli scarichi del depuratore di Trinitapoli, ma sboccherebbero in direzione Barletta.
L’impianto cerignolano è insufficiente per due motivi: la mescolanza indistinta tra acque di fogna nera o prodotti industriali e il sottodimensionamento del depuratore, adattato ad una capienza di 60 mila abitanti equivalenti piuttosto che a 85 mila, come i vertici AqP hanno stabilito tenendo presente che il calcolo non tiene conto solamente della popolazione effettiva, ma anche di attività commerciali e industrie. Cerignola, dunque, rientra nel range degli 85 mila abitanti equivalenti, «e per questo aspettiamo che l’Acquedotto si prodighi, e abbiamo già sollecitato, per adeguare la struttura alle prescrizioni che essa stessa ha inteso stabilire in occasione della conferenza di servizi. Stiamo aspettando dati ufficiali su quanto espresso in merito in conferenza».
Due condizioni, dunque, che certificano il malfunzionamento del depuratore: «Mensilmente Arpa esibisce i risultati delle analisi effettuate agli scarichi del depuratore e sono nettamente superiori ai limiti consentiti».
Cosa ha fatto il Comune di Cerignola per arginare il pericolo depuratore? «Abbiamo mandato una lettera a tutti i proprietari di aziende per fare in modo che si dotino, come previsto, di mini impianti di depurazione prima di versare tutto in fogna nera», illustra Palladino. Nel frattempo è la Polizia Forestale a controllare eventuali contravvenenti. «Oltre ad aver sollecitato i vertici AqP per la risoluzione e l’adeguamento del depuratore alle dimensioni previste per la città, abbiamo mandato i nostri vigili sul posto: hanno fotografato sostanze, probabilmente industriali, di colore rosso e verde immettersi all’interno dell’impianto. Presto invieremo una dettagliata denuncia-relazione alle autorità competenti».
(A cura di Michele Cirulli - Marchiodok.it, tutti i diritti riservati)
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