Si avvicina il momento del voto, forse l’appuntamento elettorale più
importante in questo momento così particolare e delicato della storia politica,
amministrativa, economia e sociale dell’Italia.
Eppure a sentirli sembra che loro, i politici, vivano in un altro mondo e
come sempre si mostrano sicuri di riottenere privilegi e benefici mediante un
sistema elettorale che non li punirà mai, anche se hanno portato il Bel paese
allo sbando.
Ci aspettavamo un minimo di scuse, di presa di coscienza, di presa d’atto
dei danni provocati e soprattutto dei lunghi passi indietro facendo spazio alle
tantissime anime giovani, preparate, meritevoli, pronte e disponibili esistenti
in questo Paese e pronte a spendersi per il bene della Nazione.
Niente di niente: stesse facce, stesse storie alle spalle, stessi
programmi, stessa musica, come quella di sempre a discapito degli interessi
generali di noi cittadini ed elettori.
Anche a livello locale la musica non cambia. Anche qui sempre gli stessi,
tranne qualche gradita sorpresa come la presenza del giovane grillino pronto
con le valige in mano verso Roma dove le cose potrebbero cambiare, anche se di
tempo ce ne vorrà ma le intenzioni sono buone visto che alla Regione Sicilia hanno
cominciato a dare buon esempio con la restituzione di centoventimila euro di
denaro pubblico.
Il nostro territorio, quindi, si affida forzatamente ai soliti noti pur non
avendo mai visto in loro punti di riferimento concreti, attenti e produttivi al
servizio di un elettorato e di una collettività con la quale non hanno mai
saputo intrattenere rapporti perlomeno di buon elettorato piuttosto che di
buona convivenza per cercare almeno di
illudere i cittadini che i privilegiati conoscono i problemi dei più deboli,
dei bisognosi, delle famiglie e delle imprese in profonda crisi, privati anche
dei servizi che vengono sempre più a mancare come la Sanità dove c’è chi ci
sguazza dentro.
Andare a votare? E perché? Per chi? Per cosa?
I risultati dello sfascio politico italiano sono attribuibili ad un casta
che ha solo imparato a tramandarsi il potere all’interno delle proprie cerchie
lobbistiche di appartenenza o addirittura a crearsi tutti gli strumenti perché
quel potere non si mollasse mai.
Se avessero fatto bene potremmo anche riconoscerglielo ma non ci sono
pagine di storia riconducibili a questi personaggi che invece di occuparsi dei
problemi reali del Paese studiano come affrontare i talk show e come concordare
con giornalisti compiacenti i loro interventi programmati.
Per questo e per molto altro ancora noi che abbiamo vissuto sulla nostra
pelle le tristi esperienze sociali, personali e familiari stiamo decidendo per
il non voto perché non vediamo alcuna prospettiva all’orizzonte e non la
vediamo neanche nelle personalità a noi più prossime che sono l’esatto riflesso
sul territorio delle disastrose politiche romane. Sarà un nostro limite ma non
riusciamo, da genitori, a trovare una seppur minima motivazione valida per
stimolare i nostri figli a credere in ciò che era la cosa più nobile cioè la
Politica. Loro, i nostri figli, non ci
credono più e gli esempi che giungono ogni giorno anche dalle istituzioni
locali non sono sicuramente incentivanti, anzi a guardare come la meritocrazia
venga messa da parte a vantaggio del clientelismo e del ruffianesimo dovremmo
essere noi genitori a prendere esempio dai nostri figli e dare loro ragione per
i disagi che insieme viviamo. I dibattiti in televisione? Non parlatene
neanche, non vogliono più vederli né ascoltarli.
Siamo orientati al “non voto” perché si crei un “vuoto istituzionale”
necessario per far comprendere anche al nostro Presidente della Repubblica che
il “vuoto” sia la presa d’atto della necessità di una ricostruzione civile e
democratica messa fortemente in crisi dall’attuale sistema di potere.
Non siamo più disposti a delegare le nostre facoltà e le scelte con voti
dati a coloro che hanno distribuito soltanto veleno a noi e ai nostri figli
privati di un futuro dignitoso.
Ad Andria il nostro pensiero è opinione largamente diffusa e se i politici
privilegiati e nominati non cominciano a scendere in piazza e a parlare con i
cittadini, non lo sapranno mai se non dopo la batosta elettorale che
prenderanno a febbraio.
Il Consiglio Direttivo L.A.C.
Libera Associazione Civica Andriese
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