'Il contratto preveda uno stipendio mesile di 1400 euro ma noi abbiamo sempre ricevuto la metà''. Sabina e Tonia, insieme al rappresentante della Filctem Cgil per la provincia di Barletta-Andria-Trani, Pietro Laboragine, hanno raggiunto la capitale in auto per raccontare, alle telecamere di Tv2000, la loro battaglia contro l'azienda di confezioni di Canosa di Puglia (Simony Srl) per la quale hanno lavorato per oltre un decennio. Loro sono due delle ex operaie alle quali, lo scorso aprile, il datore di lavoro ha vietato l'accesso in fabbrica ammonendo la loro iscrizione al sindacato e colpevolizzandole di aver denunciato ai carabinieri le irregolarità nella busta paga. A quell'episodio sono seguiti gli incontri tra dipendenti, azienda e sindacato. Ma le promesse di un miglioramento delle condizioni retributive (e non solo), fatte da parte del titolare, non sono state fino ad oggi mantenute. Anzi: il 1 ottobre la Simony ha chiesto la cassa integrazione, non accettata poiché il 31 dicembre la ditta va in liquidazione; il 18 gennaio arriva il telegramma di licenziamento per tutte le 32 lavoratrici. Intanto il gruppo di donne iscritte al sindacato si è ridotto da 10 a 7. Solamente un paio di giorni fa, l'azienda fa sapere che passa alla cooperativa e invita, con una lettera, le 7 ex dipendenti a discutere la possibilità di tornare a lavorare. ''Ho deciso di affidarmi ad un sindacato dopo aver stirato abiti per 18 anni al prezzo di 4 euro l'ora'', dice Tonia ai microfoni del programma televisivo 'Romanzo familiare'. E quando la giornalista chiede ''Vi siete mai pentite di aver fatto questa scelta?'', la risposta è secca: ''Ci siamo pentite di non averlo fatto prima''. Al di là degli sviluppi di una eventuale collaborazione futura, queste signore puntano al riconoscimento della loro dignità e si fanno portavoce di una condizione di sfruttamento che, per forza di cose, rievoca la tragedia del crollo della fabbrica clandestina di Barletta in cui persero la vita 5 donne. (ma.pa.)
Salve, non avete scoperto mica l'acqua calda. Nella Bat in particolare a Canosa di Puglia il 95% dei lavoratori subisce una vera estorsione( ci sono state in merito sentenze della Corte di Cassazione); Molti imprenditori di Canosa fanno firmare le buste paghe con compensi di 1000 Euro, 1500 euro ecc. in realtà dopo che viene fatto il bonifico su C/C dei dipendenti viene versata solo una parte dello stipendio; la rimanenza non viene versata. Al lavoratore gli viene chiesto di firmare delle ricevute dove vengono riportati gli importi non versati sul C/C del lavoratore.... la cosa squallida è che su qulle ricevute c'è scritto anticipi dello stipendio dato in contanti. La Guardi di Finanza farebbe bene a fare un controllo incrociato sui C/C bancari o postali dei lavoratori e delle aziende in particolare di Canosa di Puglia. Sicuramente emergerebbe per il 95% dei lavoratori che sono assunti dalle aziende di Canosa di Puglia, importi mensili dello stipendio molto più bassi rispetto alla busta paga. Non mi venite a dire che sono casi isolati. Fate una verifica bancaria nella "Cacca" sono coinvolte aziende anche insospettabili di ogni settore mercelogico. Dalle sale ricevimento, alle aziende agricole; dai negozi, alle aziende di Comunicazione; dalla grande distribuzione Gdo, alle aziende farmaceutiche. Ci sono tutte le attività Canosine in questo commento; per concludere, anche le aziende di trasporto. Faccio un appello ai Resposabili del blog affinché possano accertare la vericidità di questo commento tramite le forze di Polizia(Guardia di Finanza) e le testimonianze delle dipendenti coinvolte nella vicenda riportata da voi qui sopra. Per concludere mi sento di dire: Non venite mai a lavorare a Canosa molti imprenditori sono delle "Bestiie" senza scrupoli !
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