“Atisale, partner naturale dell’industria italiana”: è lo slogan che accompagna il lancio della prima linea di sale alimentare a marchio proprio, “Cuor di Mare”, con il quale l’azienda, leader della produzione dal ‘94, intende imporsi anche sul mercato.
Nelle due versioni, classico e iodato, extravergine perché frutto di una produzione naturale, il sale marino è curato da una filiera tutta italiana, che prevede continue analisi chimico-fisiche nelle varie fasi del processo produttivo, all’interno della cosiddetta fabbrica di natura, la salina.
Per mostrare come nasce e si sviluppa il nuovo prodotto, giornalisti di diverse testate nazionali hanno potuto seguire il percorso sostenibile e tradizionale del sale di Margherita di Savoia, guidati dal presidente di Atisale, Giacomo D’Alì Staiti; dall’amministratore delegato, Roberto Badalucco; dal responsabile del canale Gdo, Antonio D’Alì Staiti, e dalla rappresentante Affari Generali, Marina Marrone.
A guardarla dall’idrovora di Foce Aloisa, Margherita di Savoia sembra dolcemente assopita per la calura di metà luglio, adagiata com’è sul lembo di terra che guarda al Gargano. È qui che le acque dell’Adriatico vengono canalizzate nella zona evaporante e mettono in moto la fabbrica naturale a cielo aperto, capace di produrre 500 mila tonnellate di sale all’anno.
L’acqua del mare fa il suo ingresso nella zona evaporante, la più estesa della salina. Nel passaggio di vasca in vasca, l’azione del sole e del vento fa aumentare il grado di concentrazione salina e permette l’evaporazione.
Collo ricurvo, piumaggio delicato, gambe lunghe e sottili: è l’identikit del fenicottero rosa, che troneggia, insieme ad altre numerose specie, nella zona umida di importanza nazionale, ai sensi della Convenzione di Ramsar (1971). L’eleganza del loro volo porta l’occhio del visitatore a percepire la vastità di un ambiente incontaminato e multiforme. Pure emozioni naturalistiche.
Dopo il lungo percorso attraverso i bacini evaporanti, che hanno fatto perdere all’acqua notevoli elementi, la precipitazione del cristallo del cloruro di sodio avviene nelle vasche salanti. La colorazione rossastra è dovuta, in questo tipo di concentrazioni, alla presenza di una microscopica alga rossa, la dunaliella salina, di cui si ciba il crostaceo artemia salina. Quest’ultimo è a sua volta preda dei fenicotteri e conferisce loro il tipico pigmento rosa.
Le acque madri e i fanghi contenuti nei bacini sono utilizzati a scopo terapeutico per curare patologie ginecologiche, dermatologiche, dell’orecchio, delle vie respiratorie e sono particolarmente indicati per dolori reumatici, artritici e articolari. La salina è una vera e propria miniera della salute.
I cristalli di cloruro di sodio così formati contengono piccole percentuali di oligoelementi, normalmente contenuti nell’acqua di mare, già una ricchezza dal punto di vista alimentare. Nelle aie di ammassamento, le tonnellate di sale formano piramidi ben visibili da lontano, da sempre protagoniste assolute del paesaggio margheritano. Tra le testimonianze di archeologia industriale lungo il percorso salino, anche importanti opere ingegneristiche diLuigi Vanvitelli e Pier Luigi Nervi. Si fanno notare i resti di Mazinga, indimenticabile macchinario che emergeva nella skyline del paese, a breve sostituito con un congegno all’avanguardia.
Il Museo Storico della Salina ospita circa 1.000 reperti di archeologia industriale che raccontano l’evoluzione tecnica e tecnologica della salina, intimamente legata alla storia del popolo salinaro.
In stretta relazione con il centro visite cultura-natura, il museo offre una visione completa della cultura del sale grazie a visite guidate e laboratori didattici.
Trasportato all’impianto di confezionamento, “Cuor di Mare” è lavato, centrifugato e messo ad essiccare, prima di passare alla vagliatura, cioè la separazione dei cristalli a seconda della grandezza granulometrica. Una volta impacchettato, il prodotto è pronto per arrivare sugli scaffali dei supermercati: colori accattivanti, finestra trasparente ed etichetta informativa, utile a valutare la qualità del sale marino.
I sotterranei del castello di Barletta hanno ospitato dal 6 giugno al 7 luglio 2013 la mostra “The Dought” di Bigert & Bergström, artisti svedesi che attraverso la loro tecnica di foto sferica creano Molecole Spaziali Invertite, ispirandosi alla struttura del cristallo di sale in rapporto con la molecola H2O del Mar Adriatico. Nelle foto-sculture così realizzate, si può ammirare Margherita di Savoia da più prospettive. Inserito nel progetto Intramoenia Extra Art/Watershed, di ampio respiro europeo, l’opera di Bigert & Bergström si propone di studiare la chimica della siccità-evaporazione dell’acqua nella fascia mediterranea, in cui il clima da tempo è più caldo a causa del riscaldamento globale.
Con un fatturato di 36 milioni di euro e 190 dipendenti, Atisale copre tutta la gamma di prodotti di sale per l’uso alimentare e industriale, i servizi idrici e la sicurezza stradale. “Margherita di Savoia - come afferma il presidente Giacomo D’Alì Staiti - è la capitale del sale, luogo ideale dove la produzione avviene attraverso il rispetto della natura e la riscoperta della tradizione italiana”.
Importanti investimenti pubblicitari su stampa, televisione e web sostengono da maggio la sfida del nuovo brand, che racchiude tutta la salubrità dell’ambiente e la memoria storica di Margherita di Savoia.
ANNARITA BUCCI
Fonte Corriere dell'Ofanto
Fonte Corriere dell'Ofanto
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