La consapevolezza dei propri bisogni gioca un ruolo molto importante nel
processo di cambiamento . Capita che
l’essere umano si accorga di non stare bene e decida di correre ai ripari, nel
senso che pensi di stare meglio. Ad esempio l’individuo ad un certo punto della
sua esistenza può decidere che è ora di finirla con un suo comportamento o con
una sua abitudine e siccome da solo non riesce a prendere tale decisione si
rivolge ad una persona competente. Questo può accadere, per esempio, ad una
persona che ha accumulato un po’ di peso ovvero chili e per diversi motivi, per
esempio di salute tipo pressione alta, colesterolemia o per difficoltà nei
movimenti o per l’affanno in certe attività fisiche quali giocare, rincorrere,
ecc. o per ragioni estetiche, per esempio si vede troppo pieno. Succede che
finalmente, presa la decisione di non poter continuare con questo peso addosso,
con queste difficoltà, con questi disagi, ci si rimbocchi le maniche e ci si
rechi da un esperto. Ma il fatto di recarsi da un esperto non è sufficiente a
risolvere il problema perché le abitudini, i comportamenti, lo stile di vita
non si cambia da un giorno all’altro ma richiede un impegno notevole, un
adattamento graduale ed un lavorare su più fronti.
Non
c’è una soluzione, per esempio evitare di mangiare oppure fare attività fisica.
Bisogna
lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona.
Per quanto riguarda
l’attività fisica può valutare di iniziare gradualmente a fare movimenti
incrementandoli con il tempo e cercando incentivi quali il fare attività in
compagnia o comunque gratificanti. Per quanto riguarda l’alimentazione non si
può pretendere privazioni drastiche ma iniziare con piccoli accorgimenti, di
primaria importanza è la masticazione, la persona deve comprendere che dovrebbe
fare maggiore attenzione al masticare.
Con
il masticare si affronta il cibo, si scompone, lo si studia, lo si sente: il
sapore, il gusto, questa modalità del masticare la possiamo trasferire alla
modalità di affrontare i problemi nella vita, nel senso che se
abbiamo l’abitudine di ingurgitare i problemi, di non studiarli bene, di non
capirli, pensando alla masticazione possiamo provare a sminuzzarli i problemi,
vederli da altri punti di vista, elaborarli e riuscire a risolverli.
“Allenatevi ad
interrompere il flusso continuo del cibo. Molte persone spingono in bocca cibo
nuovo prima di aver sgomberato e
liquefatto il precedente boccone …. imparate a tenere per pochi secondi la
bocca vuota tra ciascun boccone, in questo modo sarete presto capaci di portare
a termine tutti i problemi grandi e piccoli della vostra vita; il vostro
stomaco mentale – il vostro cervello – sarà meglio ordinato. Sparirà quindi
gran parte del vostro pensiero confuso e incoerente e non troverete difficoltà
nel chiarificare i vostri concetti e idee. Ciò si applica non solo al vostro
pensiero, ma anche alle vostre attività generali. Se appartenete a quelli che
cominciano un nuovo lavoro prima di finire quello sottomano, se vi trovate
frequentemente in mezzo alla confusione, allora l’esercizio suddetto è
esattamente ciò di cui avete bisogno.”(1)
Per far questo
l’individuo deve comprendere come è il suo ciclo del contatto, per la Gestalt
l’individuo ha un problema, una difficoltà quando c’è un’interruzione nel suo
ciclo di contatto.
Ciclo del contatto:
Qual è il mio bisogno ora?
Cosa faccio per soddisfarlo, mobilito
le energie?
Come mi sento quando lo soddisfo?
C’è una fase di ritiro prima
dell’insorgenza di un nuovo bisogno?
Provo
a spiegare cosa intende la Gestalt per ciclo di contatto.
L’individuo valuta
il suo bisogno, la sua esigenza e decide cosa fare per ottenere quello che
vuole, dopo di ché sente che effetto gli fa e si gode quello che ha ottenuto,
poi succede che il soggetto si ritira in attesa di un nuovo bisogno, ci può
essere un’interruzione in questo ciclo, ad esempio l’individuo non sa quel che
vuole quando non è in contatto con i suoi bisogni, oppure sa quello che vuole
ma non sa come ottenerlo e quindi l’interruzione del contatto è nell’azione,
oppure l’individuo non riesce a stare tranquillo, a stare nella fase del ritiro
dopo aver ottenuto quello di cui abbisognava ma rimane sempre nell’azione, vuole
per forza agire per soddisfare tanti bisogni.
“L’individuo …. non
vuole o non può ascoltare le sensazioni del proprio corpo e come conseguenza
può mangiare eccessivamente o denutrirsi o diventare incontinente …..Quando una
persona è bloccata al confine tra la sensazione e la consapevolezza, può
provare delle sensazioni senza capirne il significato …..Molti individui, anche
se sono consapevoli dei loro bisogni, non riescono a sviluppare una forza tale
da fare ciò che è giusto per loro …. L’interruzione
tra la mobilitazione dell’energia e l’azione ….La sua energia può essere
disponibile, eppure egli è incapace di usare l’energia al servizio
dell’attività che gli permetterebbe di ottenere ciò che vuole …. L’interruzione fra l’azione e il contatto ….
fa un mare di cose, ma non sa assimilare la sua esperienza ….Questo individuo
non è in grado di agire in maniera mirata … C’è un ritmo fra il contatto e il
ritiro. Si impara come ascoltare i propri bisogni, come soddisfarli per poi
ritrarsene e riposare. Anche il fatto di essere sempre mobilitati è una
malattia ….”(2)
Pertanto
il lavoro di Gestalt Therapy è un lavoro di attenzione, di autoconsapevolezza,
di responsabilità, la persona va accompagnata nel suo lavoro, va stimolata, va
sostenuta, in questo modo può permettersi di provare a lasciare
da parte qualche aspetto delle sue abitudini malsane e a prendere in
considerazione nuovi atteggiamenti che gradualmente lo possano portare a
condurre uno stile di vita più adeguato per un benessere psicofisico.
In questo modo
l’individuo può fare delle scoperte, può accorgersi di come affronta le
situazioni di vita, di chi è lui stesso, di come è lui stesso, delle sue
soddisfazioni e insoddisfazioni, di quello che vuol fare, di come farlo e
questo può farlo anche con l’aiuto della meditazione e delle visualizzazioni, a
partire dal sentire il suo respiro, il suo corpo.
(1) PERLS F., L’IO,
LA FAME, L’AGGRESSIVITA, Franco Angeli, Milano 1995, pag.208-209
(2) ZINKER J., PROCESSI
CREATIVI IN PSICOTERAPIA DELLA GESTALT, Franco Angeli, Milano 2001, pag.
98-107
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
Piazza Ragusa n. 5 – Roma (Stazione Tuscolana) – Metro Furio
Camillo
380-4337230 - 21163@tiscali.it
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