MA IN
QUESTO CASO PROGRESSO NON C’E’.
La crisi
divide ma a volte può anche unire ed ecco che le imprese sono le prime a
cogliere “l’opportunità” del ricongiungimento familiare sul posto di lavoro. Ma
stiamo parlando di progresso? Di sviluppo? Di futuro? A nostro avviso
assolutamente no visto che non si tratta affatto di un’opportunità bensì di una
estrema necessità di sopravvivenza aziendale.
Sono ormai
tantissime le micro e piccole imprese che tornano alla “familiarità”
licenziando quei pochi dipendenti che ancora potevano permettersi e cedendo
quei posti di lavoro, assolutamente precari e non retribuiti, a mogli e figli.
Siano esse
imprese a sede fissa, negozi di vicinato, pubblici esercizi, bar, ristoranti,
pizzerie, osterie e tavole calde piuttosto che attività di commercio ambulante
su aree pubbliche non fa alcuna differenza perché la necessità spinge tutti a
trovare questi estremi e “curiosi” oltre che insufficienti rimedi.
Le
situazioni più incresciose sono proprio quelle che si registrano sui mercati
dove la presenza delle donne sul posto di lavoro dovrebbe spingere le
amministrazioni inadempienti, cioè quasi la totalità, ad attrezzare le aree con
quel minimo di servizi, anche igienici, tali da consentire una civile e
dignitosa permanenza, anche delle donne, sul posto di lavoro, specie se ora si
moltiplica il numero delle “signore al lavoro” ma nulla di tutto questo viene
realizzato ed ecco che le condizioni delle aree mercatali, a cominciare da
quelle a noi più prossime cioè dei comuni della provincia di
Barletta-Andria-Trani, in primis proprio quelli cocapoluogo, sono disastrose e
al limite della tollerabilità, pronte per essere tutte dismesse ed
immediatamente interdette all’esercizio delle attività.
Altro che
studi, ricerche, costosi convegni, incontri e progetti per conciliare i tempi
della lavoro e quelli della famiglia. Queste cose appartengono a chi non è mai
stato per le strade e non conosce la realtà mentre si ostina a programmare con
i propri simili il futuro degli altri senza tenere conto e considerazione delle
reali condizioni del “malato”.
La
collaborazione familiare, a titolo gratuito, viene altresì agevolata da una
recente Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la nr.
10478/2013, nella quale si afferma che: “i familiari e gli affini entro il 3°
grado di parentela possono aiutare i parenti imprenditori ad espletare
occasionalmente l’attività, anche a prescindere della contestuale presenza del
titolare nei luoghi dell’attività. I detti familiari (che possono anche essere
studenti, pensionati e/o lavoratori dipendenti presso altri datori di lavoro)
possono coadiuvare l’imprenditore senza che sia posto in essere un rapporto di
lavoro subordinato entro il limite di 90 giorni o di 720 ore in un anno solare.
Pertanto, la collaborazione posta in essere nelle attività di commercio,
artigianato e agricoltura prescinde da ogni iscrizione alla Gestione
previdenziale di competenza (INPS), fermo restando l’obbligo infortunistico
(INAIL)”.
UFFICIO AMMINISTRATIVO
UNIMPRESA
BAT
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