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News dalle Città della BAT

venerdì 28 febbraio 2014

BAT : IN POCHISSIMI ANNI DRAMMATICO CALO DEL NUMERO DELLE IMPRESE ATTIVE

I NUMERI PARLANO CHIARO E QUELLE OPPORTUNITA’ PERSE DIVENTANO IRRECUPERABILI.
EPPURE QUALCHE ANNO FA SI AMBIVA ADDIRITTURA AD OTTENERE L’ISTITUZIONE DELLA CAMERA DI COMMERCIO.

Alla data di giungo 2010 di imprese attive registrate nella sesta provincia se ne contavano ben 44.921, con un andamento costante nel tempo.
Numeri talmente importanti che indussero tutte le realtà associative a sollecitare l’istituzione della Camera di Commercio nella Provincia di Barletta-Andria-Trani. A tal proposito il 4 ottobre 2010, presso la sede decentrata della Camera di Commercio di Bari, a Barletta, avvenne la sottoscrizione del Protocollo per l’attivazione delle procedure di istituzione dell’Ente Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura – Decreto Legislativo 25 febbraio 2010 n.23, nella Provincia Barletta – Andria – Trani. UNIMPRESA BAT risultò tra i primi firmatari del Protocollo che, allora, vedeva anche l’adesione delle Associazioni di Categoria e Sindacali Datoriali: UNSIC PUGLIA – CLAAI Bat – CASARTIGIANI – UGL – CGIL Bt – CNA Bt – CONFARTIGIANATO e della CONFESERCENTI Bat.
Tale protocollo, sottoscritto e firmato successivamente anche da altre importanti Sigle sindacali, venne inviato all’allora Prefetto della Bat, dott. Carlo Sessa, da parte dell’Ufficio per gli Interventi Conseguenti all’Istituzione della Provincia di Barletta – Andria – Trani.
La sottoscrizione di tale protocollo era avallato dal fatto, indispensabile, che proprio il territorio della sesta provincia era in condizione di rispettare appieno il dettato normativo secondo il quale “la Camera di Commercio avrebbe potuto realizzarsi solo se ci fossero state le condizioni previste espressamente dal D.Lgs. 15 febbraio 2010 n° 23 (Riforma dell'ordinamento relativo alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, in attuazione dell'articolo 53 della legge 23 luglio 2009, n. 99, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 25 febbraio 2010, n. 46) che afferma: “con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, può essere disposta l'istituzione di camere di commercio nelle nuove province solo se in ciascuna camera di commercio interessata dal provvedimento risultano iscritte o annotate nel registro delle imprese almeno 40.000 imprese e sia comunque assicurato il raggiungimento di un sufficiente equilibrio economico.”
Ciò significava che l’esistenza di almeno 40 mila Imprese nel territorio della Bat era l’unico requisito richiesto per la istituzione di nuove Camere di Commercio quindi requisito indispensabile ed imprescindibile e il 3 novembre 2010 il Presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani relazionava in merito al suo incontro romano presso il Ministero dello Sviluppo Economico con il Direttore Generale per il Mercato, la Concorrenza, il Consumatore, la Vigilanza e la Normativa Tecnica, Gianfrancesco Vecchio, al quale partecipò anche l’Assessore provinciale alle Attività Produttive e riferiva che “dal punto di vista numerico non esisteva alcun problema in quanto le imprese esistenti erano superiori alla soglia minima di 40mila essendo 44.921 le imprese registrate.”
Questa la situazione al mese di giugno 2010 ma alla data del 30 giugno 2011 viene pubblicato il primo report riferito al sistema imprenditoriale della Provincia di Barletta - Andria - Trani, relativo al secondo trimestre del 2011, con la divulgazione dei dati ufficiali attinti tramite la neo istituzione dell’Osservatorio Economico Provinciale fortemente voluto dall’Ente Pubblico il quale pubblicava i dati relativi al secondo trimestre del 2011 dai quali si evinceva come al 30 Giugno 2011 il numero di imprese registrate ammontava a 40.074 delle quali circa un terzo (28,5%) delle imprese registrate sarebbe riconducibile al comparto del commercio (seguono il settore agricolo con il 24,9% e quello manifatturiero con l’11,6%). I tre comparti da soli, quindi, rappresentavano circa i due terzi dell’economia provinciale, mentre il settore delle costruzioni (10,1%) e del turismo (4,7%) completano quasi interamente il quadro economico del territorio.
Già questo significava che in solo un anno (giugno 2010/giugno 2011) sarebbero morte ben 4.847 Imprese, di vari Settori. Un dato drammatico che già da allora ci allarmò non poco ma il nostro allarmismo rimase isolato in una omertosa indifferenza generalizzata e senza l’assunzione di un minimo di iniziative e di interventi che mirassero seppur anche alla sola comprensione del fenomeno che poi è di fatto degenerato e si è involuto in quei conflitti sociali che tutti conosciamo e in quelle che vengono definite le nuove povertà che vedono proprio i piccoli imprenditori tra i quelli che più ricorrono alle strutture di aiuto e soccorso sociale volontario.
Nonostante questo calo, gli entusiasmi per la nascita della nuova Camera di Commercio rimasero più o meno intatti, tranne in quei politici che caldeggiavano e continuano a caldeggiare diverse scelte e che fecero di tutto, riuscendoci, per far saltare quel numerino magico delle 40 mila imprese che oggi, lo vedremo fra poco, non ci sono più e che è impensabile riagganciare, con buona pace di quel “sistema misto” che orchestra la vita dei cittadini (e degli imprenditori).
Ecco, quindi, che arriviamo alla realtà più prossima a noi in termini temporali, quella dei numeri e non della propaganda.
Siamo nell’anno 2012, in piena crisi economica, sociale, politica, istituzionale e civica e giungono ulteriori dati aggiornati della situazione nella Provincia di Barletta – Andria – Trani.
“Una Provincia in sofferenza acuta”, titolava qualche autorevole sito di notizie on-line e questa definizione rispondeva esattamente alla realtà.
Il 7 febbraio 2013 vengono divulgati i dati ufficiali e si registra che:
Nel primo trimestre del 2012 il numero di imprese registrate nella Provincia di Barletta – Andria – Trani è risultato essere pari a 39.063.
Rispetto al trimestre precedente veniva quindi registrato un calo delle imprese registrate dello 1.39% pari a 552 unità in termini assoluti.
Questi i dati ufficiali emersi dal report dello stesso Ente provinciale, quindi assolutamente inconfutabili. A questi dati negativi se ne aggiungevano ulteriori che parlavano altresì di un calo anche dell’import ed export provinciale con punte di oltre l’8 % per l’export e fino al 14% per  l'import.
Dal rapporto, inoltre, emergeva la fortissima difficoltà degli imprenditori della BAT e di altre province pugliesi a collocare i propri prodotti sui mercati internazionali con le province di Lecce e della BAT essere quelle a più bassa propensione all'internazionalizzazione.
Per quanto riguarda la città di Andria, i dati erano questi:
- numero complessivo delle imprese pari al 25 % delle imprese della provincia con ben 9.940 aziende con il 30% delle imprese registrato nell'ambito del Commercio con 3.362 aziende. A seguire il settore Agricoltura con 2.075 imprese, le costruzioni con 1.202 e la manifattura con 1.060 aziende; le professioni con 151 imprese registrate. In quel tristissimo 2012 nella sola città di Andria furono 198 le imprese attivate sulle 318 cessate, con un saldo un saldo negativo di -120 imprese.
Mentre attendiamo l’aggiornamento dei dati ufficiali dell’anno 2013, giungono i dati derivanti da iniziative che parlerebbero di un aumento del numero di partite i.v.a. nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Nel 2013, quindi, sarebbe stata registrata una crescita nella sesta provincia di 95 posizioni fiscali che da 3.342 del 2012 salirebbero a 3.437 nel 2013 con una variazione, in questo caso, di 95 posizioni fiscali in più.
Chi legge questi dati capisce bene che siamo lontani, lontanissimi da riacciuffare quel primato che la nostra provincia vantava fino all’anno 2010 cioè le 44.921 imprese attive.
Assimilando i dati ufficiali, quindi, significherebbe che oggi, nella provincia BAT, di imprese attive dovrebbero essercene non più di 39.200 quindi con un saldo negativissimo di ben  oltre cinquemila partite iva in meno e perse nel giro di qualche anno.
Se stessimo parlando di un’Azienda privata sarebbe uno sfacelo e un dato drammatico ma in altri ambiti, specie quelli della pubblica amministrazione, i parametri di riferimento e di valutazione, purtroppo, sono altri.
Chiudiamo facendo alcune nostre osservazioni.
Anche del leggerissimo, insignificante aumento di quelle 95 posizioni fiscali a fronte delle oltre 5.000 perdute, è opportuno rilevare che trattasi di partite iva il cui 66% vede l’avvio di un’attività d’impresa da parte di soggetti provenienti da altri settori fortemente in crisi come l’agricoltura e soprattutto l’edilizia; che di quelle 95 posizioni ben il 58% sono a rischio chiusura entro massimo tre anni e che, in generale, la vita media delle imprese del territorio è diminuita del 130%.
Questi sono i nostri dati rilevati, come sempre, sul campetto della crisi e della disperazione e se un ulteriore, lieve, insignificante, irrilevante aumento delle partite iva potrebbe ancora verificarsi è perché il piccolo commercio, deprofessionalizzato, è diventato ormai l’unico ammortizzatore sociale e sta svolgendo questo ruolo anche per supplire alle ormai acclarate deficienze che ogni giorno manifesta un sistema pubblico incapace di reagire e soprattutto gestito e manovrato da piloti ormai privati di patenti di guida ma che stanno continuando a mettere a serio rischio l’incolumità di tutti  gli altri guidatori e dei passeggeri che ancora si avventurano nell’immensa ma anche sempre affascinante autostrada che dovrebbe portare verso quella che una volta era chiamata libera iniziativa all’interno di un libero mercato che è stato completamente distrutto e assoggettato ad altre, estranee logiche che hanno spezzettato e triturato completamente il concetto e la qualifica di imprenditore e di impresa, in questo stranissimo Paese.
Andria, 28 febbraio 2014 


Savino Montaruli
Presidente UNIMPRESA BAT

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