Saranno esposte in modo permanente al Santuario di S. Maria di Colonna di Trani
«In memoria di Vincenzo Casillo». La famiglia Casillo ricorderà l’ottavo anniversario della morte dell’imprenditore con la donazione di due celebri opere d’arte, San Nicola detto il Pellegrino e il Cristo Pantocratore. Realizzate per l’occasione dall’artista coratino di fama internazionale, Gregorio Sgarra, saranno devolute al Santuario di S. Maria di Colonna di Trani dove, dopo essere state consacrate dal suo rettore, il canonico Domenico Gramegna, rimarranno esposte in modo permanente a partire da domenica 15 giugno.
A motivare la scelta di donare, nel giorno di commemorazione del sig. Casillo, oltre al Cristo Pantocratore, anche il San Nicola detto il Pellegrino, il 920° anniversario della morte del santo, canonizzato nel 1098, che morì proprio nella città di Trani.
La donazione è un gesto simbolico attraverso cui la famiglia commemora un uomo che è stato baluardo per le generazioni che si sono susseguite nell’azienda, un uomo lungimirante capace di imprimere e diffondere solidi valori che hanno contribuito a rendere oggi la realtà imprenditoriale di cui è stato padre il fiore all’occhiello dell’economia pugliese, nazionale e internazionale.
Era il 1958 quando Vincenzo Casillo avviava l’attività molitoria nella piccola cittadina di Corato, dando linfa vitale a una realtà che forse neppure lui immaginava sarebbe diventata leader nella trasformazione e nella commercializzazione del grano. Ad animare la sua esperienza di uomo e di imprenditore valori importanti come la lealtà, la trasparenza e il rispetto, elementi imprescindibili in una vita di successi personali e professionali. «Un imprenditore disponibile verso le nuove generazioni, dotato di grande sensibilità verso l’innovazione, un imprenditore che ha creduto in principi come il rispetto e la stima per i suoi concorrenti. La necessità di unire le forze è stata una sua costante convinzione e volontà, rappresentando un valido esempio per i più giovani. Un uomo dotato di grande equilibrio, con la capacità di rimanere sempre con i piedi per terra e mai demoralizzarsi nei momenti di difficoltà né mai esaltarsi nei momenti propizi. Questa capacità di filtrare i sentimenti umani lo ha portato a saper leggere correttamente i cambiamenti storici di medio lungo periodo e ad arrivare sempre in anticipo alle tappe più importanti». È così che lo ricorda la sua famiglia.
Le opere realizzate per l’occasione dall’artista Gregorio Sgarra, ricalcando quel segno impresso da Vincenzo Casillo nella vita di quanti lo hanno conosciuto, ripropongono un gesto pittoreo capace di indagare nell’intimo di chi osserva i suoi dipinti, ponendosi a metà strada fra spirituale e reale. La sua arte, infatti, ispirandosi alla tecnica fiamminga delle velature della luce, cerca, in quel segno lasciato su tela, di incarnare una filosofia metafisica in chiave laica, attraverso una tecnica quasi mistica.
Quello di Sgarra è un canone estetico capace di ben inserirsi nel contemporaneo, seppur rifacendosi a testi risalenti al 1400-1500 che, rievocando i sette giorni della creazione - per il numero di volte in cui si passa il pennello sulla tela con la tecnica delle velature della luce - creano un parallelismo con la genesi, con il tema della sacralità. La maggior parte delle sue tele, preparate a mano per creare un effetto di naturalezza all’opera, rappresentano il frutto di un lavoro artigianale inserito in una dimensione temporale più lenta, una dimensione altra dello spirito che tenta di recuperare ciò che oggi il tempo fa perdere.
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