Sono particolarmente grata a Vincenzo Orfeo per avermi dato la possibilità
prima di altri di godere della piacevole ed entusiasmante lettura del “ Sogno
di Diomede”.
Scorrendo il testo si ha la viva sensazione di un chiaro ritorno alle
origini, non frutto di leggenda, ma
rivelazione di un sogno capace di svelare dopo tanti anni passioni sopite ed
eroiche realtà. Io credo nelle alchimie oniriche capaci di far ritornare
fantasmi in cerca di verità storiche e di scrittori di grande sensibilità in
grado di trasmetterle.
Uno, Nessuno, Centomila di Pirandelliana memoria, diviene la metafora di attori che interpretando il copione si
trovano loro malgrado infestati da
“leggendarie presenze” che liberamente entrano ed escono dal proscenio
sotto gli occhi increduli di un regista attonito.
Ecco la prima grande lezione: la storia si può insegnare in tanti modi, ve
ne sono alcuni che scaturiscono come linfa viva dal proprio DNA, divenendo
indimenticabili, grazie alla capacità di liberare i propri sogni.
Il “Sogno di Diomede” è ancor più del “Lamento di Iride” un Inno all’amore.
I personaggi femminili ricevono il meritato riscatto e hanno finalmente la
possibilità di raccontare le proprie passioni,dolori, fragilità. “Ciascuna donna è miniera di talenti e di
virtù. Crede nell’amore perché l’amore nasconde i segreti della vita”.
Lo stesso eroe di Argo, non è un
sanguinario assetato di potere, ma al contrario è un uomo mosso da grandi
valori, combatte per difendere l’onore,la patria, la vita.
L’autore ci invita a”cercare la
verità sulla guerra sulle pietre”, quelle stesse pietre che diventano “trofeo di morte, distruzione di cultura, di
storia e di pace monito per le genti del mondo”.
Delicato, eroico, sensibile, sensuale, Diomede giunge in Puglia, accetta il
suo destino, si riappacifica finalmente con gli dei e questi gli concedono di
trovare e di godere dell’amore di Evippe….ma non vi sarà mai tregua per chi fa
“di virtù giustizia”.
Un libro che fa riflettere non solo sulla storia, ma sopratutto sulla
fragile condizione umana che talvolta
costringe gli uomini ad essere vittime delle proprie passioni.
Ottimo testo teatrale che mi auguro di vedere presto in scena …perché
no, proprio al Teatro Lembo di Canosa.
Anna Maria Fiore
(Presidente Pro Loco Canosa – Direttore rivista TU IN DAUNIOS)
Nessun commento:
Posta un commento