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mercoledì 12 agosto 2015

IL PALAZZO DUCALE DI ANDRIA (secoli XVI-XVII).

Risale alla 572^ Fiera d'Aprile del 2009: è l'annuncio dell'ex Sindaco di Andria, avv. Vincenzo Zaccaro, dell'approvazione di un primo stralcio di 11 milioni di €uro per il recupero del Palazzo Ducale di Andria (XVI-XVII). Chi può mai dimenticarlo? Era proprio il giorno inaugurale di quella edizione della nostra tradizionale Fiera d'Aprile! Anche io ero presente nel Salone del primo piano del Palazzo Ducale. Ero presente in compagnia dei miei alunni che quell'anno furono impegnati come guide nel 1° vicolo San Bartolomeo, la via più piccola del mondo.
Il discorso inaugurale dell'ex Sindaco Vincenzo Zaccaro si chiuse proprio con quell'annuncio inatteso e inaspettato: approvati 11 milioni di €uro a favore del nostro Palazzo Ducale. Scrosci di applausi, intensi e prolungati, esplosero nel Salone da parte del folto pubblico presente: consiglieri comunali, dirigenti e funzionari, giornalisti della carta stampata, operatori di TV locali, rappresentanti di tante associazioni culturali, presidi, direttori didattici, docenti, studenti e semplici cittadini. Iniziava, dunque, il cammino per il recupero globale del magnifico Palazzo Ducale.
Eretto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. Simbolo di un'epoca e di una famiglia, quella dei potenti Carafa, che governò ininterrottamente in Andria per oltre due secoli, fino al suo ultimo rampollo, Ettore Carafa, caduto in disgrazia e morto decapitato a Napoli nel 1799 per le sue idee giacobine.
Il Palazzo Ducale di Andria è l'esempio di architettura a cavallo tra il tardo Rinascimento e il barocco del Seicento. È un edificio davvero imponente, uno dei Palazzi ducali più grandi di Puglia e dell'Italia meridionale.
Oggi, la sua proprietà è divisa in due: la parte che si affaccia in piazza Vittorio Emanuele appartiene agli eredi dei Conti Spagnoletti Zeuli; la seconda parte, che si erge in piazza La Corte, è del Comune di Andria, acquisito per diritto di prelazione circa dieci anni fa.
Naturalmetnte è proprio quest'ultima parte che doveva e dovrebbe essere oggetto di un complesso intervento di salvaguardia, di restauro e di recupero.
I Carafa lo costruirono in città, probabilmente al posto di un antico castello medievale preesistente. A ridosso degli antichi borghi di San Bartolomeo e del Casalino, di San Domenico e della Cattedrale da un lato, del vasto spiazzo della Catuma (oggi Piazza Vittorio Emanuele) dal lato opposto. Edificio imponente, come i vecchi castelli normanno-svevi. Magnifica la facciata di stile tardo rinascimentale. Solenni i due ingressi. Meravigliosi i balconi di stile barocco. Splendide le sale interne: un vero e proprio labirinto composto da ambienti, corridoi, sale, salette e saloni di varia metratura, ricchi di arazzi, tappeti, carte da parati e mobili d'epoca.
Oggi, purtroppo, hanno bisogno davvero di una grande opera di recupero, visto che il loro decadimento è naturale, dopo ben cinque secoli di vita, di storia, di accadimenti piacevoli e dispicacevoli.
In politica gli annunci sono abitudinari e consolidati. Direi... normali. Specie in questa nostra epoca poi, tanto che è stato coniato persino un neologismo: l'”annuncite”. E pare che l'attuale premier, Matteo Renzi, ne è un esempio lampante. Sei anni sono trascorsi da quel celebre discorso dell'ex Sindaco, Vincenzo Zaccaro. Sei anni, ma i lavori di recupero del Palazzo Ducale sono fermi, bloccati, ancora oggi. Come mai? Perchè? Che fine hanno fatto gli 11 milioni di €uro annunciati sei anni fa? Ci sono ancora? Oppure sono andati persi?
Nel 2009 si discusse anche del futuro del Palazzo Ducale. Chi lo immaginava come sede di rappresentanza del Comune di Andria, chi suggeriva l'idea di proporlo come sede dell'istituenda nuova Provincia di Barletta-Andria-Trani.
Sogni, solo sogni! Purtroppo per la nostra città è l'ennesima occasione persa. In cinque anni i lavori sono appena all'inizio. Addirittura, oggi come oggi, non se ne parla nemmeno. Così mentre la Diocesi di Andria ha recuperato la Cattedrale, la Chiesa di San Domenico, il palazzo del Museo diocesano (ex sede dei braccianti), la Chiesa rupestre di Santa Croce, la magnifica facciata a bugnato dell'antico Conservatorio di Sant'Anna in via Flavio De Excelsis, mentre la stessa Diocesi di Andria ha aperto ben tre postazioni della Casa dell'acqua, il Comune di Andria è fermo al recupero di Piazza Duomo, dell'Officina di San Domenico, di Largo Grotte (?11?), della Biblioteca G. Ceci in piazza Sant'Agostino, nel centro storico. Troppo poco per una città, come la nostra, che si fregia di Castel del Monte, patrimonio U.N.E.S.C.O.



In fede
prof. Riccardo Suriano

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