Da
sempre i Referendum, uno dei maggiori strumenti di democrazia
e di partecipazione diretta del popolo alle
decisioni politiche, creano scompiglio e
confusione soprattutto per chi non è un addetto ai lavori e non
mastica quotidianamente il linguaggio giuridico e politico.
A questo caos di partenza si aggiunge l’incongruenza di un governo
burattinaio che utilizza due pesi e due misure a seconda della
convenienza politica. Non a caso a proposito
del Referendum dello scorso Aprile ha, in modo non molto celato,
invitato la gente all’astensionismo, mentre si è schierato in modo
forte e chiaro a favore di questo, facendo sì che al suo esito sia
strettamente legato anche il destino del governo stesso tramutando
così un voto sulla “riforma” in un voto sul Governo.
Assumiamo come nostre le dichiarazioni espresse dalla Federazione
Nazionale in merito alla qualità di questa riforma e che abbiamo
rappresentato in tutti i Comitati del No come Associazioni cittadine
e Federazioni Provinciali dei Verdi di Puglia. Ci preme tuttavia
sottolineare l’importanza che comporta la modifica dell’art 117.
Con
essa si arriva ad una costituzionalizzazione della “Legge
Obiettivo” e del decreto “Sblocca Italia” concentrando nelle
esclusive mani del governo le autorizzazioni su infrastrutture ed
energia eliminando qualsiasi possibilità di partecipazione delle
comunità e dei governi locali nelle decisioni. Non è un caso che le
lobby del petrolio e Confindustria si siano schierate per il Sì.
Nella
riforma non vi sono pesi e contrappesi che consentano di dare pari
dignità di rango costituzionale alla tutela dell’ambiente,
contemperando un’eventuale crescita economica.
Per
esempio, con l’art.117 modificato, il governo, se dovesse vincere
il Si, potrà decidere autonomamente su dove e perché trivellare.
Inoltre, in caso di vittoria del Sì, saranno triplicate le firme
necessarie per le leggi di iniziativa popolare e ridotto il quorum di
validità per i referendum abrogativi aumentando notevolmente il
numero di firme necessarie per la loro promozione(da 500.00 a
800.000). Appare chiaro come la partecipazione popolare, già
scarsissima e sofferente, sia disincentivata ulteriormente. I pochi
slanci positivi come quello contro le trivellazioni sviluppatisi lo
scorso anno e che hanno portato poi alla promozione di un Referendum,
saranno, così, stroncati. E se è proprio in Puglia che questo forte
interesse per il Bene Comune ha trovato le sue radici fino a trovare
alleati in altre regioni, , adesso noi Verdi di Puglia non possiamo
che esprimere il nostro dissenso verso questa “riforma”.
Appare
del tutto evidente come essa miri a creare un deficit di democrazia,
eliminando la già piccola possibilità delle istituzioni locali di
decidere del proprio, in termini economici ed ecologici; non affronta
quella modernizzazione di cui l’Italia necessita, né si confronta
con quella che è la più grande sfida attuale, ovvero la conversione
ecologica di modelli produttivi inquinanti e del recupero del
territorio.
Non possiamo accettare
una vera e propria Contro-Riforma, che restringe al potere centrale
le decisioni su temi riguardanti la sostenibilità ambientale, la
tutela dei territori e il diritto di partecipazione nelle scelte che
incidono sull’ambiente. Questa riforma votata dal parlamento non
solo ha perso un’occasione storica per inserire in Costituzione i
principi succitati, ma è portatrice di un modello economico che
riproduce gli errori del passato (vedi le cosiddette Grandi Opere che
hanno prodotto solo debito anziché affrontare quelle Vere Grandi
Opere come la messa in sicurezza dal rischio sismico e
idrogeologico).
Troviamo
infine diabolicamente sibilline e decisamente incomprensibili le
ragioni di chi sostiene che votare la riforma sia il meno peggio,
salvaguardando soprattutto il futuro politico del governo, piuttosto
che entrare sulle questioni di merito.
Per queste ragioni, come Verdi di
Puglia voteremo convintamente No al Referendum Costituzionale del 4
dicembre.
I Co-portavoce Regionali
Lavinia Torre
Nessun commento:
Posta un commento