Quando
al risveglio nel silenzioso albeggiare di primo mattino ci sembra di
esser giunti alla fine del nostro cammino, alcuni scoprono che la
loro volontà non conosce confini e percorrendo vecchi sentieri
ancorati nel cuore e nella mente appare un nuovo paese meraviglioso:
Andria.
Tantissimi
gioielli e pregi si possono ammirare: l’enorme panorama che la
città offre è di indubbia maestosità e bellezza. A vista d’occhio
si possono ammirare i favolosi campanili; percorrendo vie, piazze,
viuzze, vicoli e vicoletti del centro storico si rimane affascinati
dagli enormi e piccoli complessi architettonici che l’hanno resa
famosa. La stradina più piccola di vicolo San Bartolomeo, unica ed
originale; il maestoso maniero federiciano noto a tutti come Castel
del Monte e’ l’allettante antipasto che la storia di Andria ci
offre. Il palazzo ducale è il suo simbolo regale con i suoi due
sontuosi ingressi e maestose balconate di pietra; la cattedrale
custodisce uno dei simboli di cristianità: la Sacra Spina, una gemma
tra le gemme. Le ossa di San Riccardo e la cripta dove sono sepolte
le due imperatrici: Iolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra. In
quel luogo avvenne la Santa messa di giuramento dei 13 cavalieri di
Ettore Fieramosca. Sant’Agostino, il Santuario Santa Maria dei
Miracoli sono anch’esse alcuni dei simboli rappresentati dalla
chiese cittadine, tutte splendide gemme incastonate nella corona
d’oro di Andria.
L’olio
famosissimo per la sua coltivazione e produzione è il fiore
all’occhiello della nostra agricoltura accompagnato dai vigneti che
producono vini speciali.
Nelle
sue viscere ancora sconosciute giace uno scrigno colmo di gemme dal
valore inestimabile, pochissime delle quali siamo riusciti a
scoprire. Tantissime altre sono tutte lì ad attenderci. Attraverso
le sue antiche “Porte” Andria accoglie i suoi amatori e li rende
tutti cittadini, anche se forestieri.
Non
tutti poi sanno che percorrendo via Padre Savarese si può accedere
alla casa di riposo per anziani Villa San Giuseppe, in zona Santa
Maria Vetere. Da tempi atavici ospita tantissimi anziani bisognosi di
assistenza. Sono nonni e nonne un pò emaciati e affaticati dal tempo
con il loro cuore arrugginito e indurito dalle fatiche sopportate nel
corso della loro vita. Bisognosi di affetto vengono amorevolmente
curati dalle suore e dagli operatori addetti. All’interno del
complesso si erige una bella chiesetta con annesso un pulpito di
legno pregiato costruito da un maestro ebanista falegname anch’esso
ospite cento anni fa. All’interno, al piano terra, lontano dagli
occhi dei viandanti, si può ammirare una gemma di rara bellezza,
anch’essa incastonata nella corona della nostra citta’. Si rimane
stupefatti a prima vista notare un bel giardino con al centro un
pozzo per la raccolta dell’acqua piovana. Tutt’intorno un
quadrato di architettura, sotto il cielo silenzioso con dolcissima
solitudine, si erge un colonnato reggente un favoloso porticato.
alzando lo sguardo si possono ammirare le opere d’arte di pittori
di rara maestria, affreschi raffiguranti immagini di Santi, gli
aneddoti storici della nostra Fede cristiana.
Nel
surreale silenzio ci si può deliziare con il cinguettio degli
uccellini; si ha l’impressione di essere accarezzati da un
amorevole alito di vento profumato di antichità. Sembra di rivivere
una scena del romanzo di Renzo e Lucia. Restando coi piedi per terra
e gli occhi rivolti verso l’alto, si rimane esterrefatti nel notare
il degrado in cui versano le pitture e incurie; lo scempio che si
nota e’ come tecnici e operatori con mani inesperte hanno
contribuito a deturpare rovinosamente degli incauti restauri. I muri
rivestiti con lastrine di pietra levigate, arrivano sino all’altezza
dei muri affrescati. Tutto ciò non impedisce all’umidità e
salsedine, per natura congenita, ad aggredire e corrodere come un
cancro le opere d’arte dipinte sui muri a forma di mezzaluna e
medaglioni, come una pianta selvaggia e velenosa distruggendo tutto
quello che incontra strada facendo. La storia del chiostro ci ha
tramandato l’arte, il fascino e la cultura antica. gli operatori
moderni ci hanno messo pochissimo tempo con il loro incosciente
restauro a distruggere tutto. Non bisogna restare in silenzio
guardando ciò che resta, nella speranza di ascoltare le voci e i
passi leggeri di chi non c’e’ più, vagando nel vuoto lontano,
alzando lo sguardo nel cielo e pigramente indugiando, affrettandoci a
nasconderci, rimanendo sconcertati davanti a tale incuria.
Non
bisogna abbandonarsi e macchiarsi di colpe ed omissioni. lo sguardo e
la mente sani di principi, non devono perdersi lontano nell’oscurità
del tempo: il nostro.
Bisogna
tenere sempre gli occhi bene aperti. E’ necessario stare bene
attenti ai crimini di opere d’arte, restando nella certezza di non
fissare mai nel vuoto lo sguardo e attendere nella speranza di veder
rifiorire il bel chiostro, con la mente e la vista ristorata al
risveglio di un’alba gioiosa e ricevere una fresca e lieta letizia,
cioè tornare a far risplendere la gemma incastonata nella corona
d’oro della nostra cara e amata citta’ di Andria.
Con
tutto il garbo e senza “Sgarbi” rendiamo onori dignitosamente
alle nostre opere d’arte, alfine non bisogna uscire in silenzio
guardando ciò che resta con il nostro saluto malinconico; non
bisogna librarsi di ciò che il cielo ci offre, ma trovare cercando
il nostro amore: quello vero. non bisogna coprire con un velo di
pietà i danni commessi senza nulla vergogna arrecati alla nostra
città.
Non
bisogna cercare risposte in un tempo tempestoso, ma saper poter
fermare la tempesta prima che ques’ultima arrechi danni
irreparabili.
Vincenzo Santovito
Osservatore Civico di Andria
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