I dati
divulgati dalla Cgil Bat, commentati dal segretario generale Giuseppe
Deleonardis, parlano chiaro e parlano di una sconfitta che non ha
giustificazione alcuna. Nei comuni della provincia Bat un cittadino
su tre ha perso il lavoro. Questo dato lo si evince dal numero dei
disoccupati iscritti ai centri per l'impiego della provincia che sono
ben oltre il 30% della popolazione attiva di circa 150 mila persone.
Se si aggiunge il numero degli inoccupati si raggiunge una
percentuale di gente senza lavoro che supererebbe addirittura il 50%.
Se si rapporta questa percentuale, che aumenta fino ad oltre il 60%
se consideriamo il dato in funzione della disoccupazione giovanile,
allora il dato è spaventoso. Infatti a livello nazionale e mondiale
lo stato di allarme disoccupazione è tale già di fronte a
percentuali che si aggirano intorno al 12-13% o addirittura al 7% in
Paesi più virtuosi. Quelle “minime” percentuali di
disoccupazione quindi già suscitano uno stato di allarme mondiale
mentre di fronte ai dati della provincia Bat, che parlano di oltre il
50% di gente senza lavoro, tutto tace. Il fatto che questa provincia,
anche in materia di occupazione e di lavoro sia ultima al mondo non
susciti alcuna reazione è un sintomo che andrebbe seriamente
analizzato clinicamente ma forse l’assenza di reazione e di analisi
potrebbe addirittura far comodo alla schiera di politici e di
burocrati che dovrebbero dare le risposte attese. Dopo la diffusione
dei dati da parte della Cgil invece ci saremmo aspettati prese di
posizione, giustificazioni, addirittura forse anche una caterva di
dimissioni di massa per il fallimento totale o addirittura
l’inesistenza delle politiche del lavoro in questa provincia.
Invece nulla di nulla e tira a campare.
Il
rapporto della Cgil dice anche un’altra cosa cioè che così come
nelle percentuali di disoccupazione questa provincia è prima al
mondo lo è anche per quanto riguarda il lavoro nero, grigio e
sommerso. Infatti la provincia Bat è prima, primissima al mondo con
percentuali estrapolate dalle ispezioni dell'Ispettorato del lavoro
che parlano di lavoro nero nel territorio che si attesta al 42 per
cento fino a punte del 66% nel manifatturiero mentre nell'edilizia e
nel terziario si sfiora il 68%.
Anche
sul dato relativo al lavoro nero una riflessione è doverosa. Infatti
le contraddizioni sono tantissime in tal senso se è vero come è
vero che sono proprio le fasce apparentemente più deboli
economicamente, come quella dei giovani, a spendere di più pur
essendo la fascia che risulta la più inoccupata dal punto di vista
lavorativo. Sono anni, decenni che questa situazione di incertezza,
di stallo e di inefficienza persiste. Il mancato o cattivo utilizzo
delle Agenzie del Territorio, a partire dal Patto Territoriale Nord
Barese Ofantino, vanificato nel suo intento, che andrebbe
riqualificato e rivalutato invece che chiuso senza ammettere
inefficienze e disfunzioni così come lo scarsissimo utilizzo dei
fondi comunitari diretti ed indiretti per incapacità ed assenza di
progettualità e di visione futura, sono alla base di questa
condizione negativa che continua a portar via da questa terra le
nostre esperienze professionali migliori, che non riesce neppure a
far rientrare. A questa incapacità operativa e progettuale si
aggiunga un generale stato di sfiducia nelle Istituzioni e nella
politica sempre più frammentata, litigiosa, prepotente,
autoreferenziale, scialba, dissociata, asociale, inerte ed inetta,
lontana dalla gente, dal mondo associativo reale e sempre alla
ricerca del consenso, a qualunque costo.
Nessuna
estate, nessun natale e nessun carnevale riuscirà a distogliere
l’attenzione dal vero, profondo problema di questo territorio che è
l’assenza di lavoro che produce di conseguenza anche delinquenza
diffusa, emarginazione e conflitti sociali. La politica ed il mondo
dirigente asservito, in tutto questo, ha profonde ed esclusive
responsabilità perché altrimenti non sappiamo proprio a cosa possa
e debba servire averli tutti a nostro carico senza che producano
null’altro se non festicciole di piazza che vanno bene per gli
ospiti delle masserie ma che non attecchiscono più per chi di
assenza di lavoro ad a volte anche di fame sta morendo, anche nelle
nostre città così “ospitali”, così allegre e stravaganti.
*Presidente UNIBAT
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