Giovedì 11 maggio
sono stati i commercianti a sede fissa del Quartiere Europa, aderenti
al Comitato, a chiamarmi ad intervenire in qualità di Coordinatore,
per approfondimenti circa l’annuncio della chiusura definitiva
della sede decentrata della Camera di Commercio ubicata proprio nel
popoloso quartiere cittadino. Immediata la reazione e la richiesta di
chiarimenti proprio presso la sede della Camera ove mi sono recato
immediatamente. La notizia diventa ufficiale dunque anche la Camera
di Commercio, dopo l’Agenzia delle Entrate ed altri importanti
uffici pubblici, lascia la città di Andria. Già nel 2016, ed anche
ancor prima, come riportato dagli Organi di Informazione, nella mia
qualità di Presidente dell’Associazione di Categoria UNIMPRESA BAT
e di componente effettivo eletto della 3^ Consulta delle Attività
Produttive, Libere Professioni e Consumatori e Utenti avevo
preannunciato ciò che si stava ancora una volta consumando ai danni
della città federiciana, invitando i cosiddetti “rappresentanti”
del territorio ed in particolare di Andria, che occupano ancora oggi
posti prestigiosissimi proprio nella stessa Camera di Commercio di
Bari, pur rappresentando percentuali insignificanti rispetto al
numero delle imprese iscritte al Registro, ad intervenire ed a far
conoscere pubblicamente quali fossero le intenzioni dell’Ente a
proposito del funzionamento dello Sportello di Andria. Nulla di
nulla, mentre hanno continuato a “deliberare”. Eppure la città
di Andria era già stata beffata nel non vedersi riconosciuta
l’istituzione della Camera di Commercio della Bat, pur avendone
numeri e requisiti ma una politica maldestra, condizionata, succube e
poco propensa all’interesse generale e diffuso si fece sopraffare
da azioni polisindacaliste che fecero di tutto perché
quel’istituzione non ci fosse, con fortissime penalizzazioni per
gli utenti cioè i commercianti e le imprese che poi finanziano la
Camera di Commercio di Bari che non può assolutamente dirsi in crisi
economica viste le continue ed inarrestabili deliberazioni di
privilegi e di fondi pubblici destinati proprio a quelle associazioni
ed alle società di capitali, riferimento di coloro che siedono in
corso Cavour. Una beffa dopo l’altra che vede, anche in questa
circostanza, prevalere un senso di rassegnazione, di silenzio, di
commistione che lasciano indignati ed increduli. Sembra che in questo
territorio nessuno più voglia “compromettersi”; che tutti
abbiano paura, timori di ripercussioni, di perdere privilegi quindi
una rinuncia espressa ad esercitare anche semplicemente l’impegno
civico che dovrebbe essere dovere morale di ciascun buon cittadino.
Tutto ciò è ancora più preoccupante perché accentua quel
crescente stato di degrado e di miseria culturale e professionale che
stanno continuano ad indirizzare questo territorio verso una palude
senza scampo. Noi vogliamo continuare ad essere altro, ben altro ed è
per questo che pur avendo molti più titoli di altri, su quelle
poltrone rosse abbiamo deciso di rinunciare a stare comodamente
seduti. Intanto la sede decentrata di Barletta viene “salvata”.
*Presidente UNIBAT
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