Stiamo assistendo a chi cerca di
portare se stesso sulle sue spalle ancora oggi imbrattate di una
polvere che non tiene lontano le politiche trasandate. Spolverare o
spolverarsi di dosso le politiche intrise di una muffa atavica come
quelle che hanno invaso il Chiostro di Sant’Agostino è
difficilissimo. Quel Chiostro è noto come il Mercato Vecchio
comunale di via Flavio Giugno.
In tutti questi lunghissimi anni sono
rimasti in silenzio, al buio. Soltanto in questo tempo hanno aperto
gli occhi. In tutti questi anni sono rimasti a tendere ed a
rallentare le corde di uno strumento così raro chiamato politica.
Non hanno viaggiato fino al Chiostro. Si erano allontanati dalla
realtà, vagando. Adesso si sono presentati davanti dicendo: eccoci,
siamo tornati!
Non ci sono ricorrenze da festeggiare.
Perchè siete tornati? Quante volte avete mostrato il vostro volto?
Tantissimi sono gli anni che con le vostre parole avete distratto le
menti con vaghe dolcezze. Un’oscura via state attraversando. Non
abbiamo più luce da offrirvi. Anche i nostri sentieri si sono
incupiti e non troviamo più luce e uscite. Come si può prendersela
con le nefandezze degli altri quando sono proprio loro che provengono
dalla cloaca della politica aristocratica?
Ispidi vi mostrate come mostri con
tutta la peluria sulle vostre braccia ed il viso. Con rare parole, in
silenzio, vi lasciate ondeggiare con passi silenti come felini con
zampe felpate in cerca di prede per soddisfare le vostre idee
politiche ormai cadute nel profondo dell’ade.
Chi interviene per il recupero del
Chiostro non rispolvera la sua casacca di appartenenza politica di
quando sedeva nei banchi del consiglio comunale di Andria, indossando
la fascia del tricolore di primo cittadino inorgogliendosi di essere
la prima donna ad onorarsi di tale pregio come Sindaco. E’
trascorso un quarto di secolo da allora. Altri tempi! Quando tutto si
lasciava andare nella totale decadenza. Si costruiva “abusivamente”;
si rilasciavano concessioni edilizie dove si potevano chiudere
stradine anziché aprirle. Vedi via Pigafetta e mons. Frascolla.
Si nascondevano soldi nei loculi del
cimitero, non si metteva mano alla legge 167 di edilizia popolare. La
legge regionale nr. 56/80 Piano Regolatore Generale, la 40/86 Piani
di Recupero. Poi c’è stato l’avvento della legge che si può
eleggere il primo cittadino direttamente da quel popolo che a
tutt’oggi sta sopportando i dolori e le ferite lasciate e
tramandate proprio da chi oggi interviene per la salvaguardia del
Chiostro di Sant’Agostino.
Non spolverando dalla mente che proprio
chi si lamenta oggi sosteneva politicamente il sindaco di allora che
intervenne con soldi pubblici ad un restauro del Chiostro con i
risultati sotto gli occhi di noi tutti bruciando e non spendendo bene
quei milioni delle nostre nostalgiche lire ammufffitesi anche loro.
Nell’anno 2005 come Comitato del
Borgo Antico intervenimmo per la salvaguardia del Chiostro che già
allora mostrava tutta la sua vanità del restauro, con il
riaffacciarsi della muffa in tutta la sua pericolosità fummo
allontanati “gentilmente” dagli operatori commercianti del
Chiostro con la paura che intervenissero i N.A.S. a far chiudere le
loro attività. Troppa acqua è scorsa sotto la ruota di quel mulino
che doveva macinare una buona politica linda come la farina a doppio
zero che doveva uscire da sotto quelle macine. Oggi quelle ruote
continuano a girare a vuoto. Non c’è più nulla da macinare. Tutto
quel buon grano della nostra carissima e amata città è stato
macinato tramutato in farina ottima per i tanti politici che si sono
riempiti i sacchi di quando le vacche erano grasse. Ora quella vacche
si sono insecchite e procurano dolori che proprio chi gestiva la
decadente politica ci ha tramandato e lasciato sotto un cumulo di
cenere dove nessuna Fenice può più risorgere né tantomeno potete
convincerci che abbiamo un mare dove chi non sia più illibata.
Bagnarsi in quel mare si può riacquistare la verginità. Coprite le
vostre pudenze. Non potete nascere due volte come un fanciullo della
doppia porta.
Non crediate che ancor oggi abbiate da
scoccare frecce infuocate e infiammando i nostri cuori con le vostre
orribili torce di un apolitica decadente e spenta.
Credete ancora di gettare erbe magiche
nella fonte dove noi possiamo ancora annebbiarci delle vostre
promesse colme di fandonie? Perché adorarvi ancora? Ormai tutti
quelli che vediamo sono soltanto le vostre ombre. Cercate altrove e
ovunque altri santi per salvarvi dai vostri peccati. Non vogliamo più
di tanto inquietarci mentre noi abbattiamo cespugli pungendoci e voi
tutti altri vi prendete gli uccellini.
Per buona memoria proprio via De
Excelsis “la chiancata” e via Flavio Giugno erano il fulcro del
commercio dove esistevano banche, uffici postali, negozi di
oreficerie, scarpe, macellerie, sartorie, radio, lampadari,
bigiotterie, il barbiere mastro Giulio e la “Buona Stampa”. Che
bei tempi!
Vincenzo Santovito
Osservatore Civico
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