Perché venite oggi? E’ troppo tardi. E’ una meraviglia
guardarvi e sentirvi. Siete lì tutti bravi a giudicare e a ciarlare. E’ sera,
la terra trema. Trema ancora. Ruderi di case crollano. Sotto le rovine ci sono
feriti e morti. Ci sono vite da salvare. Nel buio più profondo la gente corre,
corre di qua e di la; su e giù. Si cerca qualcuno o qualcosa. Si sentono grida
e urla che chiedono aiuto. Arrivano i primi soccorsi. Si fa silenzio. Si odono
delle vocine provenire da sotto le macerie. Ci sono bambini da salvare. I
Vigili del Fuoco, superuomini, cominciano a scavare. Dopo tante ore di attesa e
d’ansia tre bambini vengono tratti in salvo. Non si fa in tempo a gioire che
subito dopo si cercano dei responsabili, colpevoli e soprattutto si citano tre
verbi del nostro vocabolario: abusivo, abuso e abusare. Poi c’è un avverbio:
abusivamente (in modo abusivo) uguale abusivismo.
Quest’ultimo è un termine molto usato e in voga nel nostro
bel paese. Si rimane meravigliati, oggi, per un tipo di sistema che, nel corso
di quarant’anni, ha visto proliferare costruzioni di palazzi, manufatti di ogni
tipo e case di necessità, abusivamente.
Perché tale uso e costume nella nostra bellissima Italia?
Dov’erano le guardie che erano a guardia; che aprivano le
porte e favorivano il fenomeno dell’abusivismo edilizio? Chi ciarla oggi
dov’era negli anni ’60, ’70, ’80 e ’90?
Le leggi per punire chi trasgrediva cioè gli abusivi,
c’erano ma visto che il fenomeno raggiunse proporzioni enormi, tutti i politici
concordarono che bisognava presentare una proposta di legge che sanasse tale
fenomeno. Così, nel 1985, i legislatori approvarono la prima legge, la nr. 47.
Tutto apposto? Nossignori. L’appetito per la casa non cessava di esistere.
Perchè? Molto semplice. La maggior parte dei comuni era sprovvisto del Piano
Regolatore Generale e la legge nr. 167 restava disapplicata. Gli amministratori
non potevano “affrontare un problema che li danneggiavano” e il fenomeno crebbe
a dismisura. Nossignori, non si poteva far rispettare le leggi vigenti, non
conveniva a nessuno altrimenti si veniva a creare un conflitto sociale di
enorme portata; un metus totius italiae, come sta succedendo a Roma. Ecco che
nel 1994 emanarono un altro condono. Il legislatore di allora tutto questo lo
sapeva? Anche quelli di oggi lo sanno ma vanno sempre alla ricerca del capro
espiatorio e scaricare le responsabilità
sempre sui poveri tapini. Questi signori si erano addormentati assieme a noi
standosene seduti in assoluto silenzio perché conveniva a tutti non destarsi
dal torpore laddove tante famiglie erano cadute in disgrazia, per colpa loro e
non di chi, per sua necessità e della sua famiglia, edificava la propria
dimora. Già in più occasioni, nel corso della nostra esistenza, ci avete e ci
state giudicando felicemente e per il vostro comportamento, nonostante tutto
ciò, non ci sollevate dal rammarico per la nostra sorte. Continuate sempre a
condannarci, a giudicarci e a punirci ingiustamente. Ci portate sempre cattive
notizie e sono tutte difficili da sopportare. Siete ingannatori di voi stessi,
vi preoccupate sempre dell’opinione della gente ma tutti concordano ed hanno
capito che i fatti sono andati così come sono. Proprio nella situazione in cui
ci siamo trovati ci dimostra che la gente è in grado di non fare tanto male. La
peggior sorte tocca a chi viene calunniato ingiustamente e non è detto che chi
fa cose brutte non possa fare anche delle cose belle, né saranno tanto capaci
di far diventare una persona tanto saggia né tantomeno stolta, lasciandosi
guidare dal loro istinto muovendosi come gli capita. Certuni sono informatori
di professione; mirano sempre al discredito degli altri, specialmente sui più
deboli. Talvolta anche come ricattatori. Anticamente esistevano i sicofanti.
Costoro si facevano pagare per non presentare una denuncia. Agli inizi degli
anni ’80, nella nostra città, Andria, nasceva spontaneamente un Movimento in
Difesa della Prima Casa, edificata in assenza di concessione edilizia. Era un
Movimento sostanzioso, unico in Italia. Tutta la città era coinvolta dal
fenomeno, per tantissime ragioni, dell’abusivismo edilizio ma nessuno faceva
niente. Tutti i politici occultati da un sistema cinico ed arcano, con
atteggiamento da “puritani”, condannavano chi costruiva e non chi faceva
costruire. Eh si, erano proprio loro i veri responsabili del fenomeno ma
facevano gli gnorri, speculando: i proprietari dei terreni vendevano; i notai
redigevano contratti; i tecnici, gli ingegneri, architetti, periti agrari,
geometri, costruttori e politici. Questi ultimi sono stati i veri responsabili
che con i loro intrecci professionali e politici gestivano tutto il territorio.
Chi di turno governava si assumeva la sua parte di irresponsabilità mentre i
fessi come lo scrivente venivano denunciati, anonimamente, e subiva tutte le
angherie che l’iter giudiziario ed amministrativo comportava, mentre lor
signori intascavano soldi a palate e c’è chi, tantissimi erano i soldi, che li
nascondeva nei loculi del cimitero atteggiandosi come un mecenate. Che
importava l’infamia quando i quattrini erano al sicuro? Quando si esaminano
certe situazioni e constatato che qualche errore si è commesso, non bisogna
adirarsi contro che non ha colpe ma prendersela con se stessi e destarsi. Le
calunnie bisogna spiegarle con valide ragioni. Vogliamo parlare di tutto ciò?
Smettetela di parlare a vanvera e cercate di ragionare perché voi non avete
vissuto di prima persona il problema e le leggi del condono edilizio. Io
personalmente ne sono stato protagonista. Sono stato ricevuto dai ministri dei
lavori pubblici Franco Nicolazzi e Roberto Radice.
Il 19 ottobre 1994 venni ricevuto, assieme ad altri Comitati
delle borgate di Roma, dal Sottosegretario al Ministero dei LL.PP.. Erano
presenti il giurista Pascone e l’Architetto Tarantini. Le normative imposte
dalla legge 724 del 23 dicembre 1994, che si andava ad applicare, erano
impossibili da sostenere. Si addivenne ad un accordo, dietro mio suggerimento,
di inserire, nella legge in corso d’opera, l’articolo nr. 34 della legge nr.
47/85. E’ un articolo che agevolava chi aveva costruito la casa per necessità
ma su quel carro di Ariberto da Intimiano salirono tutti, anche chi andava
posto sotto le ruote di quel carro. I condoni sono serviti allo Stato come
bancomat e fare cassa. Lo Stato si comporta come Marzia, moglie di Catone
junior.
Oggi più che mai la fame per la casa c’è sempre però è
venuto a mancare di molto l’appetito. Tantissime sono le imposte e tasse che si
devono sopportare, che si preferisce occupare una casa o morire sotto i ponti.
Non per colpa nostra stiamo sopportando una città del tutto perversa che noi
tutti amiamo.
Non si può far finta di obbedire allo Stato e non alla
propria coscienza. Costoro, ad esempio, come possono prendersela con le
nefandezze degli altri? Proprio loro che sono la più nota della cloaca tra i
politici moralisti, comportandosi come finti scauri e sentirsi moralizzatori di
usi e costumi?
Muore di freddo se l’onestà viene lodata da tutti. Così
hanno fatto coloro che con le loro forze occulte hanno riscosso il prezzo del
nostro sangue e c’è chi ancora tutt’oggi, sul fenomeno dell’abusivismo edilizio
vuole continuare a volare sopra una fenice senz’ali. Si perdonano i corvi e si
accusano le colombe. Seppur vero coloro che condannate non indosseranno mai la
vostra toga. Cretico non sarebbe tanto spietato nel condannarci.
Vincenzo
Santovito
Osservatore
Civico
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