Sull’ampliamento della discarica in
contrada Tufarelle il gioco si sta facendo serio e quando i politici alzano le
mani, passando la palla alla Magistratura, come meritoriamente faranno i primi
cittadini di Minervino Murge e di Canosa o rimpallandola nelle mani dei
Dirigenti, come nel caso dell’Ente Provincia che di “politico” non ha mai avuto
proprio nulla, allora significa che qualcosa si muove, perlomeno per una parvenza
di rispetto di un principio di cautela e di una compartecipazione della
comunità locale sinora completamente mancata da parte di tutti i soggetti
interessati dalla vicenda. Ad Andria nemmeno la mossa. Neppure una parvenza di
simulato desiderio di coinvolgimento della città, del mondo associazionistico,
di quello professionale, giuridico e neppure delle consulte comunali, organismi
statutariamente riconosciuti.
Uno dei primi interventi stampa
registrati sul tema Tufarelle è stato quello del Coordinatore del Comitato
Europa, componente eletto della 4^ Consulta Ambiente della città di Andria,
Savino Montaruli il quale torna sul tema con un approfondimento che riguarda
proprio la partecipazione delle comunità locali a decisioni di questa enorme
portata.
Montaruli ha infatti dichiarato: “come
Consulta Ambiente della città di Andria mai siamo stati neppure informati di
quanto stesse accadendo a Tufarelle. Eppure di riunioni la Consulta ne ha
tenute una dopo l’altra; eppure in quelle riunioni sono intervenuti anche
dirigenti del Settore ed assessori; eppure in quelle riunioni si è parlato di
ambiente. Perché il comune di Andria non ha mai inteso avviare un’informativa
ed un approfondimento sul tema Tufarelle? Perché l’azione di verifica viene
intrapresa solo oggi e solo dopo la mobilitazione delle popolazioni? L’Ente
Provincia approva un ordine del giorno prevedendo la revisione degli atti; La
Regione Puglia sta decantando la sua legge sulla partecipazione attiva dei
cittadini alla vita istituzionale; il comune di Andria sta decantando la
partecipazione dei cittadini alla Rigenerazione Urbana Sostenibile. Ma tutto
questo desiderio di coinvolgere i cittadini sta nella mente, nel tessuto
culturale degli amministratori e politici che su Tufarelle della partecipazione
se ne sono infischiati o quasi si debba temere che sia soltanto un modo per
assolvere ad un obbligo di legge quasi a rafforzare, come alibi, le decisioni
che vengono sempre ed ancora presentate alla cittadinanza già preconfezionate
ed addirittura impacchettate? Nel corso del monologo istituzionale alla
Provincia è stato detto dal “relatore unico” che la Provincia “riaprirà” il
“caso” dopo la protesta delle popolazioni di Canosa e di Minervino, quasi a far
credere che da parte delle altre otto città della Bat, non ci sia stata alcuna
rimostranza e che addirittura abbiano potuto restare indifferenti e
consenzienti rispetto alle decisioni assunte. Ebbene no. Cari reduci del
cosiddetto Consiglio provinciale Bat vi state sbagliando. Le comunità degli
altri otto comuni non hanno mai dato né delega né mandato in bianco a nessuno
per accanirsi sulla propria pelle; per assumere decisioni che incidono così
prepotentemente sull’ambiente, sulla salute pubblica e sullo sviluppo del
territorio già fin troppo martoriato, declassato, emarginato, sottosviluppato e
sfruttato. I morti li piangiamo noi e sulla salute pubblica e sul futuro dei
nostri figli e nipoti non si scherza e nessuno è titolato ad assumere decisioni
autonome, autoritarie e persino subdole. No, non è un’analisi
tecnico/scientifica su quello che sta accadendo e che accadrà a Tufarelle, non
ne abbiamo titolo e competenze ma la nostra è una posizione che ciascun
cittadino e politico responsabile dovrebbe assumere. Quanto si è detto sulla
Green Bat? Quanti soldi pubblici sono stati sperperati per promuovere nella Bat
la cultura ambientale e la salvaguardia del territorio? Erano quelle vere
intenzioni o solo un artifizio per sprecare fondi pubblici? Da Trani a
Margherita; da Bisceglie a Canosa passando da Andria; da Spinazzola a
Trinitapoli passando da San Ferdinando, fino a Minervino senza dimenticare Barletta tutte le comunità
locali sono in disaccordo con scelte non condivise e neppure minimamente
contrastate, seppur nel principio di salvaguardia e cautela. Ora avanti con gli
atti concreti e soprattutto in fretta perché una delle negatività delle classi
politiche e dirigenti locali è quella della loro estrema fragilità; fondate su
equilibri molto precari che rischiano di rompersi da un momento all’altro.
Quindi prima che anche gli altri, dopo che lo ha fatto l’ex sindaco di
Bisceglie, lascino il timone del cerbero morente e delle città invase dai
rifiuti, con neppure la capacità di utilizzare i fondi pubblici per la loro
rimozione, si acceleri il processo di contrasto mediante tutti gli strumenti
legislativi a disposizione. In quanto all’indignazione, per strada, in piazza
San Pio X, giovedì 7 settembre, a protestare con i nostri cartelli, al fianco
degli amici di Canosa e di Minervino, c’eravamo anche noi, come sempre. Ora ci
aspettiamo che anche gli altri Sindaci, anche i più dormienti, si schierino
concretamente al fianco di Canosa e di Minervino nel sostenere, anche
economicamente, gli atti giudiziari amministrativi che si stanno predisponendo,
senza essere accecati dal risentimento o peggio dal desiderio di primeggiare in
una situazione dove le prime donne non sono ammesse.” – ha concluso Montaruli.
Ufficio del
Coordinatore
del Comitato
Quartiere Europa di Andria
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