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martedì 5 dicembre 2017

BISCEGLIE : Che cosa rimane alle donne e per le donne nel futuro?

Archiviata sul calendario la data 25 novembre 2017, rimangono però indimenticabili le iniziative promosse dalle donne di Bisceglie, dalle associazioni femminili, dai soggetti pubblici, con l’intervento e il patrocinio della Pubblica Amministrazione, che cosa rimane alle donne e per le donne nel futuro?
Da Bisceglie con tantissime donne per strada, nei contenitori culturali, si è alzato e diffuso il forte grido: Basta alla violenza contro le donne consumata, fisicamente spesso fino alla morte e psicologicamente fino alla perdita della libertà e la dignità, a cui la donna ha diritto come persona umana.
Da ogni parte e nei vari contesti sono state rese note statistiche impressionanti, sempre più in aumento, spesso con episodi efferati.
Tutte le donne di Bisceglie, d’Italia si sono unite alle donne nell’aula del Parlamento a ricordarci che non bisogna abbassare la guardia, denunciare, tutelarsi e chiedere tutela denunciando.
Purtroppo la nostra Bisceglie nei giorni scorsi assurgeva agli “onori” della cronaca con un episodio di violenza perpetrato in danno di una giovane di diciannove anni.
La reazione dei cittadini è stata dall’incredulità, alla preoccupazione, alla richiesta di maggior sicurezza, richiesta che non può lasciare indifferenti e inerti gli organi preposti alla tutela e alla sicurezza dei cittadini, uomini e donne, queste particolarmente deboli insieme ai ragazzi e bambini.
Da più anni, unitamente ad alcune donne, componenti di diritto ed elettive, presiedo la Commissione Pari Opportunità del Comune di Bisceglie e fin dall’insediamento, pur senza risorse, abbiamo promosso iniziative di contrasto alla diffusa violenza contro le donne, in particolare con la Fidapa (Federazione Italiana Donne, Arti, Professioni e Affari), l’Adisco (Associazione Donatrici Italiane Sangue del Cordone Ombelicale), affrontando le tematiche culturali altresì con iniziative concrete anche sull’educazione culturale dell’uomo, al fine di coinvolgerlo nel programma “Basta alla violenza contro le donne”.
Un approfondimento in tal senso è stato sviluppato con il centro di rieducazione maschile, esistente come servizio nell’Asl di competenza della città di Modena, finanziato dalla Regione Emilia Romagna. Un’esperienza che ci è stata illustrata con i relativi risultati dal Dirigente dell’ASL di competenza.
Ma oggi quale impegno nel nostro territorio contro la violenza dei giorni scorsi, ma di più contro la violenza silenziosa tra le pareti domestiche, nei luoghi di lavoro, tra gli striscianti maschilismi dei luoghi di potere, in particolare anche nella politica?
Un allarme particolare riguarda la violenza psicologica che ghettizza la donna, approfittando a volte della sua mancanza di tempo che la vede in difficoltà nel conciliare famiglia, lavoro, politica con conseguente estensione del potere dell’uomo nella vita della donna.
Ma tornando al nostro territorio, Bisceglie non ha un Centro Anti Violenza (d’ora in avanti C.A.V.),
presenti nel piano di zona tra Andria, Corato, Trani. Bisceglie ha solamente lo sportello antiviolenza da circa un anno.
Più volte la Commissione Pari Opportunità ha chiesto all’Amministrazione Comunale negli anni scorsi ha chiesto di poter esercitare un servizio di informazione e accompagnamento delle donne in un percorso di eventuale denuncia all’autorità giudiziaria o al coinvolgimento dei vicini C.A.V.
Ma tant’è ormai lo sportello antiviolenza opera presso la struttura Comunale. Da qui che torna l’interrogativo iniziale. Che fare oggi, che fare domani con il nostro basta urlato contro la violenza in danno delle donne.
La legislazione nazionale recentissimamente ci ha dato nuove leggi che inaspriscono le pene ed escludono il risarcimento del danno come mezzo per evitare all’uomo la condanna del reato commesso. La Regione sta finanziando nuovi C.A.V. e le forze dell’ordine intervengono con efficacia organizzando uffici e personale femminile adeguatamente preparato.
E noi oltre alla crociata culturale? E’ necessario approfondire l’intero panorama degli atti di violenza, coinvolgendo gli uomini per inchiodarli alle responsabilità di vivere in tutti i contesti i “no” alla violenza, in modo particolare deve diffondersi il loro sentire che verranno condannati poiché le donne denunciano ormai sempre più spesso con coraggio e forza.
E le donne? Ma qual è l’allarme rosso che le donne devono sempre tenere acceso?
Sul posto di lavoro bisogna denunziare sempre per assenza di tutela delle donne in tutte le forme poiché si consumano i “no” alla carriera, i “no” alle donne in attesa di un figlio, i “no” alla parità salariale, i “no” alla libertà di poter esercitare i loro propri diritti.
E’ di questi giorni la proposta di legge, da inserire nel nuovo contratto nazionale dei pubblici impiegati, che prevede sanzioni fino al licenziamento allorquando si verificano episodi di violenza nella pubblica amministrazione da parte di molestatori.
Serve anche parlare di violenza nella politica gridata ed aggressiva che colpisce la donna, madre, figlia, rappresentante dei cittadini uomini e donne. Bisogna ricordare che non tutte le donne si trovano in condizione sociale ed economica di denunciare rispetto ad altre più fortunate, che sono più informate e hanno maggiori possibilità di poter parlare privatamente, pubblicamente per poi denunciare.
Noi donne quotidianamente dobbiamo alzare le antenne, conoscere e comprendere cosa avviene intorno a noi, unirci e portare coraggio a chi vive sulla propria pelle, nella mente e nell’anima, ogni tipo di violenza, che l’uomo consuma, ritenendo la donna oggetto del proprio potere.

Lucia Ferrante
Presidente Commissione Pari Opportunità
del Comune di Bisceglie

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