È durato più di tre ore l’incontro con i cittadini di Trani che si è tenuto ieri all’ospedale San Nicola Pellegrino con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ed il direttore generale Alessandro Delle Donne. Oggetto della conferenza era la riorganizzazione dell’offerta sanitaria sul territorio cittadino alla luce della chiusura definitiva dell’ospedale.
Premettendo che la decisione politica di sopprimere il San Nicola è stata presa ed avviata negli anni Novanta e nei primi anni del nuovo secolo, va dato atto alla Città di Trani di aver saputo accettare le necessità organizzative della sanità regionale senza clamori e senza erigere barriere.
La Direzione Asl ha riconosciuto la ferita inferta alla comunità, ha percepito la necessità di dare finalmente una svolta ai progetti di territorializzazione delle strutture e, non dimenticando che si tratta, comunque, di un co-capoluogo con quasi 60.000 abitanti, ha arricchito con nuove unità operative il progetto sottoscritto nel protocollo di intesa fra Comune e Regione.
Dobbiamo, invece, dare atto a Michele Emiliano di aver saputo chiedere formalmente scusa per il colpevole ritardo accumulato nei due anni precedenti e di aver assicurato, nella doppia veste di presidente della Regione Puglia e di assessore alla sanità, l’impegno a sorvegliare ed a stimolare le strutture amministrative ad una pronta realizzazione dei progetti concordati che vanno, tutte, nel solco tracciato dalle richieste formulate dal nostro gruppo di lavoro e sottoscritte anche da altri consiglieri regionali.
Sia chiaro, però, che nonostante le rassicurazioni staremo in guardia e poniamo, fin da ora, settembre 2018 (a due anni, quindi, dalla firma del protocollo) come termine ultimo per verificare che le promesse fatte questa volta siamo mantenute.
Con il nuovo assetto il San Nicola Pellegrino, come ben illustrato ieri da Delle Donne, potrebbe offrire assistenza qualificata a quanti non hanno bisogno di ricovero e quindi alla stragrande maggioranza dei pazienti.
L’eventuale realizzazione di una residenza sanitaria tipo RSA-R1 è ben accetta perché potrebbe diversificare ed ampliare il campo assistenziale ma non deve assolutamente essere una alternativa ad un presidio territoriale assistenziale integrato con le strutture ospedaliere della Asl ed efficiente nelle specialità di maggior interesse sanitario.
Una sola considerazione da fare con grande rammarico: se le forze politiche locali, con la sola eccezione di Carlo Avantario e di Emanuele Tomasicchio, avessero saputo (o voluto?) organizzarsi per tempo avrebbero potuto offrire un pacchetto di proposte più utili alla comunità e, sicuramente, più dignitose di un inutile “muro del pianto”; l’occasione di poter dialogare per tre ore con i vertici della sanità locale e regionale non capita tutti i giorni e, di certo, non a tutti!
Forse non avremmo potuto ottenere la luna nel pozzo, ma .... sicuramente avremmo potuto utilizzare meglio il tempo che ci è stato dedicato.
Mimmo Santorsola – consigliere regionale
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