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martedì 12 gennaio 2010


BAT_REGIONE : L'Assemblea Pd sabato alla conta


Sarà sabato prossimo, alle 9,30, il traguardo finale dei Democratici ancora divisi sulla candidatura di Francesco Bocciaa capo della nuova alleanza con Udc e Idv. La spaccatura interna al partito, infatti, tra i sostenitori delle primarie che vogliono ricandidare il governatore uscente Nichi Vendola e i «bersaniani» che puntano sulla coalizione, non è stata sanata nella riunione convocata ieri dal deputato candidato coi rappresentanti delle diverse aree del partito pugliese.

Si va alla conta, dunque, con una «blindatura» sull’opzione della coalizione avanzata dal segretario regionale Sergio Blasi: in assemblea (che si terrà allo Sheraton rigorosamente a porte chiuse, onde evitare i tafferugli del 28 dicembre all’Excelsior), il segretario intende portare un documento su cui chiedere l’adesione o meno dei delegati. È la proposta di nuova coalizione con l’Udc ed è su questo - insiste il candidato Boccia - che il Pd dovrà esprimersi, non sull’opzione o meno delle primarie sollecitate da Vendola. L’idea, insomma, è di «stanare» tutti con un sì o un no all’alleanza larga già raggiunta in Puglia: chi non ci sta - e chiederà le primarie onde spingere per la conferma di Vendola - dovrà assumersi la responsabilità di chiudere le porte al partito di Casini. L’area dei franceschiniani è pronta a mostrare i muscoli perché i suoi 25 delegati - tutti per le primarie - si facciano sentire sui 64 bersaniani (molti dei quali, in realtà, sono per i gazebo). Ma è l’ago della bilancia dell’area di Michele Emiliano, coi suoi 38 delegati, a pesare più di ogni altra.

Ieri, dopo il vertice Pd, il sindaco di Bari ha riunito i suoi, insieme al coordinatore Giovanni Procacci, proprio allo Sheraton onde decidere la linea. E la linea è: bocche cucite sino a sabato (quando torneranno a vedersi mezz’ora prima dell’assemblea regionale) e appello alla compatezza del partito. Da Roma, dove il leader nazionale Bersani è alle prese con la fronda dei «primaristi», a Bari, tutti sanno che dalla decisione del presidente del Pd pugliese dipendenderà l’esito dell’assemblea: il sì dei suoi alle primarie (o meglio il no all’opzione coalizione), che è l’ortientamento prevalente, significherà far affondare Boccia e la nuova alleanza che lo sostiene onde costrignere tutto il Pd - dopo le schermaglie di questi mesi - a riconvegere su Vendola.

Boccia, infatti, ha ribadito la sua disponibilità alla candidatura solo con una coalizione che comprenda oltre ai partiti tradizionali del centrosinistra, l'allargamento ai partiti dell’opposizione parlamentare (Idv e Udc). I quali, com’è noto, non ci stanno alle primarie. E i democratici dell'area «Semplicemente Pugliesi» (quella di Emiliano), hanno alzato gli scudi: «non ci lasceremo chiudere in aut-aut decisi da altri - dice Procacci - ma continueremo a discutere nei prossimi giorni per arrivare all'assemblea di sabato con una posizione che aiuti il partito ad uscire da un impasse che minaccia di farlo implodere».

«Tocca al Pd scegliere tra coalizione con l'Udc o altro», rintuzza Boccia, sottolineando che «qualcuno, chi in buona fede chi no, sta scambiando un problema politico in una corrida personale di contrapposizione tra me e Vendola. Così non è». Incassata la conferma del via libera da Casini - ma anche il «no» di Vendola a tirarsi indietro nel faccia a faccia riservato di domenica - Boccia tira avanti. E dal fronte dei «vendoliani», chiamati in causa dall’aut aut che sarà portato in assemblea, non se la tengono. Gero Grassi (area democratica) ribadisce di volere l’allargamento del centrosinistra all’Udc, ma chiede «che il partito di Casini abbia un atteggiamento strategico di coalizione in tutta Italia» e chiede al Pd di «non rinnegare l’esperienza di Governo Vendola che ha migliorato la Puglia in cinque anni». Per i franceschiniani «è necessario passare dalle primarie per avere la legittimazione popolare, quando si vuole indicare un altro candidato presidente. All’obiezione che l’Udc non vuole le primarie, rispondo che non siamo Udc-dipendenti e che la natura del Pd si basa sulle primarie». In pratica, la linea dei 25 dell’area democratica sarà che «in presenza di una maggioranza qualificata che decida diversamente, chi guida il partito deve assumersi la responsabilità della scelta, chiedendo alla minoranza comportamenti leali e corretti, non di avallare scelte non condivise e frutto di un confronto ristretto». Niente sì o no al documento, se i numeri danno ragione ai bersaniani - questo il ragionamento di Grassi - si vada su Boccia, diversamente l’opzione Vendola (o primarie) sarà inevitabile. Quindi la stoccata a Boccia: «l’assemblea regionale sia chiamata a discutere innanzitutto sul candidato presidente Pd, che sinora risulta essere solo indicato da una parte del vertice del Pd nazionale». «All’assemblea di sabato arriveremo con le idee chiare - sottolinea Blasi - e i delegati sceglieranno in un dibattito democratico la linea politica». La chiarezza di idee c’è tutta, ma la guerra - ancora un volta - sarà inevitabile.

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