Cerca nel blog

News dalle Città della BAT

venerdì 12 novembre 2010

BARLETTA : Barlettani state attenti, queste cose non ve le dicono!

La provincia di Barletta-Andria-Trani e l’intero territorio pugliese sono ormai vittime inermi del continuo susseguirsi di istanze presentate per la realizzazione di impianti ad elevato impatto ambientale; si tratta di impianti di diversa natura che vanno dalle centrali a biomasse, ai rigassificatori, all’eolico, ai termovalorizzatori, sino ai cementifici.


Il rischio è che il nostro territorio possa divenire una sorta di “fondo energetico nazionale” e che “l’autorizzazione selvaggia” di questa miriade di impianti possa minare irreversibilmente la salute, il paesaggio, il turismo, l’agricoltura, e l’ambiente della nostra regione.

Si assisterebbe impotenti all’inquinamento dei pozzi e delle falde, all’emissione di sostanze tossiche e cancerogene nell'atmosfera, all’inquinamento dei terreni, alla riduzione della produzione agricola, e dunque alla desertificazione del territorio.

Pochi sanno poi che già oggi la Puglia, producendo energia pari a circa il doppio del suo fabbisogno, svende alle altre regioni il surplus energetico che nasce dalle proprie terre.

La sola provincia BT annovera istanze per dieci centrali a biomasse ed un nuovo cementificio a Trani; quello che più preoccupa i barlettani, miei concittadini, è invece la richiesta avanzata dalla cementeria BUZZI UNICEM per ottenere l'incremento delle quantità di rifiuti da bruciare, passando dalle attuali 26.666 t/anno alle 80.000 t/anno: il tutto in pieno centro abitato.

Tutti questi impianti, per funzionare correttamente e costantemente, necessitano di quantitativi di substrato di tale entità da poter essere reperiti solo dal mercato mondiale; la mancanza di tale combustibile costringerà, in futuro, tali impianti a bruciare rifiuti di qualsiasi genere, pur di continuare a funzionare.

C’è da sottolineare che la strategia aziendale della BUZZI UNICEM collima perfettamente con quella adottata dai restanti 90 impianti italiani (in totale si parla di 59 cementifici più altri 32 impianti di macinazione del clinker), i quali hanno scelto di contenere le spese, diversificando la loro attività produttiva andando ad investire sull’incenerimento di rifiuti; i cementifici producono dunque meno cemento che in passato ed è perciò strano che, in piena crisi dell’edilizia, si voglia invece costruire a Trani un nuovo cementificio che disterebbe appena sette chilometri da quello di Barletta.

Possibile che i politici della sesta provincia non siano mai stati colti da questi dubbi-perplessità?

Eppure secondo l’articolo 28 della costituzione, “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti” (logicamente dei cittadini).

La questione si concentra principalmente sulla combustione di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) con altri combustibili. Stiamo proprio parlando di questo: un mix di polimeri e materiali di varia natura la cui combustione è molto più pericolosa di un combustibile unico di cui invece si conoscono la reazione e la composizione chimica, e le relative emissioni in atmosfera.

E’ scientificamente provato che il CDR aumenta l'emissione di diossine e furani in quanto, per raggiungere le alte temperature dei forni, si deve bruciare di materia pari quasi al doppio rispetto a quella degli altri combustibili tradizionali, e l'effetto dell'utilizzo promiscuo di combustibili e di materiali di varia natura è molto più pericoloso, dannoso ed imprevedibile.

Gli inceneritori non rappresentano inoltre la chiusura del ciclo dei rifiuti; Lavoisier ci insegna che “In una reazione chimica, la somma delle masse delle sostanze di partenza è pari alla somma delle masse delle sostanze che si ottengono dalla reazione”. Se poi si tiene conto che, per assicurarne e controllarne la combustione, al rifiuto vengono addizionate sostanze chimiche, ne deriva che con l’incenerimento i rifiuti non scompaiono, bensì si trasformano in tonnellate (massa di materiale pari a circa il doppio rispetto a quella che si voleva smaltire) di emissioni in atmosfera di NANOPARTICELLE ALTAMENTE DANNOSE, che hanno un grave impatto sulla salute dell’organismo umano e animale provocandone forme tumorali di diversa natura.

Attualmente nel cementificio di Barletta vengono bruciati materiali di varia entità: parliamo di plastiche triturate, oli esausti, fanghi di depurazione, CDR e copertoni, che bruciati sviluppano idrocarburi e diossine.

Sintetizzando il tutto: stiamo parlando di un inceneritore mascherato da impianto che produce cemento.

L’amministrazione comunale di Barletta non deve pubblicare solo i dati della qualità dell'aria; ha il dovere di monitorare la percentuale di metalli (piombo, mercurio, ecc..) e diossine presenti sui terreni circostanti, nella catena alimentare e nel sangue della popolazione, rilevandone il quantitativo emesso dall’impianto della BUZZI UNICEM.

I monitoraggi però non devono essere autocertificazioni del cementificio stesso, ma devono essere effettuati regolarmente e meticolosamente dagli Enti Pubblici. Le centraline di monitoraggio per le emissioni in atmosfera devono prevedere anche la misurazione diretta del particolato fine PM 2,5 e PM 0,1; si deve testare, certificare e controllare il software utilizzato, escludendo la possibilità di eventuali manomissioni.

A prescindere dalle tonnellate di rifiuti da bruciare, si pone sempre più come esigenza improcrastinabile la delocalizzazione del cementificio in un luogo lontano dal centro abitato.

Purtroppo sappiamo che una simile operazione dipende dalla propedeuticità dovuta alla “messa in esercizio” di un nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG) e di un Piano degli Insediamenti Produttivi (PIP). L'attuale Piano Urbanistico di Barletta risale al 1971 e va obbligatoriamente ripensato per consentire l’amalgama dell'attività edilizia con la pianificazione dello sviluppo spazio-economico della città.

In merito alla recente ricerca nazionale sull’ecosistema urbano, la Provincia BAT risulta addirittura non classificata poiché dei tre capoluoghi, Barletta e Andria non forniscono dati, mentre quelli di Trani sono incompleti.

I parametri da considerare sono molteplici: la raccolta differenziata, il trasporto pubblico, le isole pedonali, le piste ciclabili, il verde urbano, la zona a traffico limitato, la diffusione delle energie rinnovabili sugli edifici comunali, la mobilità sostenibile (tariffe per intermodalità, bike sharing, car sharing,….).

Eppure più volte le associazioni cittadine, come il Collettivo Exit e il Coordinamento No Biomasse, hanno chiesto la convocazione di un consiglio comunale monotematico sulla questione, ed hanno invitato la provincia BAT ad espletare i compiti connessi alla Pianificazione Energetica Provinciale.

Un serio Piano Energetico dovrebbe privilegiare la produzione di energia solare, eolica e geotermica, e regolamentarne la realizzazione di impianti, disincentivando poi la realizzazione di centrali a biomasse, in quanto a livello europeo le biomasse non sono considerate energie rinnovabili.

Una politica ambientale seria oltre che risolvere il problema rifiuti, ha il “dovere di partorire” una filiera di raccolta differenziata capillare e funzionale che darebbe lavoro a centinaia di giovani.

Un altro obiettivo deve essere la riduzione della domanda e la sua soddisfazione attraverso il trasferimento dei fondi pubblici dalle grandi imprese ai cittadini-utenti, incentivando impianti sostenibili piccoli (tetti fotovoltaici, mini eolico, mini caldaie a biomasse vergini locali) volti all'autoproduzione e all'autoconsumo che ridurrebbero la dispersione energetica dovuta alla rete di trasporto.

Non si tratta di politiche di destra o di sinistra: la sana politica è quella vicina alla cittadinanza tutta!

Una buona manovra politica aiuta l'intera comunità ed è pertanto lontana da qualsiasi collocazione partitica. Le differenze sostanziali che fungono da valore aggiunto per un partito, sono la serietà, la competenza, la professionalità e la determinazione con cui tutti gli uomini e le donne coinvolti nel partito stesso, affrontano i problemi e ne danno soluzioni.



Andrea Gissi

Membro del Direttivo Provinciale Italia dei Valori Barletta-Andria-Trani

Nessun commento:

Posta un commento