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martedì 3 gennaio 2012

TRANI : Detenuto morto indagate 14 persone

Quattordici avvisi di garanzia (13 medici ed il direttore del penitenziario) per la morte di Gregorio Durante, il 33enne di Nardò trovato privo di vita nella sua cella del carcere di Trani alle prime ore del mattino dell'ultimo dell'anno. Si indaga per omicidio colposo. Le iscrizioni nel registro degli indagati rappresentano un atto dovuto in previsione dell’autopsia che sarà eseguita oggi dal medico legale Biagio Solarino: la salma si trova nella camera mortuaria del cimitero di Trani. L’esame autoptico dovrà stabilire le esatte cause del decesso e dunque le eventuali negligenze sotto vari profili del trattamento sanitario.

«Sono indignato. E' l’unica cosa che mi viene in mente in maniera nitida: queste sono cose che, come state vedendo, succedono davvero nelle carceri italiane».

L’avvocato Francesco Fasano, di Racale, è il legale della famiglia Durante e mette per qualche minuto da parte l’aplomb professionale: la sua voce trema per la commozione perché la vita di questo giovane di 33 anni, Gregorio Durante, è rimasta appesa ad un filo a lungo, per diversi giorni. Lui, così come i familiari - la mamma Ornella, la moglie Virginia e lo zio Antonio - hanno provato in tutti i modi a spiegare ai vertici del carcere di Trani che Gregorio aveva bisogno di un ricovero ma nulla è stato fatto. Per lui, così come per i familiari, è stato come tenerlo per mano per evitare che cadesse in un burrone: ci sono riusciti per qualche settimana ma poi, stremati, hanno dovuto lasciare la presa.

«C’è una segnalazione redatta dai medici di lì che parla di simulazione: è scritto in un documento che, per fortuna, è stato sequestrato ed acquisito dal pubblico ministero. Dobbiamo dire necessariamente che siamo stati veloci e decisi almeno a presentare subito un esposto alla procura della Repubblica di Trani: alle 11 e cinque della mattinata di sabato. Quando con somma urgenza ho chiamato in procura ho appreso che era stato già sequestrata tutta la documentazione medica».

L’avvocato, dunque, conferma quanto spiegato già dalla mamma Ornella e dallo zio Antonio: esisterebbero carte utili per confermare che la percezione dei medici era di una simulazione da parte del giovane, messa in atto per essere trasferito in un ospedale. Una “impalcatura” precipitata senza appello a causa della sopravvenienza della prova contraria più schiacciante e devastante: la morte di Gregorio per un repentino aggravamento delle sue condizioni di salute. Che poi è repentino per modo di dire: perché dal 17 dicembre, giorno in cui Durante incomincia a non rispondere più agli stimoli esterni, fino al al 31, giorno del suo decesso, nessuno dei sanitari del carcere di Trani si rende conto che l'uomo sta andando diritto verso la morte?

«E' morto nella cella numero cinque - continua Fasano - che, per chi non conoscesse il carcere di Trani, è una di quelle con un solo letto e senza suppellettili. Hanno scoperto quel che era accaduto al mattino: l'avevano lasciato da solo. Nei giorni precedenti lo avevano sottoposto ad una sanzione disciplinare di isolamento per ché a loro dire simulava, era un ragazzo cattivo che stava facendo la finta. I familiari, durante una visita, hanno visto i lividi sui polsi, dovuti alle cinghie di contenimento usate per tenerlo immobile: queste cose si fanno nelle carceri italiane, non in un Paese sottosviluppato». Nei giorni in cui le cose precipitavano, Fasano aveva lanciato la proposta disperata, ancora di più se si pensa che le Iene di Italia Uno possano essere l'ultima spiaggia in un Paese normale.

Ma la risposta della mamma Ornella è stata saggia e lapidaria, di una persona che in quel momento rispetta ed ha ancora fiducia nel Sistema: «Avvocato, lì dentro c'è mio figlio. Non voglio che nessuno si indispettisca perché facciamo un clamore inutile. Gregorio ha bisogno di cure e lo porteranno in ospedale». Anche il 30, poche ore prima della tragedia, la famiglia ha evitato all'ultimo istante il ricorso ai giornali - i contatti con il cronista c'erano già stati - per scongiurare l'ipotesi che i giudici del tribunale di sorveglianza si potessero “indispettire”. C'era ancora la speranza che potesse essere trasferito in ospedale. «A Bari il ragazzo era trattato bene e curato - conclude Fasano - aveva capito la situazione e si comportava dignitosamente. Da quando è arrivato a Trani, e sin dal giorno della riduzione dei farmaci che era costretto a prendere, non se ne è capito più nulla». 

di  Biagio Valerio
Fonte : Gazzetta del Mezzogiorno

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