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mercoledì 6 novembre 2013

TRINITAPOLI : Bisogna incentivare il ricambio generazionale in agricoltura !

L’Italia e il Portogallo sono i Paesi europei con il più basso tasso di ricambio generazionale in agricoltura.
Solo il 4% dei conduttori agricoli ha meno di 40 anni di età mentre oltre la metà delle grandi aziende agricole sono condotte da imprenditori collocabili nella fascia di età fra i 55 e i 60 anni.
Anche il 6° censimento ISTAT (2010) conferma come per ogni conduttore giovane ci siano 14 titolari di aziende con più di 65 anni d’età.
Tutto ciò costituisce un fattore di rischio per il comparto agroalimentare perché contribuisce ad alimentare l’abbandono dei terreni agricoli ed incide sul ritardo degli investimenti nel settore e sulle difficoltà a implementare le innovazioni scientifiche di processo e di prodotto.
Il basso ricambio generazionale facilita inoltre la persistenza nel Mezzogiorno e in Puglia di quelle “patologie” fondiarie quali i fenomeni di polverizzazione, frammentazione e dispersione della proprietà agraria ed anche la scarsa propensione all’associazionismo ed alla cooperazione.
Uno dei più rilevanti ostacoli ai nuovi insediamenti giovanili è costituito dall’elevato costo di affitto e di acquisto dei terreni, pure in una situazione nazionale che vede un calo della superficie agricola coltivata (SAU) di circa 300.000 ettari nel decennio 2000-2010, un decremento percentuale del 2,3%, una diminuzione del 30% di aziende agricole.
A fronte di ciò, considerando il suolo sia un “bene comune” che una risorsa preziosa per il nostro futuro ne discende la necessità di dedicare la massima attenzione alle attività che impattano sugli ecosistemi agrari e forestali, ad evitare la cementificazione ed al dissesto idrogeologico conseguente alla diminuzione ella SAU ed ai processi di desertificazione.

Questo è riconducibile ai fenomeni di abbandono nelle aree marginali come anche all’elevato consumo di suolo agricolo dell’ultimo decennio con conseguente “crescita” artificiale dei valori fondiari e non convenienza dell’investimento agricolo.
Inoltre l’incidenza dei giovani conduttori sul totale degli addetti è inferiore alla media nazionale, così come la quota delle donne conduttrici ed è pressoché nulla (0,2%)  l’integrazione dei cittadini extracomunitari come coltivatori diretti.
Appare perciò evidente, a fronte di molti ettari di terreni demaniali a vocazione agricola presenti nell'agro di Trinitapoli, che ci sono le condizioni per incentivare la presenza dei giovani imprenditori in agricoltura proprio attraverso l’uso del demanio per arrivare al recupero produttivo delle terre sia della Regione che degli Enti controllati e dei Comuni sulla base delle disposizioni contenute nell’art. 66 del decreto legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito nella legge n. 27 del 24 marzo 2012  che prevedono l’alienazione con diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli definiti dal decreto legislativo n. 185 del 21 aprile 2000.
Una Proposta di legge è stata presentata in Regione dai gruppi consigliari di SEL e PPV. La quale è composta da 5 articoli.
Nel primo si intende promuovere l’accesso dei giovani agricoltori ai terreni di proprietà della Regione, degli Enti controllati e dei Comuni onde favorire il ricambio generazionale frenando fenomeni come la desertificazione, l’erosione, il dissesto idrogeologico.
Nel secondo si individuano le disposizioni per procedere alla individuazione dei terreni, fino alla compilazione di un inventario degli stessi.
Nel terzo si definiscono le procedure della Regione e dei Comuni per il conferimento degli immobili ai giovani agricoltori, singoli o associati in cooperative, sulla base di appositi bandi pubblici.
Il quarto contiene norme volte a favorire il recupero produttivo delle terre in stato d’abbandono.
Il quinto,  la norma finanziaria, non prevede oneri finanziari a carico del bilancio regionale.
Sarebbe opportuno aprire un tavolo di concertazione a Trinitapoli in cui il problema del ricambio generazionale e la presenza di terreni abbandonati è presente.

Laboratorio di Idee



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