Nel corso della mia lunga vita di impegno sociale e civico ne ho scritte,
viste e raccontate tante, anche sul sistema sanitario nazionale sono sempre
stato convinto che, prima o poi, sarebbe successo a me quindi quando è giunto
il mio turno ho dovuto subire e questa volta sulla mia pelle e sui miei organi
ormai fortemente compromessi o addirittura asportati.
Sono entrato in ospedale a giugno 2014 per un intervento di prostatectomia
radicale, a causa di un maledetto tumore proprio quello alla prostata che il
Servizio Sanitario Nazionale ha tanto voluto prevenire facendo divulgazione
tramite pubblicità sui mass media ma senza che i risultati di tale azione
preventiva si sia mai vista perché nessun cenno viene fatto rispetto ad altri
fattori di intervento.
Dopo il suddetto intervento sono stato dimesso dal Policlinico di Bari la
mattina del giorno 14 giugno e tornato a casa, il pomeriggio dello stesso giorno
dovetti fare ricorso al pronto soccorso di Andria a causa di un’imprevista
emorragia interna derivante dall’intervento subito.
Dopo le cure ricevute e le numerose trasfusioni di sangue mi accorsi che
durante l’evacuazione nelle urine c’era del materiale fecale che non doveva
esserci quindi tornato al Policlinico il giorno 27 giugno 2014, appena visitato
dal medico in servizio, mi venne riferito che avrei dovuto sottopormi ad un
altro delicatissimo intervento chirurgico per una perforazione coperta della
vescica e del retto quindi sottoposto in regime di urgenza a confezionamento di
colostomia sin.
In data 6 luglio 2014 venni dimesso ma in condizioni indicibili visto che
venni munito di catetere vescicale e drenaggio pelvico, ridotto nelle
condizioni in cui attualmente ancora mi ritrovo e che sono quelle della foto
allegata.
Dopo tutta questa esperienza negativa e dopo i segni lasciati sul mio corpo
mi chiedo: ma la prevenzione esiste veramente? Poiché io ho avvertito i primi
sintomi e ho dovuto attendere oltre un anno e mezzo per giungere all’intervento
chirurgico, dovendo attendere per l’esecuzione di tutte le analisi preliminari
anche a causa delle liste d’attesa lunghissime? Se questo iter fosse stato più
breve sarei giunto all’intervento in quelle condizioni? L’intervento sarebbe lo
stesso stato così complesso e quei segni che porto sul corpo sarebbero stati
gli stessi?
Io mi ritengo fortunato per essere arrivato a quegli interventi chirurgici
ancora vivo ma quanta gente, a causa dei ritardi e delle lungaggini del sistema
sanitario, agli interventi non ci arriva neanche perché troppo tardi?
Questa è la riflessione che voglio lanciare affinché ciò che è accaduto
alla mia persona non abbia ad accadere ad altri soggetti, magari anche più
giovani di me e con una vita intera davanti.
Alcuni giorni fa un’associazione andriese ha rilanciato l’allarme tumori e
cancro ad Andria e anche noi della LAC più volte abbiamo sollevato la
questione. Riteniamo che l’allarme sia reale e condiviso visto il numero di
casi esistenti e purtroppo anche dei decessi, anche prematuri.
Andria non può restare a guardare quindi deve tutelare i propri cittadini e
le istituzioni devono farlo con il massimo impegno, oltre i dati, oltre i
numeri ma con azioni concrete di vera prevenzione soprattutto dalle fonti
inquinanti che contaminano ambiente ed alimenti.
Ma oltre gli annunci propagandistici ed elettoralistici, siamo certi che
l’ospedale di Andria sia il massimo che questa città meriti? Siamo certi che
quel nosocomio funzioni in modo adeguato rispetto alla popolazione e ai casi
riscontrati in città? Condizione difficile dal punto di vista logistico e
struttura sicuramente poco adeguata sono elementi che influiscono sull’intero
funzionamento della macchina sanitaria quindi una soluzione reale va trovata e
presentata ai cittadini, senza toppe e senza quella provvisorietà cui per tanti
decenni ci hanno abituato scaltri politici e ancor più sagaci dirigenti e
staff.
Il bene comune passa attraverso la sanità e non attraverso i concertini
quindi è lì che dobbiamo puntare la nostra attenzione, con il massimo risparmio
e la massima efficienza.
Quello che è accaduto a me non deve accadere ad altri.
Sono stato fortunato perché salvato da quella piccola parte di “sanità
buona” ma la “mala sanità” mi ha rovinato l’esistenza e mi ha fatto a arrivare
a quel punto in quelle condizioni disperate.
Non so come andrà a finire ma rimango recluso in casa perché ditemi voi
cosa mai potrei fare in queste condizioni?
Chi mai mi ripagherà di tanta sofferenza?
Il Presidente
Libera Associazione Civica Andriese
Santovito Vincenzo
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