Mister “B” era solito
raccontare una barzelletta molto significativa, specie se rapportata alla
raccolta del consenso elettorale, cosa che in verità gli è sempre riuscita
molto bene dando enormi vantaggi a certi personaggi che, a scrocco, hanno
utilizzato quella capacità di “raccolta” per vivere eternamente di luce
politica riflessa con tutti i vantaggi che conosciamo. Quella barzelletta aveva
un senso profondo e alla fine ci mostrava quanto sia facile “condizionare” gli
altrui comportamenti e far credere sia vero addirittura ciò che neanche si
conosce ma che viene dato per scontato per il sol fatto di seguire taluni
stereotipi. La barzelletta raccontava di un vecchio saggio che abitava sulla
montagna al quale si rivolgevano gli indiani per avere consigli su come
comportarsi ed ecco che, dovendo prepararsi ad affrontare la stagione
invernale, gli indiani si recarono sulla montagna dal vecchio saggio
chiedendogli: “vecchio saggio, come sarà questo inverno?” Il vecchio saggio al
primo indiano rispose: “d'inverno farà freddo”. L’indiano quindi scese dalla
montagna e disse ai suoi “il vecchio saggio ha detto che l’inverno sarà freddo
quindi tutti a tagliar legna”. Dopo poco tempo indiani di un’altra tribù si
recarono dal vecchio saggio chiedendogli: “vecchio saggio, come sarà questo
inverno?“ Il vecchio saggio rispose loro: ”d'inverno farà molto freddo”. Anche
il capo di questa tribù indiana, scendendo a valle, disse ai suoi: “il vecchio
saggio ha detto che l’inverno sarà molto freddo quindi tutti a tagliar legna”.
Ad un certo punto un piccolo indiano, molto incuriosito da questa frenetica
attività a valle, decise di recarsi personalmente sulla montagna dal vecchio
saggio e gli chiese: “vecchio saggio, come sarà questo inverno?” Il vecchio
saggio rispose al piccolo: “d’inverno non farà molto freddo, ma farà
freddissimo”. A questo punto il piccolo indiano, incuriosito, chiese al vecchio
saggio: “vecchio saggio ma come fai a prevedere che l’inverno sarà freddissimo?
Fu allora che il vecchio furbo saggio rispose: “è semplice, vedi quanta legna
stanno tagliando giù a valle?”. Questa barzelletta, una delle tante barzellette
che il Silvio nazionale ha raccontato in tanti anni agli italiani, è
esattamente quello che sta accadendo in queste ore a Trani. Pur senza sapere se
l’autunno e l’inverno saranno freddi, freddissimi, tiepidi o addirittura
gradevolmente caldi e senza sapere quali potrebbero essere i flussi turistici,
locali e non, invece di programmare ed elaborare un’idea progettuale per far
vivere e rivivere la zona portuale anche in periodi che non siano strettamente
estivi, visto anche che questa estate è stata molto bizzarra, dando per
scontato che “nei prossimi mesi e a seguire, ci sarà poca gente”, si decidono
autonomamente le regole del gioco ed ecco che ai flussi pedonali, ciclabili e a
tutto ciò che sta bene, molto bene, lontano dalle fonti di inquinamento e di
disordine proprie della circolazione dei veicoli a motore, ci si rassegna e si
rinuncia alla vera rivoluzione culturale che nelle altre città è proprio
rappresentata dalla scelta coraggiosa di disincentivare al massimo l’uso delle
automobili e dei motocicli, fortemente inquinanti. Ci sta provando anche la
vicina Andria che durante la “Settimana Europea della Mobilità”, in programma
dal 16 al 22 settembre 2014, cui parteciperà, ha ricevuto l’interessante
proposta della Consulta ambientale di realizzare per quella settimana di veri
percorsi ciclabili mediante la loro indicazione sul manto stradale in modo che
per quella settimana sia veramente privilegiato l’uso della bicicletta
sottraendo un poco di spazio a quello enorme lasciato lungo quelle strade cittadine
al transito delle autoveicoli e ai parcheggi. Una settimana nella quale la
città sia realmente collegata con piste ciclabili “temporanee” e “sperimentali”
che diano un’altra immagine ed un’altra dimensione cioè quella che tutti da
anni attendono invano e che forse continueranno, sempre invano, ad aspettare.
Tornando a Trani e all’area pedonale portuale, siamo già intervenuti
sull’argomento in altri momenti e proprio perché lo abbiamo già fatto siamo
lontani dall’essere tacciati di qualsivoglia accusa di strumentalizzazione
quindi ci torniamo con la stessa consapevolezza di allora e riaffermiamo un
principio cioè quello che se vogliamo che, in questo caso la zona porto di
Trani, possa essere vitale e vivibile tutto l’anno dobbiamo crearne le condizioni
altrimenti siamo noi stessi a desistere e ad autoconvincerci che ciò non possa
accadere.
Chiudere la zona porto di
Trani fino al 31 maggio del prossimo anno con l’interdizione al traffico
automobilistico “solo” dalle 21
a mezzanotte, il sabato e prefestivi dalle 21 alle 2, la
domenica e festivi dalle 10 a
mezzanotte è assolutamente insufficiente o meglio è un segnale preventivo che
preannuncia scelte precise o meglio “non scelte o rinunce” rispetto, invece,
alla possibilità ed alla potenzialità di scoprire e far riscoprire una zona
porto di Trani nuova e perfettamente coniugabile sia con le stagioni meno
attrattive dal punto di vista della “massa turistica” ma anche con l’attuazione
di una serie di eventi programmati proprio in quei periodi per attrarre altre
forme di turismo, sicuramente meno “chiassose” ma enormemente più produttive e
più qualificanti come il turismo straniero e dell’Est Europa in spasmodica
ricerca di queste forme alternative di utilizzo del territorio fuori stagione e
questa sarebbe proprio l‘occasione per attrarre quei flussi mancanti che, da
soli, sarebbero già in grado di riqualificare l’intera area territoriale, con
la possibilità che Trani faccia da positivo moltiplicatore e sia addirittura
guida per l’intero territorio non solo provinciale ma anche regionale. Se
vogliamo aprire la mente e pensare oltre, facciamolo pure ma la zona porto
dovrebbe essere chiusa al traffico inquinante. Questo sarebbe già un bel primo
segnale da promuovere tutti insieme.
Il
Presidente
Savino
Montaruli
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